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17 Giugno 2023
18:00

La fiaba di Pollicino: trama, curiosità e cosa ci insegna

Pollicino è una fiaba pubblicata da Perrault alla fine del Seicento. Dietro la piccola corporatura del suo giovane e astuto protagonista si nasconde un eroico personaggio che utilizza l'intelligenza e la furbizia per superare le avversità e sconfiggere la povertà e i nemici. Pollicino ci insegna che una via d'uscita c'è sempre: basta trovarla con il lume della ragione.

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La fiaba di Pollicino: trama, curiosità e cosa ci insegna
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La fiaba di Pollicino è un racconto ricco di significato e piuttosto antico: risalirebbe addirittura a quattro secoli fa, quando lo scrittore francese Charles Perrault lo pubblicò nella sua raccolta di storie del 1697. Fu letta e tramandata per generazioni e, in tempi più recenti, ci mise mano anche Carlo Collodi, che l’ha tradotta in italiano con il titolo “Puccettino”. La fiaba del giovane e intrepido protagonista che ritrova la dimora dopo essersi perduto nel bosco presenta diversi punti in comune con la fiaba di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm.

Storia della fiaba

A imprimere su carta la storia di Pollicino fu uno scrittore francese, Charles Perrault, che nel Seicento inserì la fiaba nella raccolta di Racconti di Mamma Oca. La miscellanea conteneva in totale 11 le fiabe, incluse le celebri Cappuccetto Rosso, Barbablù, La bella addormentata, Cenerentola e il Gatto con gli Stivali. Anche se l’autore dell’avvincente storia è Perrault, la fiaba risente inevitabilmente della secolare tradizione orale.

Trama

Durante una carestia, un boscaiolo e la moglie, immiseriti e ridotti alla fame, si convincono ad abbandonare i sette figli nel bosco, non avendo più le risorse per sfamarli. Uno di loro, il più piccolo e, al tempo stesso, il più scaltro della combriccola, di nome Pollicino, udita per caso la conversazione dei genitori, architetta un piano per salvare lui e i fratellini dall’abbandono. Si riempie le tasche di sassolini bianchi e quando i genitori lo conducono, insieme ai fratelli, nel bosco con la scusa di aiutarli a tagliare la legna, Pollicino lascia cadere le pietre una a una dietro di sé, tracciando un percorso. Quando mamma e papà se ne sono andati, ritrova così la strada di casa e porta i fratelli con sé in salvo seguendo i sassolini saggiamente seminati lungo la strada. Nel frattempo, il boscaiolo aveva ricevuto del denaro dal signore del villaggio, con cui acquista cibo e provviste per i figli, che mangiano a sazietà.

Presto, però, denaro e alimenti finiscono di nuovo e la storia si ripete: i genitori decidono di sbarazzarsi dei figli lasciandoli nel bosco. L’astuzia di Pollicino a questo giro non li mette al riparo dal pericolo di abbandono: il piccolo, non avendo più sassolini a disposizione, dissemina lungo la strada le briciole dell’unica pagnotta di pane rimasta, che tuttavia vengono mangiate dagli uccellini.

Ad un certo punto, i sette fratellini, soli e sconsolati, scorgono una casa nel bosco e bussano alla porta per chiedere ospitalità. Ad aprire è una donna buona e cordiale, la quale accetta di ospitarli, mettendoli però in guardia dal marito, che è un malvagio Orco con il vizio di mangiare bambini. Quando alla sera l’Orco rientra a casa, sente subito nell’aria l’odore di “carne fresca” e prelibata e comunica alla moglie che mangerà le invitanti prede – cioè, i sette fratellini – l’indomani mattina.

Pollicino non si dà per vinto e mette a punto un nuovo piano. Durante la notte, si introduce nella camera dove dormono le sette figlie dell’Orco, le giovani orchette, e scambia le corone che le fanciulle portano sul capo con i berretti dei fratelli. Al risveglio, l’Orco assassino scambia le figlie per i sette fratellini, decapitando le orchette.

Pollicino e i fratelli fuggono di corsa dalla casa, mentre l’Orco, avendo scoperto il tranello, s’adira e li insegue, indossando un paio di stivali magici, gli stivali delle sette leghe, che gli permettono, appunto, di macinare sette leghe ad ogni passo. Quando l’Orco, stanco, s’addormenta lungo la strada, Pollicino gli ruba gli stivali, torna alla casa dell’Orco e inganna la donna, raccontandole che il marito era stato rapido da una banda di briganti che chiedevano un riscatto. La moglie dell’Orco, spaventata, affida a Pollicino oro e ricchezze.

Il furbo Pollicino, con l’oro in tasca, torna con i fratelli alla casa dei genitori. Grazie agli stivali magici, ottiene vari incarichi dal re e, quindi, compensi economici. Così, la famiglia di Pollicino può continuare a vivere felice e contenta e, soprattutto, e unita.

Cosa ci insegna?

Il motivo della penuria e della ricchezza tornano con ricorrenza nella storia, funzionano come elemento aggregante e disgregante dell’armonia familiare e, addirittura, scandiscono il racconto nelle sue parti. La carestia, la fame, la miseria infatti, sono la condizione scatenante senza la quale la storia non avrebbe un inizio: i genitori abbandonano i figli esclusivamente per povertà, come sottolinea più volte l’autore. La famiglia, poi, si riunisce e torna felice quando il papà riceve un premio in denaro, e di nuovo si separa quando tornano a mancare le provviste. In assenza di risorse, Pollicino utilizza l’ingegno per salvarsi una seconda volta, e, seppure con l’inganno, si appropria dell’oro dell’Orco assassino. Un tesoro che restituisce, di nuovo, stabilità e serenità alla famiglia, che finalmente si riunisce per non lasciarsi più.

Pollicino insegna che l’astuzia e l’intelligenza regnano sul resto e sono strumenti impareggiabili per primeggiare sulla forza fisica o sui possedimenti materiali. La piccola corporatura non arresta lo spirito d'iniziativa di Pollicino, che lotta con i denti di fronte alle avversità per sconfiggere la povertà e i nemici, per superare gli ostacoli e trasformare le avversità in punti di partenza da cui costruire ricchezza. Lui, nonostante sia il più piccolo della famiglia, è l’unico personaggio ad emergere nel corso della narrazione, il solo ad avere un nome proprio e a essere descritto come un eroe, mentre gli altri attori della storia sono intenti a dormire, a mangiare e a vivere passivamente i mali della vita. Pollicino ci insegna che una via d'uscita c'è sempre: basta trovarla con il lume della ragione.

Curiosità

Come abbiamo anticipato, sono tanti i punti in comune di Pollicino con Hansel e Gretel. Nel racconto di Perrault ritroviamo anche molto della mitologia greca: i sassolini ricordano il filo d’Arianna, che per salvare Teseo sconfigge il Minotauro come Pollicino sconfigge l’Orco. Omero nell’avanti Cristo raccontava, in un capitolo dell’Odissea, del mostruoso Polifemo, che teneva in ostaggio i greci di Ulisse che tornavano in patria dalla guerra di Troia, così come l'Orco imprigiona i fratellini durante il loro viaggio di ritorno verso casa.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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