L’ipotiroidismo è una condizione caratterizzata da una ghiandola tiroidea ipoattiva, ovvero che lavora poco e produce una quantità insufficiente di ormoni tiroidei. Questo disturbo può provocare sintomi simili a quelli della gravidanza, come affaticamento, aumento di peso e mestruazioni anomale e per questo motivo talvolta non è facilmente diagnosticabile nel corso dei nove mesi.
Avere bassi livelli di ormone tiroideo, però, può essere pericoloso in gravidanza, perché può causare aborto spontaneo e interferire sulla capacità di concepire, provocando cicli mestruali irregolari. Inoltre, durante il primo trimestre di gravidanza è la madre, con i propri ormoni tiroidei, a fornire al feto tutto l’ormone tiroideo di cui ha bisogno. Se la donna ne produce poco, al bambino potrebbe mancare proprio in un momento in cui si sta sviluppando il cervello, con ripercussioni gravi sul suo sviluppo mentale.
L’ipotiroidismo si verifica in circa lo 0.3-0.5% delle gravidanze, ma questo dato sale al 2-3% se si considera la forma asintomatica (ipotiroidismo subclinico). La causa più comune di questa condizione è una malattia autoimmune nota come tiroidite di Hashimoto, ma potrebbe essere anche imputabile a una dieta scorretta, a un trattamento insufficiente di un ipotiroidismo pre-esistente o un sovradosaggio da farmaci in caso di ipertiroidismo.
Ipotiroidismo e gravidanza: i rischi
L’ipotiroidismo non trattato durante la gravidanza è legato a problemi per le mamme e per i bambini prima del concepimento, durante la gestazione e dopo la nascita.
I rischi per le donne possono includere:
- Anemia: questo accade quando non hai abbastanza globuli rossi sani per trasportare l'ossigeno al resto del corpo.
- Ipertensione gestazionale e preeclampsia
- Distacco della placenta
- Emorragia postpartum (chiamata anche PPH). Si verifica quando una donna ha forti emorragie dopo il parto. È una condizione grave ma rara. Di solito si manifesta entro 1 giorno dal parto, ma può verificarsi fino a 12 settimane dopo la nascita del bambino.
- Mixedema, una condizione rara causata da un ipotiroidismo grave e non trattato che può causare il coma e la morte
- Insufficienza cardiaca, ovvero quando il tuo cuore non pompa il sangue come dovrebbe. L’insufficienza cardiaca causata da ipotiroidismo è rara.
L’ipotiroidismo tende ad alterare i cicli mestruali e ciò significa che può ostacolare il concepimento. Se si ha dunque una storia, anche familiare, di ipotiroidismo è decisamente importante segnalarlo al ginecologo e testare i livelli ormonali e valutare una terapia ormonale sostitutive. In corso di gravidanza la dose quotidiana di ormone tiroideo deve generalmente essere aumentata del 30- 50% nelle prime 4-8 settimane. È molto importante prendere contatti con il proprio medico subito dopo l’accertamento dello stato di gravidanza in modo che possa essere effettuato il dosaggio ormonale e l’adeguamento della terapia, se necessario. Questa condizione può anche essere una causa potenziale ma reversibile di depressione: è dunque importante, anche le mamme che soffrono di depressione post parto, valutare la presenza di ipotiroidismo.
Un altro problema che la donna potrebbe dover affrontare è la tiroidite post parto, ovvero un'infiammazione della ghiandola che colpisce il 7% di tutte le donne durante il primo anno dopo il parto. È caratterizzata da tre fasi o periodi: nel primo periodo vi è una fase di ipertiroidismo che può guarire spontaneamente in giro di qualche settimana. In molti casi, però, subentra l’ipotiroidismo. Circa il 30% delle donne che hanno sofferto di tiroidite post parto andrà incontro ad ipotiroidismo permanente nei 10 anni successivi.
I rischi per il feto
Durante i primi mesi di gravidanza, come abbiamo anticipato, il feto dipende dalla madre per gli ormoni tiroidei. Gli ormoni tiroidei sono importanti per il normale sviluppo del cervello e la crescita del feto. Ne consegue che l’ipotiroidismo nella madre può avere effetti a lungo termine sul feto e può provocare:
- Mixedema infantile, una condizione collegata a un grave ipotiroidismo. Può causare nanismo, disabilità intellettive e altri problemi
- Basso peso alla nascita
- Problemi con la crescita e lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso
- Problemi alla tiroide. Questo è raro, ma può verificarsi nei bambini di donne affette dalla malattia di Hashimoto perché gli anticorpi possono attraversare la placenta durante la gravidanza
- Aborto spontaneo o parto morto
I sintomi dell'ipotiroidismo in gravidanza
L’ipotiroidismo è una condizione abbastanza frequente, ma può passare inosservato se i sintomi sono lievi. I sintomi più comuni sono:
- Sentirsi stanca
- Fatica a sopportare le temperature fredde
- Voce rauca
- Gonfiore del viso
- Aumento di peso (non giustificabile con la gravidanza)
- Stipsi
- Cambiamenti della pelle e dei capelli, inclusa secchezza della pelle e perdita delle sopracciglia
- Sindrome del tunnel carpale (formicolio o dolore alle mani)
- Frequenza cardiaca lenta
- Crampi muscolari
- Difficoltà a concentrarsi
- Periodi mestruali irregolari
Ipotiroidismo in gravidanza: i valori
Per verificare l’ipotiroidismo vengo eseguiti esami del sangue che misurano i livelli dell'ormone tiroideo (tiroxina o T4) e del TSH sierico (ormone stimolante la tiroide). Livelli di TSH superiori alla norma e livelli di T4 inferiori alla norma possono indicare ipotiroidismo. Il TSH deve mantenersi inferiore a 2,5 uU/ml nel primo trimestre e inferiore a 3 uU/ml in seguito.
Quando preoccuparsi dell'ipotiroidismo in gravidanza
L’ipotiroidismo andrebbe gestito prima del concepimento, ma diventa fondamentale preoccuparsi nel primo trimestre. Detto ciò nel caso in cui l'ipertiroidismo sia presente al momento del concepimento o nel caso in cui venga diagnosticato durante la gravidanza, le attuali linee guida raccomandano l'utilizzo di un terapia sostitutiva o dell' aumento del dosaggio di levotiroxina, se la terapia è già in corso
Prevenzione
La prevenzione in gravidanza in caso di ipotiroidismo su basa sul monitoraggio dei livelli di ormone tiroideo, che possono cambiare. I controlli di laboratorio andrebbero eseguiti almeno ogni 1-2 mesi (preferibilmente un mese dopo ogni modifica posologica). Dopo il parto, si può tornare alla posologia pregravidica con nuovo controllo di laboratorio dopo 4-6 settimane.
È inoltre assolutamente raccomandata la valutazione della funzione tiroidea nelle donne che hanno avuto aborti ripetuti o non sono riuscite a concepire dopo almeno un anno di rapporti non protetti, o in preparazione alle tecniche di procreazione medico assistita.
Infine, ricordiamo che la dieta svolge un ruolo importante: bisogna mangiare in modo variegato e usare sempre il sale iodato, anche se con moderazione. Lo iodio, inoltre, si può assumere anche attraverso alcuni cibi come uova, latte, crostacei e pesce. E' presente, seppur in quantità minori, anche in carne, frutta e verdura. Il fabbisogno di iodio, nel corso dei nove mesi, aumenta di circa 250 microgrammi al giorno.