È stato chiesto a 4000 ragazzi tra i 14 e i 26 anni se avessero mai subito violenza dal vivo e online e il 65% di loro ha risposto di sì, con conseguenze gravi sulla propria autostima per il 75% di loro.
Questi sono i numeri provenienti dall'indagine svolta dall’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo, su un campione di rappresentanti della generazione Z. I risultati sono stati presentati questa mattina in un incontro che ha coinvolto le scuole, la Polizia di Stato, la Polizia Postale e delle Comunicazioni Lombardia e OneDay Group.
Interessante notare tra i risultati raccolti come la violenza non sia gender free ma tenda a colpire maschi e femmine in maniera differente a seconda della tipologia di violenza messa in atto.
Tra le forme di violenza indagate tra i ragazzi ci sono state quella psicologica e verbale, che sembra colpire in egual misura maschi e femmine con una percentuale che si aggira attorno al 70%, il bullismo, che colpisce più i maschi (68%) e il cyberbullismo, che colpisce prevalentemente le ragazze (21%). Tanti sono stati anche i ragazzi che hanno detto di aver assistito a atti di violenza fisica tra aggressioni e scherzi pesanti con una media del 65.5%.
Il test sottoposto ai ragazzi prevedeva anche la possibilità di inserire alla voce "sesso" la dicitura "non binario", e chi si è identificato così ha anche registrato le percentuali più alte di tutte le forme di violenza inserite nel questionario: violenze psicologiche o verbali e bullismo (80%), cat calling (66%), molestie sessuali(36%), cyberbullismo (27%).
Alcuni numeri, purtroppo, confermano un trend da sempre esistente, ad essere vittime del catcalling, una forma di violenza verbale che consiste in commenti indesiderati da parte di estranei a sfondo sessuale e di molestie sessuali, sono prettamente le donne, rispettivamente nel 61% e nel 30% dei casi. Le ragazze, infatti nel 41% dei casi si dicono molto spaventate all'idea di dover fare un tragitto per strada da sole, per i pericoli che il mondo nasconde.
Gli intervistati vittime di bullismo o cyberbullismo sono stati derisi per il loro aspetto fisico nel 79% dei casi, per il loro orientamento sessuale nel 15% dei casi, per le proprie origini nel 10.5% dei casi, per l'identità di genere nel 9% dei casi, seguono disabilità e religione.
A spaventare sono le conseguenze di queste forme di bullismo di cui spesso i genitori non sanno nulla e che intrappola i ragazzi in una fitta rete:
- perdita di autostima e di fiducia negli altri per il 75% dei giovani
- ansia sociale e attacchi di panico nel 47%
- isolamento sociale e allontanamento dai coetanei 45%
- difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico 28%
- depressione (28%)
- paura della scuola (24%)
- disturbi alimentari (24%)
- autolesionismo (20%)
A fonte di questi dati viene da chiedersi se i ragazzi stiano vivendo in un mondo sicuro o se si sentano continuamente insidiati dalla violenza online o dal vivo. Il campione analizzato ha confermato di essere spaventato dal web, poiché, subito dopo la scuola sembra per loro essere il luogo maggiormente popolato da violenza. Allarmante che il 66% dei ragazzi non si senta sicuro tra le mura della propria aula, così come che il 39% di loro sia invece spaventato dal web.
Ma i ragazzi della gen-Z sempre iperconnessi cosa temono del web? In ordine il cyberbullismo, il revenge porn, il furto di identità, l'adescamento, le molestie, lo stalking e la solitudine che anche la connessione costante può originare.
6 ragazzi su 10 vorrebbero che il web fosse maggiormente regolamentato, anche se il 30% degli intervistati è così preoccupato dalle insidie del web da pensare che qualsiasi regolamentazione non sarebbe abbastanza restrittiva da proteggerli.
Alla luce dei dati raccolti Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia ha spiegato: «Adottare delle regole stringenti che possano prevenire e limitare la violenza in rete è sempre più fondamentale. Oggi sono gli stessi ragazzi e ragazze a chiedercelo. Ed è nostro dovere ascoltarli, e continuare a dialogare con loro per aumentare la consapevolezza su questi aspetti, perché sono loro le prime vittime di linguaggi e atteggiamenti online sempre più violenti e sempre più pervasivi».
La Fondazione ha agito concretamente presentando una proposta di riforma legislativa che mira a garantire una tutela più effettiva delle vittime di reati online, in modo che per i ragazzi il web possa essere un luogo di incontri piacevole e sicuro.