Un tempo, quando una coppia non riusciva ad avere figli in modo naturale, era la figura femminile a doversi sobbarcare la responsabilità della situazione, spesso anche con pesanti ripercussioni dal punto di vista psicologico e di giudizio sociale. L’infertilità maschile, invece, è una condizione ben più diffusa di quanto si possa pensare e benché ancora oggi vi siano contesti in cui la ridotta capacità riproduttiva viene percepita come uno svilimento della propria virilità, fare i conti con questa realtà è il modo migliore per riuscire a diagnosticare il problema e, eventualmente, cercare strade alternative per diventare genitori.
Cos’è l’infertilità maschile
Secondo la scienza una coppia eterosessuale può cominciare ad indagare sulle ragioni di un’eventuale infertilità quando non riesce ad ottenere una gravidanza nonostante almeno 12 mesi di rapporti sessuali continuativi e non protetti. Nei casi in cui tale situazione sia causata dalla scarsità o dall’inefficienza degli spermatozoi, allora si parla d’infertilità maschile, una condizione che riguarda circa il 7% della popolazione.
L’infertilità maschile si suddivide in:
- Infertilità primaria: quando l’uomo non ha mai indotto una gravidanza.
- Infertilità secondaria: quando l’uomo non riesce a indurre una gravidanza nonostante lo abbia già fatto in passato.
Benché talvolta vengano utilizzati come sinonimi, “infertilità” è un termine ben diverso da “sterilità”, che invece descrive la totale impossibilità di concepire.
Le cause dell’infertilità maschile
L’infertilità maschile si manifesta quando c’è qualcosa che non va negli spermatozoi.
Lo spermatozoo, infatti, è la cellula gametica che ha il compito di fecondare l’ovulo femminile per dare origine al concepimento. Dunque se le gonadi maschili – contenute dai testicoli – producono spermatozoi che per varie ragioni (numero ridotto, corredo genetico difettato, una limitata motilità) faticano assolvere al proprio compito, allora il concepimento risulta molto più difficoltoso.
Le cause dell’infertilità maschile possono essere:
- Scarsa produzione di spermatozoi: lo sviluppo imperfetto dei testicoli può comportare un’anomalia nella produzione dei gameti maschili. Ciò comporta un liquido seminale con pochi spermatozoi, il che riduce le probabilità che una cellula maschile arrivi ad incontrare l’ovulo.
- Alterazione della morfologia degli spermatozoi: può capitare che gli spermatozoi prodotti presentino dei difetti nella struttura morfologica (es: componente biochimica alterata o mutazioni nel flagello, la coda che permette allo spermatozoo di muoversi) che ne limitano la mobilità.
- Presenza di anticorpi antispermatozoi
- Disfunzione erettile: l’incapacità di mantenere un’erezione soddisfacente del pene può rappresentare un serio ostacolo al passaggio degli spermatozoi verso la vagina.
Ma quali sono le condizioni che possono determinare lo sviluppo dei casi appena citati? Di solito le ragioni risiedono in cause genetiche, traumi o malattie.
- Cause genetiche: un corredo genetico alterato può compromettere lo sviluppo dei testicoli o produrre spermatozoi con DNA danneggiato.
- Criptorchidismo: la mancata discesa di uno o entrambi i testicoli.
- Aumento di temperatura: l’aumento repentino di temperatura corporea causato dalla febbre o da scelte d’abbigliamento non idonee (es: pantaloni o capi d’intimo troppo stretti) può ridurre la capacità riproduttiva di un individuo anche per diversi mesi.
- Infezioni alle vie urinarie: quando colpiscono i canali seminali c’è il rischio che vengano danneggiati gli spermatozoi o la prostata.
- Malattie sessualmente trasmissibili: patologie come sifilide, gonorrea o infezione da Papillomavirus possono compromettere seriamente la fertilità.
- Varicocele: la dilatazione delle vene testicolari può danneggiare il DNA degli spermatozoi. Questa condizione è anche una delle poche che comporta sintomi evidenti (e dolorosi).
- Farmaci e/o interventi chirurgici: alcuni farmaci, così come alcune operazioni chirurgiche, comportano un certo fattore di rischio per la fertilità maschile.
- Traumi: urti o incidenti che hanno coinvolto gli organi sessuali potrebbero aver compromesso la loro funzionalità.
Anche lo stile di vita e le abitudini quotidiani possono incidere sulla salute riproduttiva di una persona.. La scienza ha più volte dimostrato come il fumo, l’uso di droghe, l’obesità o l’esposizione a sostanze chimiche (pesticidi, vernici, solventi ecc…) contribuiscano a danneggiare e “impigrire” gli spermatozoi.
Diagnosi dell'infertilità maschile
Poiché, ad eccezione del varicocele, delle infiammazioni alle vie urinarie e della disfunzione erettile, non esistono sintomi percepibili dell’infertilità maschile, normalmente è l’incapacità di avere un figlio che porta gli uomini ad indagare le cause del problema.
Per diagnosticare l’infertilità maschile dunque, oltre all’analisi della storia clinica di ogni paziente esistono diversi esami cui sottoporsi.
Spermiogramma
É la cosiddetta “conta degli spermatozoi”, benché tal descrizione appaia decisamente riduttiva. L’esame infatti prevede l’osservazione di un campione di sperma in vitro non solo per verificare la concentrazione di spermatozoi, ma anche la loro morfologia e il loro comportamento. Tuttavia, nonostante sia considerato il test per eccellenza nella diagnosi d’infertilità, i risultati dello spermiogramma talvolta non si mostrano risolutivi, poiché non tengono conto di eventuali fattori esterni (es: stress, febbre, farmaci…) o errori durante la preparazione al test. Il campione di sperma, per esempio, deve essere ottenuto dopo almeno 3/5 giorni d’inattività sessuale. Per questo la procedura standard prevede l’analisi di due diversi eiaculati a due mesi di distanza.
MAR-Test
Anche in questo caso si tratta di un’indagine sul liquido seminale che però si concentra prevalentemente sulla ricerca di eventuali anticorpi antispermatozoi che potrebbero immobilizzare le cellule maschili o impedirne l’interazione con l’ovulo.
Ecocolordoppler scrotale o testicolare
Si tratta di un esame non invasivo che valuta caratteristiche e funzionalità dei testicoli. Grazie a questo esame, ad esempio, si può rilevare la presenza di lesioni o varicocele.
Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità però, il 30% dei casi di infertilità maschile è idiopatica, per cui non è possibile individuarne una causa precisa (e quindi adottare una terapia mirata): «i fattori coinvolti possono essere esterni, quali lo stile di vita, l’alimentazione e l’inquinamento ambientale, oppure legati all'individuo, come infezioni croniche, cause genetiche non note, varicocele subclinico».
Terapia dell’infertilità maschile
I trattamenti per l’infertilità maschile puntano principalmente a migliorare le performance degli spermatozoi sia nell’ottica di un concepimento naturale, sia per aumentare le probabilità di riuscita in caso di ricorso alla fecondazione assistita.
Normalmente è compito dell’andrologo valutare e definire la strategia più corretta.
Terapia farmacologia
Esistono diversi trattamenti che prevedono l’utilizzo di farmaci, soprattutto quando la causa dell’infertilità è stata individuata nella presenza infezioni di natura virale o batterica, che possiamo combattere dunque con la prescrizione di antibiotici o antinfiammatori.
Qualora le ragioni invece non possano essere individuate con esattezza, spesso si ricorre all’integrazione di vitamine e antiossidanti antiossidanti (es: astaxantina) per trattare le forme più lievi.
Interventi chirurgici
In presenza di lesioni, traumi o fenomeni come il varicocele, l’intervento chirurgico rappresenta La scelta più funzionale per il miglioramento dello status riproduttivo del paziente
FIVET
Se le terapie approntate non portano a miglioramenti significativi, allora la coppia può iniziare a considerare altri metodi per poter finalmente allargare la famiglia. La Fecondazione in vitro embryo transfer (FIVET) è una delle tecniche di fecondazione assistita più comuni per questi casi.
Questa procedura prevede la selezione e il prelievo di spermatozoi e ovocita femminile per poi facilitarne l’incontro (e quindi la fecondazione) in un ambiente controllato. L’embrione verrà poi trasferito in utero per iniziare la gravidanza.
ICSI
L’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI) è invece il trattamento cui si ricorre nei casi più gravi d’infertilità. Qui un singolo spermatozoo viene impiantato nell’ovocita maturo. Come per la FIVET, l’embrione viene successivamente impiantato in utero.
Vergogna? No, grazie
L’infertilità non è una colpa, eppure tutt’oggi ancora molti uomini vivono con grande difficoltà questa situazione, sia per la frustrazione data dal non riuscire a coronare il proprio desiderio di genitorialità, sia perché vedono nella difficoltà di procreare un depotenziamento della loro natura, come se l’infertilità portasse ad essere “meno uomini”.
Ovviamente però si tratta solo di uno stigma sociale legato ad antiquate logiche machiste. In questi casi è il ruolo del partner a risultare fondamentale per l’elaborazione e l’accettazione del problema, nonché, eventualmente, per iniziare a valutare la PMA o l’adozione. Fortunatamente infatti, gli impedimenti biologici non sono più un argine invalicabile per l’immenso amore di vuole diventare papà.