L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera l'allattamento al seno il modo più efficace per assicurare ai neonati salute e sopravvivenza. Tuttavia, non sempre è possibile allattare il proprio bambino o la propria bambina al seno, anche quando di prassi si è scelta questa modalità di nutrimento pre-svezzamento. Il lavoro, gli impegni, l'assunzione di certi farmaci: sono numerose le variabili in gioco. In questi casi non serve però passare subito al latte in formula: la conservazione del latte materno può essere utile in moltissime situazioni.
Non solo, peraltro, per far fronte agli impegni permettendo di allattare il bebè anche in assenza della madre, ma anche quando è necessario alleggerire il seno nel caso di un eccesso di latte, con la possibilità di congelarlo per un utilizzo futuro.
Come tirare il latte materno per conservarlo
Per conservare il latte materno la prima azione fondamentale è tirarlo. Per farlo, è necessario utilizzare un tiralatte, che può essere manuale o elettrico, oppure spremerlo manualmente (facendosi prima spiegare la manovra da un professionista o una professionista specializzati nell'allattamento).
Non basta però attaccare il tiralatte al seno. Essendo una pratica delicata, va eseguita in sicurezza, anche nel rispetto dell'igiene e non solo a livello meccanico. Ecco perché prima di estrarre il latte è essenziale sterilizzare i contenitori in cui finirà il liquido (appositi per il latte materno, privi di BPA e certificati), ma anche lavarsi accuratamente le mani e il seno, in modo da evitare contaminazioni di germi e batteri. È possibile conservare il latte materno anche nel biberon, ma è importante assicurarsi che questo sia sterile e che il latte sia conservato nel frigorifero o nel congelatore entro due ore dalla tirata.
Una volta preparato il campo, è possibile procedere con l'estrazione vera e propria del latte, attraverso il tiralatte scelto o attraverso la spremitura manuale del seno, segnando poi sul contenitore la data di estrazione.
In generale, è consigliabile tirare il latte dopo una poppata, poiché in questo modo si garantisce che il bambino abbia già ottenuto il latte di cui ha bisogno. Tuttavia, se la mamma deve tirare il latte per mantenere la produzione di latte o per altri motivi, può farlo anche tra una poppata e l'altra, oppure in altri momenti del giorno (per esempio al lavoro).
La frequenza varia chiaramente da donna a donna e da bebè a bebè, ma la regola che è possibile seguire è quella della frequenza della poppata. Ciò significa che l'estrazione dovrebbe avvenire assecondando la frequenza delle poppate del bambino o della bambina, per mantenere il ritmo di produzione del latte, tirandolo così durante le ore di assenza.
Come conservare il latte materno
Per quanto riguarda la conservazione del latte materno estratto, le linee guida dell'OMS e della Leche League International sono piuttosto chiare.
A temperatura ambiente
Appena tirato il latte, è possibile tenerlo a temperatura ambiente per non più di quattro/sei ore (dandolo quindi subito al bebè).
Se il latte viene tirato in diversi momenti della giornata, una volta raffreddato può anche essere mescolato.
In frigorifero
Chi decida di tenere il latte materno in frigorifero, può tenerlo lì dai quattro agli otto giorni, assicurandosi che la temperatura sia minore di 4 gradi centigradi.
Nel congelatore
Se il latte tirato viene riposto nel congelatore del frigorifero (a -18°C) , questo può essere conservato da tre a sei mesi. Se tuttavia il congelatore è autonomo e separato (e se arriva fino a -20° di temperatura) il latte tirato può essere conservato fino a un anno.
Il latte scongelato va poi riposto in frigorifero (a meno di 4°) e consumato entro 24 ore.
Come utilizzare il latte materno conservato
Qualunque sia il luogo in cui si decida di conservare il latte, è importante etichettare i contenitori con la data di estrazione e utilizzare il latte più vecchio prima di quello più recente, seguendo le regole appena descritte.
Per utilizzare il latte materno conservato, è necessario scongelarlo delicatamente e riscaldarlo
Come scongelare il latte materno
Per scongelarlo, è sufficiente trasferirlo nel frigorifero per circa 12 ore. Ci sono però situazioni nelle quali il latte serve al volo; in questo caso le mamme, i papà o i caregiver possono scongelarlo mettendolo sotto acqua calda a bagnomaria, dove la temperatura massima dell'acqua deve essere di 37°C.
Meglio non lasciarlo scongelare a temperatura ambiente, né con acqua bollente. Si danneggerebbero infatti le proprietà nutrizionali e protettive e si rischierebbero bolle di calore pericolose durante la poppata.
Come riscaldare il latte materno conservato
Il latte materno estratto con tiralatte o manualmente va sempre riscaldato prima di darlo al bebè. Per farlo è necessario scaldarlo a bagnomaria, oppure con l'apposito scaldabiberon, evitando le fonti di calore diretto o il forno a microonde e ricordando che può essere riscaldato una volta sola, e solamente se non è stato riscaldato in precedenza.
Quando il latte è caldo, il contenitore va ruotato. In questo modo il grasso eventualmente separato dalla parte più liquida si mescolerà nuovamente.
Se il latte scongelato e conservato a temperatura ambiente resta fuori dal frigo per otto ore oppure in frigo per 24 ore, va consumato oppure gettato. E, come vale per tutti i cibi congelati, non va mai ricongelato.
Perché il latte materno conservato ha un cattivo odore?
È possibile che il latte materno conservato assuma un odore aspro, rancido, e che venga percepito come "saponato".
In realtà l'odore rancido non incide sulla qualità del latte congelato e poi scongelato e può quindi essere consumato tranquillamente (come dichiarano anche dall'Ospedale Bambin Gesù). La ragione è da ricollegare all'enzima lipasi, responsabile della digestione del latte (aiuta il bebè a digerire i grassi), che una volta fuori dal seno inizia la sua attività. Questa attività causa il cambiamento di odore e di sapore, ma il latte resta commestibile e sicuro.
Se tuttavia i neonati sembrano non gradire il sapore, è possibile prevenire l'azione della lipasi riscaldando il latte a bagnomaria fino a che non si formano bollicine sulla pentola. Questo bloccherà l'azione della lipasi. Dopodiché, basterà lasciare raffreddare il latte e conservarlo normalmente in frigo o congelatore.