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12 Marzo 2023
14:00

La famiglia è una comunità: quando il tuo vicino di casa è una risorsa e non un estraneo

La comunità Sichem è una delle tante in Italia in cui diverse famiglie si accordano per vivere in comunità. Ognuno ha il suo appartamento ma ci sia aiuta vicendevolmente e esistono dei momenti e degli spazi per la vita comune. Inoltre questa comunità ha degli appartamenti volti ad accogliere le famiglie in difficoltà. Ma come si declina in questo contesto il concetto di famiglia? Ne abbiamo parlato con una delle fondatrici, Flavia Agnesi.

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La famiglia è una comunità: quando il tuo vicino di casa è una risorsa e non un estraneo
Comunità Sichem

Nove famiglie a Olgiate Olona rompono il luogo comune secondo il quale ormai non si conoscono nemmeno più i propri vicini di casa. Vivono in appartamenti gli uni accanto agli altri in una cascina ristrutturata che nel mezzo ha un enorme cortile, come quelli di una volta. L’esperienza è nata nel 1999 dal desiderio di un gruppo di tre famiglie di provare a vivere un’esperienza di vita comunitaria. «Non fuggivamo da situazioni di disagio, ognuno di noi era ben integrato nel proprio territorio, ma nasceva sempre più forte in noi il desiderio di poter rendere quotidiano quel legame che riuscivamo a mantenere nelle situazioni non quotidiane, come le vacanze».

Un altro tema che caratterizza le famiglie che fanno parte del gruppo Sichem è quello dell’accoglienza. Le famiglie si aprono ad accogliere situazioni di bisogno, hanno 4 appartamenti per persone e famiglie che attraversano un momento di difficoltà. Qui rimane per un po' di tempo chi arriva nel nostro Paese e ha bisogno di una casa, di una prima accoglienza, di integrarsi. Nel corso della sua vita Flavia Agnesi, che è una delle fondatrici della comunità in cui vive ormai dal 1999, ha visto passare più di 150 persone tra cui una ventina di famiglie per quegli appartamenti. Il ricambio è frequente perché l’idea è quella di aiutare chi chiede aiuto alla comunità Sichem con un percorso di integrazione che poi li porti a muovere i passi in autonomia nella nostra società.

Cos’è la comunità Sichem?

La comunità Sichem è un progetto che nasce nel 1999, dall’idea di tre famiglie che, col passare degli anni, sono diventate 9. «All’inizio non ci conoscevamo tutti, c’è stato un passaparola, ci siamo trovati tra amici e colleghi a parlare dell’idea di creare un’alleanza stabile tra famiglie, che si potessero aiutare nelle cose più banali, come portare i bimbi a scuola o andarli a prendere allo sport, e che poi, unite le forze potessero aiutare altre famiglie in difficoltà».

Le famiglie vivono l’una accanto all’altra, in una cascina ristrutturata a Olgiate Olona, che ha anche degli appartamenti atti ad accogliere famiglie e persone che stanno vivendo un momento di difficoltà. Non c’è una fusione, ci sono degli spazi e dei momenti condivisi se lo si desidera. «Ogni famiglia ha il suo appartamento. Questa divisione consente, anche quando i bimbi sono piccoli, di mantenere un sano distacco e un’intimità necessaria per costruire i legami familiari. Poi quando esci dalla porta di casa sai di trovare qualcuno che non è un estraneo, ma che ha deciso di condividere un pezzo della sua strada con te».

La nostra è un'alleanza stabile tra famiglie che si impegnano anche ad aiutare quelle più in difficoltà

Le famiglie non sono obbligate a stare sempre insieme, ci sono dei momenti e degli spazi strutturati di vita comune, ma nulla è un obbligo, c’è una sera a settimana in cui si ha la possibilità di trovarsi e cenare insieme, anche pregare, ci sono eventi e attività varie, percorsi di formazione, ma poi tutto sta alla volontà e al desiderio di ciascuno.

La comunità mette anche a disposizione 4 appartamenti di accoglienza per le famiglie e le persone che hanno bisogno di un posto in cui stare, in questo momento tutti occupati. Le famiglie che si rivolgono alla comunità Sichem lo fanno perché hanno bisogno di aiuto, sono persone che hanno alle spalle storie di disagi e fatiche, anche economiche, ma non solo.

Comunità sichem

«Noi ci collochiamo a cavallo tra il momento dell’emergenza e il raggiungimento dell’autonomia, lavoriamo a stretto contatto con i servizi sociali, ma cerchiamo di fare in modo che le famiglie non debbano rimanere da noi per troppo tempo, altrimenti si esaurirebbe la nostra disponibilità». Le famiglie in difficoltà stanno presso la comunità mediamente un anno, mantengono bei rapporti con le famiglie che li hanno aiutati e vengono accompagnate nell'integrazione nella società, diventando infine autonome.

Cosa significa per chi vive una vita comunitaria la parola famiglia?

«Per me la famiglia è una modalità particolarmente efficace di dare una risposta a quello che è un bisogno connaturato in ogni essere umano di relazione» dice Flavia Agnesi.

In particolare per le famiglie che fanno parte del gruppo Sichem è un’occasione privilegiata per sperimentare e vivere delle relazioni significative, in un mondo che, ci ricorda Flavia, con l’emergenza pandemica sembra essere diventato ancora più individualista.

Il gruppo Sichem è un’occasione privilegiata per sperimentare e vivere delle relazioni significative

«Le famiglie spesso vivono momenti di disagio, drammatici, convinte che si debba risolvere tutto da soli. Qui da noi viene più facile chiedere aiuto, o almeno confrontarsi, guardarsi così come siamo, imperfetti, umani».

"Famiglia" per il gruppo Sichem significa aiutarsi, sia nei gesti quotidiani, come accompagnare non solo i propri figli a scuola ma anche quelli di altre famiglie, sia in quelli più profondi, quando per esempio si pensa di non sapere bene come educare il proprio bambino in una determinata fase della sua crescita.

La vita comunitaria: cosa dà e cosa toglie?

Per Flavia questa esperienza è sempre stata molto arricchente, si è sentita aiutata ed ha aiutato, vivere insieme a persone provenienti da Paesi diversi con culture diverse permette poi di ampliare le proprie conoscenze.  «Abbiamo organizzato un evento, al quale abbiamo invitato tanti amici “La tavola dei popoli”, alcune famiglie che erano passate dalle nostre stanze di accoglienza hanno cucinato per tutti. L’idea era quella di aprire il gusto e poi mente e cuore a tradizioni diverse dalle nostre».

I nostri figli hanno dovuto condividere spazi e giochi con gli altri bimbi e aiutarli, ma non lo hanno scelto

Ci sono ovviamente delle sfide alle quali tutte queste famiglie si sottopongono ogni giorno, come per esempio non poter sfuggire mai totalmente allo sguardo delle persone con le quali si vive in comunità.  Oppure le perplessità riguardo il futuro dei figli, si insegna da subito la condivisione, che implica fare delle rinunce: «I nostri figli hanno dovuto condividere spazi e giochi con gli altri bimbi, a volte aiutarli, e non lo hanno scelto. Ma alla fine, pensandoci, qualsiasi genitore condiziona i propri figli, proponendogli un modello che pensa sia giusto». In questo senso i genitori della comunità Sichem hanno avuto una risposta molto chiara da parte di uno dei loro figli che, ormai adulto, ha fondato proprio vicino a loro la comunità Pachamama, in cui condivisione di spazi e vita comune si alternano ad attività di ecologia integrale. Se dal loro esempio è nata una comunità simile, vuol dire che i valori della vita comune sono piaciuti e andati a buon fine.

Quando scegliere di vivere una vita comunitaria?

Come in tutte le cose nella vita, serve sentire il desiderio di farle e di aiutare, bisogna interiorizzare che il sentimento umano dell’individualità, del pensare prima al proprio benessere, deve venire dopo il benessere della comunità se si sceglie questo tipo di vita.

Sichem

Ma Flavia Agnesi ci spiega che serve a poco aspettare il momento giusto: «Come nella relazione con l’altro, se tu aspetti di essere perfetto o che l’altro sia perfetto per te, non succederà mai nulla, non si concretizzerà mai la relazione, è nel tempo che le cose si realizzano, non bisogna aspettare che ci sia una situazione ideale, gli esseri umani sbagliano, fanno errori. Si può sempre rimediare e scegliere ciò che ci fa stare meglio».

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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