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17 Dicembre 2023
10:00

In Italia c’è una legge che obbliga i Comuni a piantare un albero per ogni nuovo nato

La legge 113 del 1992 obbliga i Comuni italiani a piantare un albero per ogni nuovo bambino residente. Si tratta di una misura nata da un chiaro intento ecologico, che contribuisce a rispettare i diritti dell’infanzia e a celebrare l'arrivo di una nuova vita. Nel 2021 sono stati quasi 70mila gli alberi piantati nei capoluoghi d'Italia, nel 60% dei casi a Milano e Torino.

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In Italia c’è una legge che obbliga i Comuni a piantare un albero per ogni nuovo nato
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Anche se in pochi la conoscono (e la applicano), in Italia esiste una legge per la quale alla nascita di un neonato il Comune di residenza è tenuto a piantare un albero. In ottemperanza alla norma 113/1992, vecchia più di 30 anni e dal 2013 valida pure in caso di adozione, nel 2021 sono stati piantati 69.029 nuovi alberi nelle città capoluogo del Belpaese, come riporta l’indagine di Openpolis. La piantumazione di alberi – oltre a rappresentare simbolicamente la nascita di nuove vite, a incrementare le aree verdi cittadine e a contrastare il disboscamento – contribuisce al rispetto di uno dei diritti fondamentali dell’infanzia: l’accesso dei bambini agli spazi verdi sicuri.

Perché quando nasce un bambino si pianta un albero?

In Italia piantare un albero per ogni neonato o bambino adottato non è una mera tradizione popolare: si tratta di una disposizione sancita dalla legge 113/1992.

La legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale più di trent’anni fa, è stata modificata con la legge 10/2013, che ha istituito il 21 novembre come «giornata nazionale degli alberi» e apportato delle modifiche, come la limitazione dell’obbligo di piantumazione ai Comuni con almeno 15.000 residenti e l’inclusione nella disposizione dei minori adottati.

[…] i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti provvedono, entro sei mesi dalla registrazione anagrafica di ogni neonato residente e di ciascun minore adottato, a porre a dimora un albero nel territorio comunale (113/1992)

I Comuni hanno il compito di prendere nota e comunicare a chi ha richiesto l’iscrizione anagrafica informazioni dettagliate sul tipo di albero scelto per il singolo minore e sul luogo dove è avvenuta la piantumazione. Tra le incombenze del Comune, è incluso l’obbligo di redigere un censimento annuale degli alberi piantati per ogni nuovo residente.

Il significato di piantare un albero all’arrivo di un figlio

La piantumazione degli alberi all’arrivo di un nuovo concittadino ha diversi significati e vantaggi, quali:

Contrasta l’inquinamento

Implementare le aree verdi contribuisce a incrementare le aree verdi e a contrastare il disboscamento negli agglomerati urbani, minati dal traffico dei veicoli e dal consumo del suolo. La legge nasce quindi da un chiaro intento ecologico.

Migliora l’accesso dei piccoli agli spazi verdi pubblici

In più, aumentare gli spazi verdi e il patrimonio arboreo migliora e facilita l’accesso dei cittadini residenti e, in particolare, di bambini e adolescenti ai parchi e agli spazi verdi pubblici di qualità. Si ricorda che la Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza siglata dall’Italia riconosce ai fanciulli «il diritto al risposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica». Per i piccoli, giocare e trascorrere del tempo all’aria aperta è un prezioso diritto (oltre che un piacere) che contribuisce a una crescita sana.

Celebra la nascita

Piantare un albero o una pianta alla nascita di un figlio è una tradizione antica comune in diversi Paesi a livello globale. Si tratta di un gesto simbolico che celebra l’arrivo di una nuova vita e sottintende la fiducia riposta dal genere umano degli alberi, rappresentanti archetipici della vita. L’albero, crescendo, è simbolo di forza e un augurio di crescita sana, aiuta a ricordare nel tempo le origini e trasmette il senso del tempo che scorre.

Non a caso, è consuetudine comune regalare ai neogenitori piante, come querce e melograni, o fiori, come gigli, orchidee e gardenie, alla nascita del figlio.

Quali sono le città d'Italia con più alberi per bambini

Nel 2021 in Italia sono stati piantati 69.029 nuovi alberi nel rispetto della legge 113/1992, a fronte di 400.249 nuovi nati. Come riportato da Openpolis, il 70% delle nuove piantumazioni si sono concentrate prevalentemente nelle aree metropolitane e quasi due terzi del nuovo patrimonio arboreo ha trovato sede a Milano (21.622 alberi) e Torino (20.832). Al terzo posto si è posizionata Roma (2.895 alberi), seguita da Verona, Cagliari, Reggio Emilia, Modena, Forlì, Monza e Trento.

Milano e Torino sono le città in cui sono stati piantati più alberi nel 2021

Se, tuttavia, si considera il totale degli alberi in rapporto al numero di bambini e adolescenti residenti nella città, la classifica cambia. È Modena la città italiana già ricca di alberi per numero di minori, con una media di 2,5 piante per ogni neonato, bambino o teenager residente. La città emiliana è seguita da Torino (3, 24), Reggio Emilia (3,08), Fermo (2,87), Arezzo (2,86) e Ravenna (2,6). In media nei capoluoghi italiani sono presenti 1,1 alberi per ogni residente con meno di 18 anni. Si tratta di 2.966.307 alberi a fronte di 2,7 milioni di bambini e ragazzi.

I risultati sono estremamente eterogenei. In 42 città italiane (cioè il 38% del totale) è presente meno di un albero per minore  residente. Non raggiungono la soglia di un albero per minore oltre il 40% delle città dell’Italia centrale, meridionale e insulare, il 32% delle città del nord-ovest e il 18% di quelle del nord-est. Invece per 13 comuni, di cui 7 del sud e 3 delle isole, l’informazione sul numero di alberi non è risultata disponibile.

Fonti
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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