Cosa quantifica il voto in condotta? Al pari delle altre materie, consiste in un giudizio numerico circa il comportamento generale dello studente. Nella condotta rientrano criteri quali: impegno, partecipazione, rispetto delle regole, convivenza, puntualità. Più in generale misura il grado di adattamento del comportamento al contesto scuola, che è fatto da un lato di prestazioni, dall'altro di relazioni.
Adattare il comportamento al contesto
La capacità di adattare comportamento e comunicazione in base al contesto rappresenta una skill importante nella crescita di tutte le persone. Ogni luogo porta con sé valori, regole e finalità differenti ed è essenziale educare i bambini al riconoscimento di quest'ultimi. Lo è in virtù del fatto che la capacità di inibire le volontà individuali, per fare spazio a una volontà collettiva, conduce a una convivenza che non solo funziona, ma crea opportunità di crescita. La disponibilità verso l'altro (ora inteso come "Altro" rispetto a me stesso) è una qualità da coltivare fin da piccoli. Escludersi da ciò che il mondo offre, significa escludersi da tutte quelle opportunità che renderebbero ricchezza.
Certo, il tutto non senza fatiche. Lo sappiamo anche noi adulti che adattarsi e sfruttare al meglio il contesto non è semplice e nemmeno scontato. Prendiamo un lavoratore che non riesce a trovare una forma di adattamento al suo ambiente di lavoro. Chiunque si sia trovato in questa situazione ha una esperienza recente di quanto sia frustrante vivere un contesto a cui non senti di appartenere in termini di valori, idee, regole, sentimenti. Ed è inutile fare il "discorsetto" sopra scritto a quel lavoratore, perché ci ignorerebbe o nel caso peggiore si innervosirebbe ancora di più.
Allo stesso modo tutti noi abbiamo avuto come esperienza comune la scuola, dove qualcuno potrebbe anche aver provato disagio nell'adattarsi, nonostante sembrasse che agli altri riuscisse meglio e senza fatica. Si sa, la scuola non è un contesto sempre facile ed è un contenitore spesso rigido, dove vengono richieste ai bambini abilità che non di rado non hanno ancora maturato.
Qui si inserisce il voto in condotta. Strumento volto a dare un feedback proprio a questo grado di maturazione. Un numero utile ai genitori – in teoria – affinché possano prendere provvedimenti e utile anche agli insegnanti per stabilire miglioramenti o peggioramenti. Detto in altre parole, nella nostra scuola abbiamo un voto che misura la morale, la volontà e la disponibilità dei bambini.
In che ora di lezione si impara la condotta?
Purtroppo, però, è necessario sottolineare una certa contraddittorietà. A differenza delle altre materie che contemplano una valutazione, la condotta non ha un insegnamento dedicato. Non esiste una materia che si chiami "Condotta", nella quale i bambini possano essere aiutati a migliorare e a maturare tutti quei criteri che concorrono alla valutazione finale.
Per la valutazione gli insegnanti devono rifarsi a osservazioni ecologiche, quotidiane in cui i bambini, attraverso la loro spontaneità, mostrano il loro punto di arrivo rispetto alla categoria "condotta". Ancora una volta è necessario sottolineare che il comportamento, come inteso dalla scuola, non può essere certo insegnato attraverso le famose "lezioni frontali", nelle quali l'insegnante spiega e i bambini ascoltano. Così come non può essere insegnato attraverso i rimproveri o i discorsetti che si avvicinano più a una moralizzazione che a un vero intervento educante. La maturazione dei processi morali, di volontà e disponibilità non si insegnano, si sperimentano.
Bisognerebbe prevedere che sia la scuola ad adattarsi, sviluppando così un contesto che crei opportunità educative. Creare opportunità educative significa che, attraverso la facilitazione e la mediazione degli insegnanti, i bambini possano vivere esperienze di laboratori, apprendimento cooperativo, giochi di ruolo, educazione tra pari ecc. Allora sì che, attraverso una quantità di dati sicuramente più ricca, potremmo avvicinarci a un voto in condotta che possa avere un valore.
È davvero utile il voto in condotta?
Ma è giusto dare un voto a tutto questo? È un criterio davvero utile da misurare? La discussione è ampia e comprende tante riflessioni che appartengono a diversi ambiti disciplinari: dalla docimologia alla pedagogia, dalla didattica alla psicologia. Non è sicuramente questa la sede per farne un trattato esaustivo, ma possiamo fare in modo che i lettori sviluppino riflessioni autonome.
Per questo motivo verranno proposte di seguito le parole scritte dal maestro Alberto Manzi, docente, pedagogista, scrittore e personaggio televisivo, famoso per la sua trasmissione "Non è mai troppo tardi" nata nel 1960. In questo estratto, il Maestro scrive al suo Direttore didattico in merito alla consegna delle votazioni in pagella.
"… Signor direttore, lei sa che non ho mai classificato nessun compito, e pertanto i ragazzi hanno appreso a lavorare perché è bello scoprire cose nuove; hanno appreso ad aiutarsi perché – data la mancanza di ogni tipo di classificazione hanno scoperto che dà più gioia il dare che il ricevere; hanno appreso ad essere coscienti delle loro possibilità perché non hanno mai avuto il terrore di dimostrare la loro ignoranza. (Alberto Manzi)
Ed io ho potuto tranquillamente rimproverare il ragazzo che sbagliava una inezia, ma che POTEVA non sbagliare, ed ho potuto dire bravo a chi sbagliava quasi tutto il lavoro, perché non riusciva ancora, per il suo ritmo personale di crescita, a COMPRENDERE. Solo così ho potuto recuperare elementi che erano stati definiti irrecuperabili, o che sarebbero stati veramente irrecuperabili se il voto fosse piombato loro addosso come strumento di tortura e catena che avrebbe impedito di proseguire ad andare avanti…" (Alberto Manzi)
Il maestro Manzi ha da sempre assunto posizioni radicali in merito alle votazioni, ma in questo caso sfrutteremo le sue parole per riflettere insieme su un fatto. La scuola si sta adattando sempre più a una distorsione che oserei definire pericolosa.
Dilaga l'idea che se non è stato assegnato un voto, allora non è stato fatto. Come se il luogo dell'educare fosse secondario all'insegnare. Ma siamo davvero così sicuri che sia questo il ruolo della scuola?