Cigno, appiccica! è una storia molto divertente di Ludwig Bechstein. Oltre a raccontare di un giovane ragazzo che trova il coraggio di cambiare la sua vita, è famosa per essere estremamente spassosa.
Storia della fiaba
Il “Cigno, appiccica!” è una favola del 1845 dell’autore tedesco Ludwig Bechstein e la sua prima traduzione risale al 1932, quando è stata inserite ne Il Libro delle Fiabe. Nelle sue storie, Bechstein racconta sempre anche un pezzettino della sua infanzia: nei primi nove anni di vita visse in povertà, per poi essere adottato nel 1810 da suo zio un rinomato naturalista e guardia forestale che viveva a Meiningen nel Ducato di Sassonia-Meiningen. Dopo aver studiato filosofia e letteratura a Lipsia e Monaco di Baviera, lavorò come bibliotecario, attività che gli permise di scrivere i suoi componimenti.
Trama
Il Cigno, appiccica! racconta la storia di Goffredo, terzo figlio dopo Giacobbe, Federico; i fratelli maggiori erano robusti e aitanti, il piccolo mingherlino e pallidoccio. Goffredo era sempre vittima delle angherie dei due maggiori, ma non avendo il coraggio di ribellarsi, piangeva disperato quando nessuno lo vedeva. Un giorno, mentre era nel bosco a bruciare legna, incontrò una vecchina, che lo aiutò a trovare la forza per ribellarsi e scappare. Gli raccontò che sul suo cammino avrebbe incontrato un bellissimo cigno bianco legato a un tronco, e che avrebbe dovuto slegarlo e portarlo con sé. E non è tutto, perché la vecchina raccomandò a Goffreddo di intrappolare la gente che avrebbe cercato di staccare una piuma al cigno, pronunciando le parole “Cigno, appiccica!”. E così fece, formando una sorta di corteo involontario di malcapitati. La vecchietta si complimentò e regalò al ragazzo una bacchetta magica.
Giunto in una città dorata, Goffredo incontrò la figlia del re, una principessa molto triste, che quando però vide quella strana comitiva saltellare dietro al ragazzo, si mese a ridere per la prima volta. Il re decise che questo giovane brillante aveva diritto a una bella ricompensa per aver guarito la sua bambina dalla malinconia. Il giovane ottenne una meravigliosa tenuta e il titolo di signore, nonostante il suo più grande desiderio fosse sposare la principessa.
Dopo aver liberato il corteo con la bacchetta magica, salutò la figlia del re che toccò il cigno. Goffredo immediatamente disse “Cigno, appiccica!” e la giovinetta non riuscì più a svincolarsi e dovette seguire il giovane nella bella casa di campagna. Quando furono nel giardino tutto fiorito di gelsomino, che circondava la tenuta, Goffredo si sentì in colpa per averla quasi rapita e toccò la principessa con la sua bacchetta; non voleva tenerla prigioniera per forza! Ma la principessa sorrise e non si allontanò. E così decisero di sposarsi e vivere felici per il resto della vita.
Cosa ci insegna
Cigno, appiccica! è una fiaba di riscatto, perché Goffredo decide di cambiare la sua vita e di non essere vittima di un destino triste e insoddisfacente. Trova quindi il coraggio di andare via di casa, affidarsi a una donna sconosciuta e soprattutto impara a usare l’astuzia. Ognuno di noi ha la sua occasione ed è importante non solo sfruttarla, ma anche saperla riconoscere.
Curiosità
La famosa favola Cigno, appiccica! di Ludwig Bechstein è stata inserita nella mitica raccolta delle Fiabe Sonore ed è assimilabile a L’oca d’oro dei fratelli Grimm.