La crosta lattea è un’eruzione della cute dei neonati e dei lattanti, nei loro primi mesi di vita. La pelle rosea, morbida e profumata tipica dei piccoli, in alcune aree del corpo, si fa unta e lascia spazio a delle squame biancastre e giallognole.
Il termine scientifico corretto è, però, dermatite seborroica neonatale, infatti le aree più colpite sono quelle dove viene prodotto il sebo, dunque quelle dove si sviluppano i bulbi piliferi, come la testa e il volto. A causa di questa patologia le ghiandole sebacee sviluppano sebo in quantità eccessiva, spesso stimolate dagli ormoni androgeni materni, ecco perché la pelle risulta unta alla vista e al tatto.
Questa forma di dermatite viene chiamata anche crosta lattea poiché colpisce i piccoli quando sono ancora lattanti. Il riferimento alla crosta, invece, dipende dal fatto che la pelle tende ad indurirsi creando delle squame biancastre, simili a una crosta. In inglese si dice cradle cup, ossia cuffia da culla, perché la patina bianca che si crea sulla pelle sembra simulare un cappellino, e l’età in cui si sviluppa è proprio quella in cui il piccolo dorme nella sua culla.
Questa infiammazione non deve spaventare, tende a rientrare dopo qualche mese, al massimo un anno. Inoltre non è fastidiosa per il piccolo, né tantomeno pericolosa o trasmissibile.
Quando viene la crosta lattea e quanto dura
La crosta lattea è una condizione comune nei neonati, colpisce circa il 10% dei bambini entro i primi tre mesi di vita. In alcuni bimbi compare più tardi, attorno al quarto o quinto mese. In generale tende a scomparire raggiunto un anno di età, in rarissimi casi dura fino ai 2 anni.
Come possiamo accorgerci che il piccolo ha la dermatite seborroica? Osservando i punti della pelle in cui vi sono maggiori bulbi piliferi e quelli in cui invece la cute tende a sfregare contro se stessa.
Tende a manifestarsi sulla testa, sulle sopracciglia e attorno al naso, con piccole squame appiccicate alla pelle, untuose e dal colore bianco giallognolo, che si asciugheranno col tempo, trasformandosi in croste. Dietro alle orecchie, nella piega del gomito, e tra i rotolini del collo si può invece trovare solo l’arrossamento della pelle: la pelle può essere anche in questo caso umida, ma generalmente non vi è la formazione di croste.
La crosta lattea è poi diversa da altre forme di dermatite, quale la dermatite da pannolino che colpisce l’area del pannolino.
Come togliere la crosta lattea
La crosta lattea non va tolta, poiché tende a sparire da sola, non infastidisce per nulla il piccolo quindi non è necessario ricorrere ad una cura specifica. Però si possono mettere in pratica alcuni accorgimenti. Per esempio, se la patologia coinvolge la testa, laviamo i capelli del bimbo periodicamente, evitando però di usare uno shampoo aggressivo o per adulti.
Se vogliamo, per ammorbidire le croste, possiamo utilizzare un olio emolliente, anche se non ci sono evidenze scientifiche sull’utilizzo di prodotti come il tea tree oil applicato sulla zona interessata con un batuffolo di cotone. In ogni caso sono da evitare l’olio d’oliva o di semi.
Possiamo spazzolare i capelli del piccolo, ma con estrema delicatezza, usando una spazzola dalle setole morbide o un piccolo pettine pettinando contro pelo. Non dobbiamo spaventarci se, insieme alle croste, viene via qualche capello, l’importante è non grattare e non tirare troppo forte, perché rimuovere le croste in maniera forzata potrebbe aumentare il rischio di infezioni.
Si pensa che applicando con un batuffolo sulla zona interessata del licocalcone, derivante dalla radice della liquirizia, le sue proprietà possano ridurre gli arrossamenti, ma non è così. Questo metodo non è efficace e non esistono evidenze scientifiche a riguardo.
Dobbiamo invece chiamare il pediatra o andare in pronto soccorso se la testa del piccolo inizia ad emanare un odore “rancido”, sintomo evidente di un’infezione in corso. Altri campanelli d’allarme dell’aggravarsi della situazione possono essere sanguinamenti o perdita di liquido dalle croste.
È bene rivolgersi a un professionista anche se la crosta si estende a più parti del corpo per distinguerla da altre malattie che possono coinvolgere la pelle del bambino.