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24 Febbraio 2023
9:00

Il time-out è una tecnica educativa efficace per gestire bambini capricciosi?

Il time-out è una tecnica educativa utilizzata per smorzare i capricci e gli atteggiamenti scorretti del bambino. Consiste nel lasciare per qualche minuto il piccolo seduto su una sedia in un ambiente privo di stimoli. Per ottenere risultati bisogna seguirne alla lettera i passaggi, ma la sua efficacia negli ultimi anni è stata messa in discussione.

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Il time-out è una tecnica educativa efficace per gestire bambini capricciosi?
Time out capricci

Il time-out è una tecnica educativa utilizzata dall’adulto per smorzare i capricci e i comportamenti aggressivi o inappropriati del bambino. Di fatto, corrisponde a un vero e proprio time-out (letteralmente «pausa»)  da qualsiasi attenzione. Consiste nel lasciare il bambino per qualche minuto seduto in un ambiente privo di stimoli, noioso. Secondo gli esperti, al termine dell’attesa il piccolo furfante dovrebbe aver sbollito la rabbia e imparato la lezione.

La tecnica – sviluppata per la prima volta negli anni Sessanta come alternativa più umana alle dure punizioni comuni al tempo – pare essere efficace solo se le indicazioni sono seguite scrupolosamente. Tuttavia, negli ultimi anni sulla riuscita (e sulla moralità) del time-out sono stati avanzati dei dubbi. Mettere in castigo il figlio capriccioso ha ancora senso? Scopriamo insieme funzionamento, curiosità e qualche possibile perplessità sulla metodica del time-out.

Come funziona il time-out

Il piccolo scalpita con prepotenza, si butta a terra come cadrebbe un sacco di patate sul pavimento, scaglia il giocattolo contro il muro e gonfia le guance, fino ad assumere un colorito degno di un peperone di stagione. È l’ora dei capricci e, anche se siamo esausti dalla giornata impegnativa, siamo chiamati a intervenire. Per farlo, decidiamo di ricorrere alla tecnica educativa del time-out.

La tecnica del time-out prevede una rigorosa successione di passaggi, a cui attenersi alla lettera:

  1. Avvisare con tono pacato il bambino che se continua a comportarsi male andrà in time-out. Immaginiamo che il piccolo stia accendendo la televisione nonostante lo avessimo esortato a lasciarla spenta. A quel punto lo richiamiamo: «Se non la spegni, andrai in time-out». Se il piccolo ascolterà il nostro avvertimento e premerà il tasto “off” del telecomando, lodiamolo e complimentiamoci con lui. Potremmo rispondere: «Quando ascolti e spegni il televisore come ti ho chiesto mi piaci molto». In caso contrario, passiamo alla fase successiva.
  2. Comunicargli con calma e fermezza che andrà in time-out, spiegandogli il motivo. È un passaggio delicato. Se cadiamo preda della rabbia o se non siamo abbastanza convincenti, rischiamo di compromettere la riuscita della tecnica. Con voce pacata ma risoluta, comunichiamo al piccolo, una volta sola, che andrà in time-out, preoccupandoci di spiegargli il perché della nostra decisione. Per esempio: «Devi andare in time-out perchè non mi hai ascoltata e non hai spento il televisore».
  3. Se il bambino si rifiuta di spostarsi, accompagnarlo – per mano o in braccio – fino allo spazio di time-out (in genere una sedia), invitandolo a sedersi e a rimanere lì fino al segnale di alzarsi. Se il piccolo esce dallo spazio di time-out prima del nostro avviso, non arrabbiamoci con lui, ma lo riconduciamo al suo posto.
  4. Attendere dai 2 ai 5 minuti. Ci allontaniamo e lasciamo il bambino da solo nello spazio di time-out per un periodo di tempo che varia dai 2 ai 5 minuti. È importante non cedere ai capricci del piccolo e ignorarlo in questa fase. Non parliamo e non stabiliamo un contatto visivo con lui, anche se il pargolo ci domanda qualcosa o, ribollente di rabbia, ci dipinge come i peggiori genitori dell’universo.
  5. Complimentarsi con il bambino, se, al termine dell'attesa, ha capito la lezione. In caso contrario, ripetere il time-out
Time-out tecnica educativa

Non rispondiamo ai capricci del piccolo con l’impulsività. Ragioniamo su quella che sarà la nostra reazione. Se nostro figlio si comporta male, dobbiamo aiutarlo a comprendere il suo errore, senza ricorrere alle maniere forti.

Cosa fare mentre il bambino è in time-out

Mentre il bambino è in time-out, continuiamo a dedicarci alle nostre attività. Cuciniamo, inviamo un’email, facciamo una breve telefonata.

Ovviamente, di sottecchi sorvegliamo il piccolo, controllando che non si metta in situazioni di pericolo o che non esca dalla zona di time-out.

Mettere un giocattolo in time-out

Se nostro figlio utilizza un giocattolo in modo inappropriato o litiga con un amico per il balocco, potremmo prendere in considerazione l’idea di mettere in time-out il giocattolo stesso, anziché il bimbo.

Per mettere in time-out un balocco è sufficiente requisire il giocattolo al bambino e riporlo in un luogo isolato per qualche minuto. Cinque minuti dopo, spieghiamo al piccolo il motivo del nostro gesto e gli chiediamo di ripeterlo a voce alta.

Time out castigo

È un modo per insegnare al pargolo l'autocontrollo e ridurre i suoi atteggiamenti scorretti senza che il bambino trascorra troppo tempo in time-out.

Il time-out è efficace?

Sia l’American Academy of Pediatrics che l'American Academy of Child and Adolescent Psychiatry promuovono il time-out come un'efficace strategia genitoriale. Tuttavia, negli ultimi anni la tecnica del time-out è al centro di un dibattito circa la sua etica e moralità.

Il time-out è stato dipinto da alcuni psicologi infantili come una pratica educativa che comporta un isolamento sociale dannoso per il bambino. Per i suoi detrattori, i genitori utilizzano il time-out a sproposito e la strategia educativa rischia di trascurare i bisogni emotivi del bambino durante i suoi momenti di crisi.

In un’intervista pubblicata nell'autunno 2022 sul giornale francese Le Figaro, Regina Jensdottir, responsabile dei diritti dell'infanzia al Consiglio d'Europa, ha annunciato che il time-out sarà sottoposto a revisione. Nel 2008 il Consiglio lo aveva inserito fra le pratiche consigliate ai genitori nelle sue Linee guida per la genitorialità positiva, ma potrebbe già essere in cantiere una revisione della tecnica educativa.

Time-out o time-in?

Chi sconsiglia di praticare il time-out suggerisce di sostituirlo con il time-in, una tecnica che promuove la relazione empatica fra il genitore e il bambino. Con il time-in, quando il piccolo si abbandona ai capricci, l’adulto, anziché abbandonarlo su una sedia, lo invita a sedersi insieme a lui e a trascorrere cinque minuti in compagnia. In quell’intervallo di tempo, il genitore guida il piccolo a calmarsi, senza gridare né assumere un tono autoritario.

Allo stato attuale, comunque, il time-out non è stato bandito dai prontuari della buona educazione. Anzi, una ricerca pubblicata nel 2020 sulla rivista accademica Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics non ha riscontrato effetti negativi nei bambini educati con quella tecnica.

Essere mamme e papà non è semplice. Il manuale d’oro del genitore perfetto non esiste e ogni genitore deve applicare la tattica più giusta per il proprio bambino, consapevole che il dialogo e il confronto pacato sono le armi migliori per affrontare la crisi del piccolo.

Fonti mediche
CDC
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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