La pelle gioca un ruolo speciale nella creazione di legami e sensazioni. Dichiariamo “amico per la pelle” il nostro fedele compagno di avventure. E la prima impressione quando incontriamo per la prima volta qualcuno la definiamo una sensazione “a pelle”. La pelle è fondamentale perfino nell’instaurare un rapporto con un neonato nato prima del termine, una pratica chiamata Kangaroo Care che oggi è diventata una modalità di assistenza nei reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale degli ospedali. A ribadirlo è la Società Italiana di Neonatologia (SIN), che, in occasione della Giornata Internazionale della Kangaroo Care, che si celebra il 15 maggio, sottolinea l’importanza della pratica del contatto pelle a pelle tra genitore e figlio in caso di un parto prematuro o di basso peso alla nascita.
Cos’è la Kangaroo Care
Si chiama Kangaroo Care (dall'inglese, "cura del canguro") ed è una pratica nata nei Paesi a basso reddito e oggi adottata nei reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dei Paesi ad elevato reddito. Si tratta di una vera e propria modalità di assistenza per ridurre la separazione del neonato dai suoi genitori e promuovere il legame familiare. La tecnica – che deve il suo nome all'abitudine dei canguri di portare i cuccioli nel marsupio – è rivolta, infatti, alle mamme così come ai papà.
I benefici della Kangaroo Care
Quali sono i vantaggi della Kangaroo Care che hanno convinto gli specialisti ad adottarlo negli ospedali del mondo? Innanzitutto, la promozione del bonding, cioè della creazione di un legame simile all’innamoramento fra il genitore e il figlio. E poi, la Kangaroo Care favorisce l’allattamento al seno, la protezione e il sostegno allo sviluppo cerebrale del neonato, effetti che si prolungano a distanza sia in termini neuro protettivi, che socio-ambientali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consiglia fortemente di introdurre la pratica della KC non appena le condizioni cliniche del neonato lo permettano. Anche gli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato, prodotti dalla European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI), sottolineano l’importanza di una pratica che favorisce l’instaurarsi di una prolifica armonia figlio-genitore fin dai primi giorni di vita.
«Già da tempo abbiamo iniziato a parlare genericamente di Kangaroo Care, praticabile sia dalla mamma, che dal papà – ha dichiarato il Presidente della Società Italiana di Neonatologia, Luigi Orfeo – perché la terapia del marsupio è un vero ambiente di cura, che garantisce alla nuova famiglia di partecipare attivamente al percorso terapeutico nel presente, per perseguire anche obiettivi a medio/lungo termine, legati alla qualità della vita futura del neonato e dei suoi genitori. Preservare il legame della diade genitore-figlio è, attualmente, uno degli obiettivi principali nelle nostre Terapie Intensive neonatali (TIN)».
Dove è praticata la Kangaroo Care in Italia
Nel nostro Paese la pratica che promuove il contatto pelle a pelle con il neonato è adottata in quasi tutte le Terapie Intensive Neonatali d’Italia, anche se un’indagine condotta dal Gruppo di Studio Care della Società Italiana di Neonatologia ha messo in luce che la modalità di assistenza viene proposta poco ai genitori e per un tempo limitato rispetto a quanto previsto dagli standard europei.
Che cosa ostacola la messa in atto della pratica? Le motivazioni sono varie:
- Accesso limitato ai reparti per i genitori
- Mancanza di aggiornamento continuo del personale e di protocolli condivisi
- Scarso sostegno ai genitori e alla loro motivazione
Proprio per ovviare a limiti di questo tipo, la SIN ha recentemente pubblicato delle Indicazioni nazionali per definire l’organizzazione, le responsabilità e le modalità operative della Kangaroo Care.