Talvolta il nome che si porta può trasformarsi in uno stigma sociale. È il caso del "Kevinismo", termine nato in ambito sociologico e culturale per descrivere il fenomeno per cui alcuni bambini vengono giudicati negativamente a causa del proprio nome esotico o preveniente dalla cultura di massa americana.
Questa tendenza è stata osservata principalmente in Germania – dove il termine è stato coniato – ma sembra molto diffusa anche in altre parti d'Europa, e porta le persone ad etichettare chi si chiama "Kevin", "Micheal" o "Christopher" come bambini provenienti da famiglie di basso livello culturale.
Naturalmente anche le bambine e le ragazze non sono risparmiate da questa forma di preconcetto, ma in questo caso si parla di "Chantalismo" (dal nome "Chantal").
Cosa sono il Kevinismo e lo Chantalismo
Il fenomeno del Kevinismo (o Chantalismo) è stato osservato per la prima volta in uno studio condotto nel 2009 presso l'Università di Oldenburg. Qui i ricercatori notarono come alcuni professori tendessero a giudicare a priori i loro allievi tedeschi ma dai nomi esotici o smaccatamente ispirati alla cultura pop americana come studenti poco performanti e generalmente nati in contesti sociali inferiori e di scarsa cultura.
Nomi come "Justin", "Dustin" o, per l'appunto, "Kevin, risultavano infatti spesso associati a problemi comportamentali o voti più bassi della media.
Secondo i sociologi questo effetto si basa sull'assunzione che i genitori che scelgono per i propri figli nomi come "Kevin" abbiano uno status socio-economico più basso, minori livelli d'istruzione, o siano influenzati da culture pop o mediatiche piuttosto che da quelle tradizionali nazionali o locali.
Di conseguenza, gli insegnanti e altri adulti possono avere aspettative più basse e atteggiamenti implicitamente pregiudizievoli nei confronti di bambini con questi nomi, condizionando negativamente l'interazione con loro.
Un simile atteggiamento che potrebbe quindi incidere sulle opportunità future di questi ragazzi e ragazze, precettandone lo sviluppo individuale e le relazioni sociali.
Il Kevinismo esiste anche in Italia?
Per il momento non vi sono molti studi italiani sull'argomento e lo stesso fenomeno è molto poco conosciuto.
La pediatra e content-creator Carla Tomasini – sui social conosciuta come Pediatra Carla – è stata una delle prime a parlarne al grande pubblico in un video pubblicato nell'ottobre del 2023, tuttavia il latente pregiudizio nei confronti dei bambini chiamati come cantanti o personaggi dei blockbuster americani non è stato certo una rarità nel Belpaese.
Negli anni '90 l'associazione mentale tra i nomi americani e soggetti di basso rango sociale e culturale appariva infatti ben evidente.
Prendiamo come esempio il film Viaggi di Nozze, realizzato nel 1995 da Carlo Verdone.
Nell'esilarante commedia – immediatamente diventata un cult – la storia si snoda su tre trame principali, una delle quali racconta le vicende di due sposini super-tamarri, Ivano e Jessica (interpretata da Claudia Gerini) che trascorrono la propria Luna di Miele tra eccessi, abiti sgargianti e cafonate di ogni genere.
Ad un certo punto, dopo improbabili corse in macchina e strafalcioni grammaticali di vario tipo, i due si fermano a bordo di una piscina e cominciano a parlare dei nomi che vorrebbero dare ai propri figli. Le scelte di Ivano? Ovviamente "Alan" o l'immancabile "Kevin!"
Kevinismo e Chantalismo non sembrano però inclinazioni relegate al passato. Anzi, con il passare del tempo soprattutto lo Chantalismo è andato ad arricchirsi di ulteriori attributi stereotipati, affibbiando alle adolescenti con nomi esotici un'ingiustificata aura di frivolezza e volgarità.
«L'utilizzo sempre maggiore di nomi non italiani per i propri figli è un fenomeno culturale che riflette il nostro tempo e le influenze dei media – conclude la psicologa Elisabetta Lupi del Comitato Socio-Scientifico di Wamily – Appare però necessario superare i pregiudizi che potrebbero portarci a pensare all'equazione Kevinismo uguale basso livello culturale e volgarità».