In uno scenario planetario desolante, in cui, oltre ai ghiacciai e all’aria pulita, sono destinati a scomparire i più piccoli, esistono delle città che si distinguono e viaggiano controcorrente rispetto al declino demografico generale. Ad annunciarlo è un’indagine di Openpolis, secondo cui per il 2030 è previsto un aumento di bambini e adolescenti in sette province italiane, in controtendenza rispetto al resto del territorio nazionale. Le sette province della natalità sono Gorizia, Trieste, Genova, Imperia, Savona, La Spezia e Trento e sorgono in tre sole regioni: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Liguria.
Che aspetto avrà l’Italia del 2030?
Più di un milione e duecentomila neonati e adolescenti in meno. È la previsione di Openpolis sul numero di residenti fino a 14 anni prospettato nel 2030 in Italia rispetto ad oggi. Le tendenze in corso preannunciano un crollo del numero di infanti e adolescenti nell’arco di un decennio, con una diminuzione dei residenti nello Stivale di quasi il 3% (dagli attuali 59 milioni a 57,9 milioni di abitanti). Se i bambini e i ragazzi fino a 14 anni residenti nel nostro Paese nel 2020 erano pari a 7,7 milioni, potrebbero a stento raggiungere i 6,4 milioni nel 2030. Particolarmente colpita è la fascia d’età 0-4 anni, che potrebbe diminuire di oltre l’8%, con effetti sulla tenuta del sistema sociale, economico e previdenziale dell’Italia. L’Istat stima che nel 2045 le coppie senza figli potrebbero addirittura superare quelle con figli.
Le province della natalità
All’interno di un quadro tanto avvilente, spiccano i dati di sette province italiane, distribuite in tre regioni del Nord: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Liguria. Quest’ultima, in particolare, vanta da sola quattro delle sette città con prospettive demografiche più incoraggianti. Anche se è Trieste la provincia che potrebbe registrare le percentuali migliori.
Nello specifico, a Trieste, Trento, Gorizia Savona, Imperia e Genova gli aumenti di bambini previsti per il 2030 sono superiori al 2%, mentre a La Spezia si stima un incremento più contenuto (+0,7%). In altre tre province il calo, pur presente, potrebbe essere più lieve: si tratta di Pordenone, Belluno e del Verbano-Cusio-Ossola.
Come si spiega il trend debolmente positivo nelle tre regioni del Nord? Probabilmente non è un caso che sei province sulle sette in questione già nel 2020 superavano la media nazionale nell’offerta di servizi socio-educativi per l’infanzia, pari a 27,2 posti ogni 100 bambini in quell’anno, come riporta Openpolis. In particolare, la provincia di Trieste si è distinta con un’offerta educativa addirittura per 44 posti per 100 residenti sotto i 3 anni. A seguire, dopo Trieste troviamo le province di Trento, Genova, Gorizia – tutte e tre sopra la soglia del 33% – e La Spezia e Savona, attorno al 30%. Imperia è l’unica delle sette province in positivo a non sfoggiare risultati sopra la media per quanto riguarda i servizi educativi per la prima infanzia.
I territori a rischio spopolamento
La mappa dell’Italia che descrive lo spopolamento è quasi interamente rossa, con punte di rosso intenso, quasi bordeaux nelle regioni del Sud. È nel Mezzogiorno che è previsto il più drastico calo delle nascite e spopolamento di neonati e adolescenti. Previsioni che riflettono la carenza di servizi per l’infanzia offerti in quei territori, estremamente al di sotto della media nazionale: in Calabria trovano posto al nido 12 bambini su 100 (contro ai 44 su 100 di Trieste). In 15 casi su 17 il calo supera la media nazionale e in sei sfonda quota 10%: Crotone (-10,74%), Palermo (-11,87%), Vibo Valentia (-13,79%), Catanzaro (-14,96%), Reggio Calabria (-16,23%) e Cosenza (-17,07%).