Quando una donna aspetta un bambino non cambia solo il suo corpo, ma anche la sua mente. Un recente studio pubblicato su Nature da un team di ricercaolandese ha infatti mostrato come il cervello delle mamme in dolce attesa vada incontro ad alcuni mutamenti nella rete neurale, la quale modificherebbe la propria struttura per facilitare il legame con il bimbo in arrivo.
Lo studio
Osservando tramite risonanza magnetica la morfologia della materia grigia di 40 donne incinte in momenti differenti della gravidanza, i ricercatori dell'Amsterdam University Medical Center hanno potuto constatare come alcune aree del cervello legate principalmente alla cognizione sociale e all'auto-rappresentazione andassero a riorganizzarsi in modo sostanziale (nel testo si parla di "plasticità cerebrale), andando a conferire alle madri in questione un nuovo modo di rapportarsi con l'ambiente esterno e, soprattutto, di mettersi nei panni dell'altro.
Un'iniezione di empatia che – evoluzionisticamente parlando – risulta decisamente utile per prendersi cura di un bimbo indifeso e che per molto tempo si affiderà totalmente alle cure genitoriali per poter sopravvivere.
Cosa succede nel cervello della mamma?
A causare una simile "ristrutturazione" cerebrale sarebbero gli enormi cambiamenti ormonali che interessano qualsiasi donna fin dalle prime settimane di gravidanza.
Gli estrogeni – e l'estradiolo in particolare – sembrano svolgere un ruolo da protagonista nel mutamento selettivo di alcune regioni neurali che vanno quindi a influenzare alcune funzioni cerebrali.
Una su tutte, il Default Mode Network (DMN), la fitta rete di neuroni che si attiva quando, ad esempio, divaghiamo con il pensiero o ci collochiamo in un tempo astratto, progettando piani per il futuro o ricordando eventi passati: tale insieme di circuito neurali va infatti a modificarsi per predisporre la madre sia ad accogliere e accudire il bebè in arrivo, sia a percepirsi in modo diverso, maggiormente orientata al proprio compito di cura.
Una conferma scientifica
L'autrice principale della ricerca Elseline Hoekzema non è però nuova a studi del genere. Già nel 2016 infatti la scienziata olandese aveva collaborato con una équipe dell'Univeristà di Madrid per osservare il particolare processo di "potatura" di alcune connessioni neurali per favorire le connessioni cerebrali più utili alla maternità.
Questo fenomeno che rende le madri più emozionalmente sensibili al legame con i figli (nello studio venivano citate le aree del cervello che si attivano quando un genitore vede il sorriso del suo bimbo) non si esaurisce poi con il parto, ma prosegue anche per due anni dopo la nascita del piccolo.