Era il lontano 1923 quando la riforma scolastica voluta da uno dei più importanti intellettuali e filosofi del tempo cambiò per sempre la vita di generazioni e generazioni di studenti.
Da quell'anno infatti l'Esame di Stato divenne l'ultimo scoglio da superare prima di avventurarsi definitivamente nel mondo dei grandi, il faticoso gran finale di un percorso lungo cinque anni e che, una volta terminato, avrebbe le porte all'età adulta, quella vera.
Chi ci è già passato ne ricorda i momenti di tensione e la meravigliosa sensazione di liberà provata quando tutto è finalmente finito. Una montagna russa d'emozioni che ogni genitore si ritrova a rivivere quando la stessa prova tocca ai propri figli.
Ma com'è cambiato nel tempo questo esame che ogni anno porta gli italiani a stringersi attorno all'annata dei maturandi? In occasione del suo centenario, ripercorriamo la storia dell'esame che più di ogni altro continua a segnare la crescita dei nostri ragazzi.
L'inizio con la riforma Gentile
La lunga vita dell'Esame di Stato – questo il nome istituzionale di quello che viene chiamato "maturità" o "esame di maturità" – inizia come già accennato nel 1923, nell'Italia che si stava accingendo ad affrontare gli oltre vent'anni di dittatura fascista.
L'allora Ministro dell'Istruzione Giovanni Gentile – importante filosofo e punto di riferimento per la cultura dell'epoca – volle infatti istituire una prova finale per selezionare alla fine delle scuole superiori solamente le migliori menti del Paese.
Questa visione elitaria e iper-meritocratica che vedeva nella scuola la "palestra" per formare la futura classe dirigente partorì dunque un esame durissimo, costituito da quattro prove scritte e un orale che verteva sul programma di tutti e cinque gli anni precedenti. Come se non bastasse, la commissione esaminatrice veniva formata solamente da memnri esterni all'istituto, spesso attingendo dai severissimi docenti dell'Univeristà.
Un vero incubo, e infatti ogni anno erano tantissimi gli alunni bocciati che venivano stoppati ad un passo dal traguardo.
Soltanto dal 1937 le cose si ammorbidirono leggermente e il mussoliniano di ferro (fino al 1943) Giuseppe Bottai permise agli studenti di prepararsi "solamente" sul programma dell'ultimo anno.
Nel 1940 poi, alla viglia dell'ingresso nel conflitto mondiale, il Ministero alcuni aspetti per venire incontro alla situazione d'emergenza e tutta la commissione d'esame divenne interna, tranne il presidente e il vicepresidente.
Una volta scoppiata la guerra poi, l'esame venne cancellato e sostituito da uno scrutinio finale per permettere alle nuove leve di raggiungere velocemente il fronte di combattimento.
La maturità nel dopoguerra
L'Esame di Stato "duro e puro" tornò però nel 1951 sotto il ministro Guido Gonnella, che però concesse due membri interni in commissione e uno studio meno serrato del terzultimo e penultimo anno di scuola, di cui si dovevano studiare solamente gli argomenti più importanti.
Dopo la caldissima fase di proteste e agitazioni che scossero l'Italia nel 1968, l'anno successivo fu quello che vide l'Esame di Stato cambiare volto per sempre.
Il Ministro Fiorentino Sullo infatti rivoluzionò la maturità istituendo una commissione esterna e un solo dicente interno, una votazione espressa in sessantesimi (60/60 era il voto più alto) due prove scritte e un orale che verteva su solamente due materie scelte dallo studente.
Fu un bel sospiro di sollievo per i ragazzi e le ragazze degli anni '70, '80 e '90, che probabilmente affrontarono la Maturità meno impegnativa tra quelle proposte nei suoi 100 anni di vita.
Il 1999 e il quizzone
Le cose cambiarono nuovamente nel 1999 con il dicastero condotto da Luigi Berlinguer, che applicò una nuova rivoluzione.
Le prove scritte divennero tre:
- Prima prova uguale per tutti: il tema di italiano, con quattro diverse tracce tra le quali scegliere
- Seconda prova con la materia d'indirizzo: greco latino per il Liceo Classico, matematica o fisica per lo Scientifico, seconda lingua per il Linguistico ecc…
- Terza prova con una lista di domande scritte su tutte le materie: questa novità passo alla storia come "il quizzone"
- Tesina multidisciplinare da cui far partire la prova orale
Anche i criteri di valutazione vennero modificati. Il voto finale venne espresso in centesimi (100/100 era il massimo) e fece il proprio esordio il concetto di credito scolastico, una sorta di "tesoretto" formato da un massimo di 20 punti accumulati negli ultimi tre anni di scuola in base alla media del proprio rendimento scolastico.
Le ultime modifiche e la pandemia
Nei primi anni duemila la maturità rimase più o meno la stessa, con solo qualche ritocco durante l'era Letizia Moratti – quando si ridusse al solo presidente di commissione la quota di docenti esterni – e il Ministero di Giuseppe Fioroni, che invece reintrodusse le commissioni miste e aumentò l'ammontare dei crediti derivanti dal percorso scolastico (da 20 a 25).
Un bel riassetto avvenne invece con la Ministra Valeria Fedeli, la quale nel 2018 abolì la terza prova e la tesina all'orale, incrementando notevolmente l'impatto dei crediti scolastici sul giudizio finale, portandoli da 25 a 40.
Anche i criteri d'ammissione all'esame mutarono: dall'annata 2018/2019 solamente chi aveva ottenuto la sufficienza in tutte le materie e aveva superato le prove INVALSI avrebbe potuto cimentarsi con la sfida della Maturità.
Nel 2020 però lo scoppio della pandemia da SARS-CoV-2 cambiò completamente la carte in tavola.
I lunghi periodi del lockdown e l'emergenza sanitaria costrinsero per due anni le autorità a ridurre l'Esame di Stato ad un'unica prova orale da 40 punti sul programma dell'ultimo anno, in modo da limitare al minimo il contatto tra professori e allievi all'interno di un'aula chiusa.
I restanti 60 punti sarebbero stati conferiti in base ai crediti scolastici maturati.
La Maturità oggi
Ora che ci siamo finalmente messi alle spalle il drammatico biennio del COVID-19, l'esame di maturità è tornato alla normalità.
L'attuale Ministro Giuseppe Valditara ha infatti disposto un esame composto da due prove scritte e un orale, con la possibilità di arrivare al massimo delle votazioni anche grazie ad patrimonio di crediti che è tornato al tetto di 40 punti e alla relazione derivata dal periodo di alternanza scuola-lavoro.
I consigli per affrontare gli esami (da genitore)
Chi ha già vissuto le angosce e le gioie della Maturità non può rimettersi sui libri e affrontare le prove al posto dei figli (anche se scommettiamo che qualcuno non se lo farebbe ripetere due volte), tuttavia non mancano i modi per supportare i nostri ragazzi e aiutarli a vivere al meglio questo bellissimo, seppur tribolato, momento di crescita.
Qualche consiglio?
- Niente pressioni: entrare in camera ogni 5 minuti e chiedere "stai studiando?" non è probabilmente il modo migliore per alleggerire la tensione di questi giorni. Essere genitori oppressivi aumenterà solo ansie e insicurezze.
- Valvole di sfogo: molti ragazzi vino piuttosto serenamente le settimane della Maturità, ma altri entrano in un autentico frullatore emozionale. Il nostro compito non è né quello di sminuire ciò che provano (in quel momento l'esame è davvero la cosa più importante del mondo per maturando), né quello di agitarci insieme a loro. Cerchiamo di far sentire la nostra presenza facendoci custodi dei loro sfoghi e dei loro eccessi emotivi, ascoltandoli e provando a confortarli
- Forniamo occasioni di svago: se vediamo che i nostri figli si stanno consumando le palpebre a furia di rileggere i libri di scuola, proviamo a ritagliare un momento in famiglia per strappare i ragazzi dalle loro "sudate carte". Basta una serata in pizzeria o un paio di ore insieme davanti ad una serie Tv per tranquillizzarli e rigenerarli in vista di nuove sessioni di studio.
- Impegno sì, ma niente paura del fallimento: affrontare l'esame con serietà ed impegno è molto importante (anche per questo la chiamiamo prova di maturità), ma non sarà certo un voto a determinare il nostro futuro. Facciamo in modo che i maturandi rendano proprio questo concetto.