Negli ultimi anni negli Stati Uniti c'è stato un boom del 300% in più di diagnosi errate relativa all'ADHD, l'Attention Deficit and Hyperactivity Disorder che in Italia chiamiamo anche disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività.
A dimostrarlo è stato un recente studio pubblicato su Pediatrics volto ad approfondire l'enorme diffusione di questo disturbo dello sviluppo neuro psichico. Nel 2019 infatti, circa un decimo dell'intera popolazione di bambini americani possedeva una diagnosi di ADHD, dunque gli scienziati hanno voluto vederci chiaro.
Dall'analisi dei dati raccolti dal National Poison Data System nel periodo 2001-2021 è così emerso una spaventosa incidenza di errori del riconoscimento del disturbo e un'impennata di avvelenamenti – quasi il 300% in più – causati da farmaci assunti senza un'adeguata prescrizione medica.
La ricerca si è concentrata in particolare sui cittadini di un'età inferiore ai 20 anni ed ha registrato infatti 87.691 casi legati a terapie completamente sbagliate e adottate per curare una condizione, quello del deficit dell'attenzione, che in realtà o non sussisteva affatto o doveva comunque essere affrontato con molta più prudenza.
Il 54% di questi incidenti infatti si è verificato a causa di un'errore nella frequenza d'ingestione del farmaco (lo stesso medicinale veniva cioè assunto due volte nel giro di poco tempo), mentre nel 13% dei casi è stato l'utilizzo di un farmaco sbagliato a sortire effetti nocivi.
Per quanto riguarda le motivazioni dietro all'assunzione dei farmaci, invece, il quadro è apparso ancora più allarmante, visto l'83% dei ragazzi e della ragazze incorsi in simili problemi non avevano ricevuto le terapie da seguire dai professionisti di una qualche struttura ospedaliera.
Insomma, troppo spesso l'ADHD viene approcciato con troppa leggerezza e poca, pochissima competenza. Ma, purtroppo, questa non sembra essere una novità.
Negli ultimi anni infatti, i social più frequentati dai giovani sono ormai saturi di video, contenuti e trend nei quali ragazzi e ragazzi di tutte le età finiscono per trovare la risposta di alcuni problemi sociali e ambientali auto-diagnosticandosi il deficit dell'attenzione (ne abbiamo già parlato nell'articolo La salute mentale ai tempi di TikTok: quali sono i rischi dell'autodiagnosi social per i nostri ragazzi).
Certo, fortunatamente in Italia vigono abitudini e regole differenti rispetto agli States per ciò che concerne l'uso dei farmaci, soprattutto quano ci sono di mezzo dei minori, tuttavia il fenomeno non deve essere sottovalutato.
«Negli ultimi tempi capita sempre più spesso di vedere in consultazione giovani adolescenti che arrivano giá con una diagnosi in testa: disturbo alimentare, depressione, ADHD – spiega a Wamily Nicoletta Agostinelli, psicologa e psicoterapeuta – In questi casi serve molta cautela anche da parte dei professionisti e dei servizi: se da un lato é importante non minimizzare il problema portato dal ragazzo dall'altro é sempre opportuno approfondire con un accurato processo diagnostico quello che sui social viene facilmente etichettato in termini psicopatologici».