Il 16 ottobre la Corte di Cassazione ha chiarito i dubbi interpretativi riguardo il divorzio veloce, introdotto dalla riforma Cartabia lo scorso 1 marzo, i quali nel corso degli scorsi mesi, hanno dato vita a pronunce discordanti da parte dei Tribunali italiani.
Dal 1 marzo 2023 con l'entrata in vigore del Dgls 149/2022, riforma introdotta dall'ex Ministra della Giustizia Marta Cartabia, sembrava che per le coppie intenzionate a porre fine al loro vincolo matrimoniale, nel nostro Paese le pratiche giuridiche sarebbero state finalmente più rapide.
Tra le modifiche proposte dal decreto Cartabia, infatti, vi era la possibilità per gli ex coniugi di presentare davanti al giudice in maniera consensuale, domanda congiunta e cumulativa per la separazione e il divorzio. Questo avrebbe snellito le pratiche notevolmente, riducendo, entro il 2026 del 40% i procedimenti civili, pratiche per le quali ad oggi le coppie devono aspettare dai 2 ai 3 anni.
Come spesso accade nel nostro Paese, però, causa alcuni dubbi interpretativi, diversi tribunali avevano dichiarato, durante più sentenze, inammissibile la domanda congiunta presentata dai coniugi.
Il Tribunale di Treviso, però, ricevuta la richiesta da parte di una coppia con due figli minori, lo scorso 15/05/2023, di poter procedere con separazione e divorzio giudiziale in contemporanea, causa un dubbio riguardo all'ammissibilità della separazione ha demandato la cosa alla Suprema Corte di Cassazione.
Con il verdetto 28727, depositato lunedì 16 ottobre, la Suprema Corte ha dichiarato quanto segue, ponendo fine a ogni dubbio:
In tema di crisi familiare, nell’ambito del procedimento di cui all’art. 473-bis.51 c.p.c., è ammissibile il ricorso dei coniugi proposto con domanda congiunta e cumulata di separazione e di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio.
L'Organismo congressuale forense (Ocf) che, nel giugno 2023, aveva inviato una nota al Ministero affinché chiarisse i dubbi interpretativi sulla disciplina dell'articolo 473 bis n.49, con un intervento normativo in merito, si è detto molto soddisfatto dell'intervento tempestivo della Corte di Cassazione. In una nota l'Ocf ha specificato: «All'indomani dell'entrata in vigore della riforma Cartabia si è assistito al proliferare di pronunce discordanti in vari Tribunali d’Italia ( Treviso, Firenze ,Genova, Milano, Vercelli, Lamezia Terme, Bari, Padova ) (…) Con la sentenza odierna la Corte di Cassazione ha chiarito i dubbi interpretativi cosicché la normativa vigente può essere applicata in modo univoco e senza disparità di trattamento su tutto il territorio nazionale»