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21 Dicembre 2023
14:00

In mostra ad Arnara 100 anni di letterine a Babbo Natale. I desideri semplici di una volta per riscoprire il vero senso delle feste

Nella sala polifunzionale del Comune di Arnara per volere del Centro Anziani e della Conscom saranno in mostra dal 22 dicembre al 7 gennaio le letterine per Babbo Natale scritte tra il 1870 e il 1970. A collezionarle negli anni è stato Pietro Mastrantoni, grazie alla cui cura i bimbi di oggi potranno leggere le letterine dei loro coetanei di un tempo per riscoprire il vero senso del Natale.

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In mostra ad Arnara 100 anni di letterine a Babbo Natale. I desideri semplici di una volta per riscoprire il vero senso delle feste
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Chissà se quei bambini che nel lontano 1870, chini sulla scrivania, si sforzavano di scrivere con la migliore calligrafia possibile la letterina a Babbo Natale, il cui obiettivo principale era non creare enormi chiazze di inchiostro sui fogli,  potevano anche solo lontanamente immaginare che quella lista di desideri sarebbe diventata un pezzo da collezione.

Più di 120 sono le letterine che il signor Pietro Mastrantoni, collezionista incallito, ha deciso di raccogliere nel corso della sua vita, affascinato dalla bellezza della grafica, dalla semplicità dei desideri dei bambini e dalle loro promesse ai genitori.

«Vorrei tanto che finisse la guera» scriveva qualcuno con un italiano traballante, qualcun altro: «Io vorrei che mamma e papà stessero bene per sempre» con una riverenza e stima per i genitori tipiche di un tempo lontano.

Il Centro Anziani di Arnara in provincia di Frosinone, in collaborazione con l'associazione Conscom, ha deciso quest’anno di esporre nella sala polifunzionale del Comune le letterine per Babbo Natale dei bambini, scritte tra il 1870 e il 1970. Lo scopo della mostra, che sarà visitabile dal 22 dicembre al 7 gennaio, è fare in modo che grandi e piccini ritrovino il vero senso del Natale, leggendo le richieste a Babbo Natale di chi non aveva niente eppure era convinto di avere tutto.

A parlarci dell'iniziativa è stato Angelo Fiori, il presidente del Centro Anziani di Arnara, insieme a Maurizio Lozzi, presidente dell’Associazione Conscom, che ha collaborato alla realizzazione dell'iniziativa. In ultimo a sfogliare per noi le letterine è stato proprio colui che nel decidere di collezionarle ha visto in quei pezzetti di carta ricolmi di sogni, del potenziale, il collezionista Pietro Mastrantoni.

La sacralità del rito della letterina per Babbo Natale

Scrivere la letterina a Babbo Natale era un rito quasi sacro per tutti i bambini di una volta, fatto di usanze e passaggi da seguire ben precisi che si concludevano con la speranza di vedere realizzati i propri desideri.

Non tutte le famiglie però avevano le stesse possibilità economiche, come si evince dal materiale di alcune letterine, ciò nonostante a nessun bambino veniva impedito di trascrivere i propri desideri, che fosse su carta stampata o su un foglietto un po' stropicciato.

«Graficamente alcune letterine sono bellissime, venivano scritte su dei fogli prestampati che solo chi era più ricco poteva permettersi. Simili a vere e proprie opere d'arte alcune erano bordate d'oro, altre avevano una linguetta da poter tirare per veder comparire un presepe di carta o un angioletto» ci dice Pietro Mastrantoni. Il collezionista però ha raccolto anche le tante letterine più umili, che i bimbi si impegnavano a decorare per emulare quelle dei coetanei: «Alcune letterine sono scritte su due pagine di carta, che i bimbi strappavano dai quaderni. E sono ricche di disegnini che realizzavano a bordo pagina».

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Letterina datata Natale 1945

Dopo la scrittura i bimbi conservavano la letterina fino alla notte di Natale, pronti a sottoporla agli occhi dei genitori al momento giusto come ci spiega Maurizio Lozzi, tra gli organizzatori della mostra: «La notte di Natale, il papà o l'uomo più anziano, parliamo di famiglie di stampo patriarcale, si sedeva a capotavola, mentre la mamma serviva il brodo per iniziare il pasto.  Non appena venivano alzati i piatti con il brodo, per essere sostituti con quelli della portata successiva, i bimbi  infilavano rapidamente sotto alla stoviglia la loro letterina».

Un rituale a tutti gli effetti, fatto di una gestualità rapida e sacra, che non coinvolgeva solo i più piccoli. A questo punto era compito degli adulti mantenere viva la magia del Natale, fingendosi stupiti nel veder comparire una letterina sotto al proprio piatto. «Il papà declamava a gran voce la letterina, tra la commozione generale i bimbi e gli altri commensali applaudivano, convinti che Babbo Natale avrebbe esaudito tutti i desideri».

Una lista di promesse per mamma e papà

La mostra di letterine di Babbo Natale, risalenti a un tempo ormai lontano, permette ai piccoli di oggi di scoprire i loro desideri molto diversi da quelli dei loro coetanei di un tempo. «Il nostro obiettivo – spiega Fiori, direttore del Centro Anziani che ha organizzato la mostra – è quello di far conoscere ai bambini le usanze di una volta, in modo che confrontandosi con la tradizione, ritrovino il vero senso del Natale».

Un tempo Natale era davvero sinonimo di dono, i bimbi sognavano di poter realizzare le promesse per i genitori, molto più che ricevere balocchi. «Era obbligatorio per i bambini scrivere delle promesse nelle letterine, imparavano a scuola la struttura che la letterina doveva avere e a promettere di essere sempre educati e rispettosi nei confronti del prossimo e degli anziani» spiega Fiori.

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Letterina datata Natale 1939

Per i bimbi la massima realizzazione a Natale non era ricevere il balocco più bello ma sapere i propri genitori contenti grazie a loro, come ci spiega, leggendo le letterine che ha collezionato, Pietro Mastrantoni: «Nelle letterine, i bambini di un tempo, più che chiedere regali, facevano molte promesse. C'era chi giurava di essere fedele ai genitori, di aiutarli nelle faccende, di essere più buono, anche di studiare di più. I genitori per i bimbi erano punti di riferimento, senza i quali non potevano immaginarsi e saperli felici per la propria buona condotta, per i bambini era  la massima felicità».

I bimbi di un tempo, semplici, desiderosi di fare il bene, erano però pur sempre bambini e a partire dagli anni '70, quando il Natale iniziò ad essere una festa sempre più segnata dal consumismo, iniziarono a scrivere timidamente i loro desideri materiali. «I bambini che chiedevano giocattoli, preferivano balocchi che richiedevano ingegno e lavoro manuale. Tra i più gettonati vi erano mattoncini da costruzione, modellini da costruire, bambole, anche di pezza realizzate dai genitori, strenne ben diverse dalle console e i pc di oggi» dice un po' nostalgico Maurizio Lozzi.

Per non parlare di quando arrivarono i primi giocattoli elettrici o a batterie: «Uno dei desideri più in voga tra i bambini era il trenino elettrico, insieme alle rotaie su cui poterlo muovere, e le macchinine. Io ricordo che mi regalarono un aeroplanino che andava a pile, con tanto di scaletta dalla quale i piccoli passeggeri potevano scendere. Io ne e andavo fiero, lo azionavo in mezzo alla piazza e tutti gli anziani e i bimbi mi si sedevano attorno ammaliati e desiderosi di capire come funzionasse quello strano marchingegno magico» spiega Angelo Fiori.

La letterina più buffa e quella più commovente

Se c'è una cosa che accomuna i bambini di oggi a quelli di un tempo, è sicuramente l'innocenza. Quando i piccoli si trovano a dover esprimere i loro desideri e a dare agli stessi delle priorità spesso sono così diverse da quelle degli adulti che non possono che far sorridere. Come il bimbo che in una letterina presente alla mostra fa una richiesta molto insolita a Babbo Natale: «La letterina più buffa è sicuramente quella di un bimbo che chiede al papà di fargli avere una carriola, per poterlo aiutare a disossare le pietre in giardino, questione di primaria importanza per il piccolo» spiega Maurizio Lozzi.

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Letterina datata 1929

Tra le più commoventi quelle in cui i bimbi al posto di chiedere dei balocchi per loro, li chiedono per quei coetanei che non possono permetterseli. Ma Pietro Mastrantoni è molto affezionato al desiderio un po' sgrammaticato di un bimbo, che scrive presumibilmente nel periodo bellico: «Babbo Natale, speriamo che i nostri soldati vincano la guera».

La semplicità di un tempo per ritrovare il senso del Natale

La mostra di letterine di Arnara ha come obiettivo quello di far riscoprire il vero senso del Natale ai bimbi di oggi. Ma come possono dei desideri datati più di 150 anni fa, cambiare le abitudini dei piccoli di oggi? Lo abbiamo chiesto al collezionista Mastrantoni. «Io spero solo che le famiglie che verranno in visita alla mostra possano trovare il tempo di ragionare sulle usanze di un tempo. Le letterine sono un anello di congiunzione tra un passato che non tornerà più, e il futuro. Però non credo nei miracoli, la nostra società è molto cambiata, è impossibile pensare di ritornare a vivere il Natale con la semplicità di una volta, purtroppo».

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Mastrantoni, seppur collezionatore di oggetti del passato, innamorato dei tempi andati e conoscitore dei valori di un tempo, vive nel presente, con lo sguardo razionalmente proiettato al futuro e sa, meglio di chiunque altro, che il passato si può solo ammirare tra le bacheche allestite di una mostra, non certo rivivere. Ed è anche giusto così, i bambini di oggi hanno possibilità ben diverse dai loro coetanei di un tempo, e non fanno nulla di male chiedendo ai loro genitori ciò che sanno di poter ottenere.

Per questo nessuno spera che a Babbo Natale arrivino solo promesse di bontà e nessuna richiesta di console o videogiochi, ma se anche un solo bimbo, dopo aver visto la mostra, correggesse la propria letterina cancellando una richiesta per inserire una promessa, l'esposizione di letterine avrebbe già fatto il suo lavoro.

Perché quel bambino avrebbe scoperto che si può essere felici anche nel sapersi donare a qualcuno, promettendo di farlo felice, oltre che nel chiedere il gioco più bello. E a penarci bene è questo il vero senso del Natale. Forse, è il senso della vita.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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