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12 Marzo 2024
12:45

Influenza B, aumentano i casi tra i bambini: ecco i sintomi del virus di primavera

Si registra un aumento di casi di influenza B tra i bambini, il cui picco è previsto tra marzo e aprile. I sintomi sono quelli di una comune influenza, quindi febbre, dolori muscolari, sintomi respiratori. I pediatri rassicurano i genitori: no agli allarmismi.

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Influenza B, aumentano i casi tra i bambini: ecco i sintomi del virus di primavera
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Arriva la primavera, che spazza via l’influenza invernale (di tipo A) presentandosi con il suo malanno di stagione: l’influenza B, il cui picco è previsto fra le prossime settimane di marzo e aprile. Si tratta di una sindrome influenzale che colpisce principalmente i più piccoli (che andando a scuola si trasmettono i virus) e, in seconda battuta, gli anziani, quindi i soggetti più vulnerabili. Comporta sintomi influenzali comuni, quali febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, dolori alle articolazioni e muscolari. Anche se l’influenza B va adeguatamente curata e non trascurata, i pediatri rassicurano le famiglie, sottolineando che quella alle porte è una classica epidemia influenzale di stagione.

«Dopo l'influenza A, attendiamo ora un nuovo picco di casi nell'arco dei prossimi due mesi dovuto al virus influenzale di tipo B – ha dichiarato Annamaria Staiano, presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), come riporta l’Ansa –. Si tratta di un virus influenzale molto simile a quello di tipo A che conosciamo, dunque non c'è alcun allarme».

Che cos’è l’influenza B che mina la salute dei bambini nella primavera 2024? Esistono tre tipologie di virus influenzali che colpiscono gli umani: A, B e C. I primi due – A e B – causano epidemie stagionali quasi ogni anno, mentre le infezioni da virus dell’influenza C provocano malattie respiratorie lievi. Se l’influenza A è ritenuta peggiore per gli adulti, l’influenza B circola principalmente fra i bambini e i ragazzi, con sintomi quali:

  • Febbre (anche alta)
  • Mal di testa
  • Tosse
  • Mal di gola
  • Dolori muscolari
  • Stanchezza
  • Naso che cola o chiuso

Più raramente:

  • Nausea e vomito
  • Diarrea

I bambini – particolarmente contagiosi 24 ore prima della comparsa dei sintomi e fino al 5°/7° giorno di malattia – generalmente guariscono entro una settimana, anche se a volte si trascinano gli strascichi del malanno più a lungo, sentendosi fiacchi e stanchi per tre o quattro settimane.

Ma come si ammalano? L’influenza B viene trasmessa facilmente da bambino a bambino a scuola tramite starnuti e colpi di tosse. Il virus peraltro sopravvive (seppure per un arco di tempo piuttosto breve) su oggetti e superfici con cui entrano in contatto i più piccoli, come maniglie delle porte, giocattoli, pupazzi, matite e pennarelli, scivoli e altalene, telefoni e tablet, bevande condivise, piatti e posate.

I bimbi sono più a rischio se:

  • Entrano in contatto con persone influenzate
  • Non hanno effettuato il vaccino antinfluenzale (i due ceppi del virus influenzale B, come quelli del virus A, sono coperti dalla vaccinazione antinfluenzale quadrivalente)
  • Non si lavano le mani dopo aver toccato oggetti e superfici infette

Per quanto riguarda il trattamento, i pediatri consigliano la somministrazione di antipiretici e farmaci antinfiammatori, oltre che giorni di riposo assoluto. Assolutamente banditi invece gli antibiotici, che non curano le infezioni causate da virus (come l’influenza B, appunto).

I bambini che presentano particolari condizioni di salute corrono ovviamente un rischio maggiore di ricovero ospedaliero o di infezione influenzale grave, ma per quelli sani, adeguatamente curati, l'influenza B non costituisce una grave minaccia.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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