La matematica è un gioco da ragazzi, o meglio, da bambini. Uno studio francese ha infatti dimostrato che fare di conto non sia una dote che si impara tra i banchi di scuola, ma un'abilità innata negli esseri umani. I neonati, già a pochi mesi di vita, hanno un codice matematico nella loro mente che gli permette di avere un'idea precisa delle quantità.
A riportarlo è la rivista "Current biology" in uno studio svolto su 26 bebè, che ha come prima autrice la neuroscienziata di Parma Giulia Gennari.
La ricerca, realizzata nel laboratorio Neurospin dell’Università di Parigi-Saclay, ha avuto 26 piccoli protagonisti, di appena 13 settimane. I bambini non sono stati certo invitati a contare, ma hanno dovuto ascoltare canzoni più brevi o più lunghe, guardare disegni grandi o piccoli, giocare con 12 o 4 palloncini.
Lo studio voleva dimostrare che, come negli adulti, anche i bimbi, fin dalla nascita, hanno nel loro cervello la capacità di distinguere le quantità numeriche a prescindere da quello che stanno osservando, o ascoltando.
Ai piccoli sono state fatte ascoltare 24 canzoni, nel sonno, alcune composte di 4 note altre di 12, suonate da strumenti diversi. Da svegli, invece, hanno potuto osservare diversi disegni, alcuni con 4 animaletti, altri con 12. Tutto questo con una cuffietta in testa foderata con 256 elettrodi, pronta, con l'ausilio dell'Intelligenza Artificiale, a sondare le risposte agli stimoli delle menti delle loro menti.
Sono stati scelti, per lo studio, numeri rappresentativi di quantità ben distinte tra loro, il 12 e il 4, proprio per evitare confusione e rendere chiaro il concetto di breve o di lungo, di poco o di tanto, ai neonati.
E da qui la scoperta, belle notizie anche per i non amanti di formule e numeri, nessuno di noi non è portato per la matematica.
Il cervello dei 26 bambini attivava un gruppo di neuroni, quando era in ascolto della melodia più lunga o quando guardava i 12 animaletti e un altro gruppo di neuroni quando invece si confrontava con la melodia di 4 notte o con i 4 animaletti. Dunque era perfettamente in grado, nonostante la giovanissima età, di distinguere le quantità.
La scoperta è sensazionale e ci permette di ragionare su alcuni temi, innanzitutto che vista questa dote che distingue noi esseri umani dalle macchine, alle quali oggi ci affidiamo per tutto, ma che vanno programmate per funzionare, i bimbi non sono certo tavolozze bianche da riempire, ma esseri umani con un bagaglio di partenza innato considerevole.
E poi che i giochini ai quali hanno partecipato i 26 bimbi parigini, potrebbero entrare a far parte dei programmi scolastici, sin dalla scuola dell'infanzia. Chissà che poi non diventi davvero un gioco da ragazzi imparare tabelline, somme e sottrazioni.