Richiamo al dovere per i propri studenti o eccesso d'invadenza? Ad accendere la polemica in questi ultimi giorni è stato un messaggio inviato su Whatsapp da un insegnante che – rivolgendosi alla classe nel bel mezzo delle vacanze estive – esortava nemmeno troppo velatamente i ragazzi a darsi da fare con i compiti delle vacanze.
«Ho cominciato a correggere i compiti delle vacanze, tuttavia ne mancano diversi. Ovviamente ciascuno di voi è responsabile del proprio impegno…» si legge nello screenshot condiviso su Twitter e ripreso da tantissimi profili indignati che hanno visto nell'operato del docente un approccio comunicativo poco professionale e un po' opprimente, soprattutto perché la fine dell'estate – e quindi il termine ultimo per la consegna dei compiti delle vacanze – appare ancora piuttosto distante.
«Io sono un insegnante di scuola superiore e non solo non assegno compiti per le vacanze, ma rimuovo le facce e i nomi dei miei alunni dal mio cervello fino al 1 settembre» scrive un'utente commenti al post. «Certa gente non ha una vita» la caustica chiusura del tweet.
Al di là delle scelte private del professore in ferie però, a lasciare perplessi i più è stata la scelta dell'insegnante di utilizzare un mezzo non istituzionale come la chat di Whatsapp per assicurarsi di raggiungere i ragazzi nel pieno delle loro vacanze.
«"Ai miei tempi" il fatto che un prof potesse scriverti sul telefono, in piena estate, per farti la morale sui compiti delle vacanze era semplicemente impensabile» fa notare una donna che afferma di essersi diplomata nel 2008 (quindi ancora non proprio una matusa).
Un tema interessante, che ci fa riflettere su come la costante reperibilità concessa (o imposta) dalle moderne tecnologie comporti la controindicazione di essere sempre esposti a messaggi indesiderati e, talvolta, inopportuni.
Dove finisce dunque il senso di responsabilità e inizia l'assillo? Dopotutto, come hanno fatto notare molti ex-studenti e genitori sotto allo screen "incriminato", come gli insegnanti hanno il sacrosanto diritto di staccare la spina e non pensare per qualche settimana agli impegni scolastici, anche i ragazzi devono avere la possibilità di gestire a propria discrezione il tempo libero che gli viene concesso.
Dopotutto anche lasciare che i ragazzi imparino a organizzare i propri doveri senza la costante presenza di supervisori o "cani da guardia" rappresenta una fondamentale tappa di crescita. E forse avere sempre il fiato sul collo potrebbe non essere il modo migliore educarli all'autonomia.