La paura fa parte delle 6 emozioni primarie, insieme alla felicità, la rabbia, il disgusto, la tristezza e la sorpresa. Queste emozioni si chiamano anche emozioni universali, perché le proviamo tutti indistintamente. Il bambino inizia ad avere paura sin da quando è nella pancia della mamma. Lì è protetto da urti e forti rumori dal liquido amniotico, ma percependo qualsiasi improvviso cambiamento può spaventarsi.
Questo per dire che la paura ci accompagna sin dalla nascita ed è da considerarsi come un sentimento salva vita. Senza di essa i nostri piccoli e noi stessi, non ci renderemmo conto delle situazioni di pericolo e vivremmo tutto con eccessiva leggerezza. Non considereremmo, per esempio, che toccando una pentola bollente ci si scotta, che attraversando senza guardare si possono fare incidenti, che saltando da un’altezza notevole ci si può fare male.
In generale noi genitori siamo un po’ spaventati dalle paure dei bambini, vorremmo trovare il modo per risolvere sempre tutto ciò che li preoccupa. Ma spiegare la paura ai piccoli senza sminuire i loro sentimenti, evitando di traumatizzarli, sembra un’impresa impossibile. A fornirci ottimi spunti di riflessione è stata la pedagogista Marika Gigliarano, conosciuta sul web come "Pedagogista Marika".
Cos’è la paura?
La paura è un’emozione che proviamo tutti, fin da piccolissimi. Ci sono preoccupazioni irrazionali, quindi infondate, che possiamo risolvere cercando di comprendere la realtà che ci circonda, oppure reali e in questo caso salva vita, come la paura del fuoco o di poter essere investiti.
Ma quando con un occhio aperto e uno ancora chiuso, facciamo spazio nel lettone al nostro piccolo che ci ha appena detto: “Ho paura, posso dormire con te?” non è facile capire da cosa il bimbo è terrorizzato.
«Dipende dall’età, da cosa la sua testa sta macchinando, dalle immagini che ha visto durante il giorno o dalle pulsioni che sente dentro di sé» continua Marika Gigliarano «mentre il piccolo cresce fisicamente e il suo corpo a poco a poco si struttura, si sviluppa anche il suo cervello e con questo paure diverse».
A che età i bambini iniziano ad avere paura?
La paura, come già detto, si manifesta nei piccoli fin dalla nascita. Parliamo ovviamente di paure innate e istintive. Crescendo i bimbi interiorizzano la paura e, a seconda dell’età, si possono trovare escamotage diversi per spiegarla e cercare di risolverla.
Cambia col tempo anche la somatizzazione della paura, passando da un forte pianto, nei primi mesi di vita, a eccessivo pallore o tremore nella crescita.
La pedagogista Marika Gigliarano ci ha spiegato le paure più comuni per fasce d’età:
- 0-6 mesi: la paura più provata in questa fascia d’età è quella dell’abbandono, spesso i piccoli piangono ed è il loro modo di cercare l’attenzione delle figure che li accudiscono. Se non le sentono arrivare si spaventano. «Nella mente dei bambini così piccoli, piangere per richiamare l’attenzione di chi si prende cura di loro è il primo stratagemma per sopravvivere».
- 6 mesi – 1 anno: il piccolo inizia ad essere spaventato dagli estranei, perché è proprio dal sesto mese che la percezione degli spazi si delinea. Dunque inizia a distinguere le persone, quelle che è abituato a vedere da quelle che non ha mai visto o che frequenta meno e che lo preoccupano di più.
- 1 – 3 anni: tra le paure più diffuse in questa fascia d’età abbiamo quella dell’acqua. I bambini iniziano ad aver paura magari di andare al corso di nuoto, anche se lo hanno sempre fatto o addirittura di lavarsi. Un’altra paura che si sviluppa è legata alla selettività alimentare, alcuni piccoli rifiutano cibi verdi o troppo colorati. «Noi genitori possiamo scambiare tutto questo per comuni capricci, invece la selettività alimentare è legata al fatto che un tempo questi cibi erano considerati velenosi. Quindi è insita nell’evoluzione umana lo sviluppo di questa paura».
- 3 – 5 anni: in questa fase il piccolo sviluppa anche alcune paure indotte, quindi che derivano da racconti o reazioni di chi lo circonda, come quella del lupo, degli insetti o di farsi male. Altre preoccupazioni sopraggiungono spontaneamente, come quella del buio, strettamente correlata a quella dei mostri e delle streghe.
- 5 – 6 anni: qui il bambino inizia a farsi delle domande sul funzionamento della vita, si chiede per esempio come è nato, e inizia a sviluppare in parallelo la paura della morte, sua o dei suoi cari.
- 6 – 12 anni: il bambino in questa fase sviluppa paure legate alla propria incolumità, quindi la paura dei ladri, di essere rapito o di avere qualche malattia.
Perché i bambini hanno paura
I motivi per i quali i bambini hanno paura possono essere molteplici, il piccolo ha paura perché prova emozioni come tutti noi. Le paure sono dettate da un istinto auto-protettivo che salva il bambino da situazioni potenzialmente molto dannose.
In altri casi i bimbi hanno paure che non insorgono spontaneamente, ma sono state indotte da noi genitori «Pensiamo alla paura del lupo, il piccolo magari non ne ha mai visto uno, ma lo teme perché le fiabe parlano di questo animale sempre come di un predatore» ci dice la pedagogista Marika Gigliarano.
Alcune paure sono a metà, pensiamo a quella degli insetti, o degli animali domestici, il piccolo potrebbe svilupparla perché sta esplorando il mondo che lo circonda e non conosce queste nuove realtà. «Se la mamma grida alla vista di un ragno, però, il messaggio che arriva al bimbo dall’ambiente è che il ragno è pericoloso e deve starne alla larga. I piccoli imparano osservandoci, il 50% del lavoro per tranquillizzarli lo fa il nostro modo di educarli».
Se dialoghiamo con il bambino, ascoltiamo le sue paure senza assecondarle, gli diamo spiegazioni chiare, evitiamo di rafforzare in lui preoccupazioni smodate.
Come aiuto il piccolo ad affrontare la paura
Per prima cosa dobbiamo ascoltare il bambino: spesso quando lamenta una paura dei mostri, non sta facendo altro che esternare delle sue preoccupazioni che questi personaggi di fantasia incarnano. Una soluzione potrebbe essere quella di dire al bambino di disegnare i mostri e dipingersi insieme a loro, ma vestito da supereroe. In alternativa possiamo inventarci delle storie in cui i mostri di cui ci racconta sono buoni.
«In ogni caso va per prima cosa convalidata l’emozione: facciamo sentire al bambino che lo capiamo, diciamogli che sappiamo che prova davvero una sensazione sgradevole» afferma la dottoressa Marika Gigliarano, spiegando poi che accompagnare il piccolo verso ciò che lo spaventa, senza permettergli di continuo di evitarlo, lo aiuta a non esserne traumatizzato.
«Immaginiamo che il nostro bimbo abbia paura del buio. Possiamo accompagnarlo nella sua cameretta, tenerlo per mano e spegnere la luce dicendogli proprio “Vedrai che quando la riaccendiamo tutte le cose sono al loro posto e non ci sono pericoli in vista"». In alternativa, propone sempre la pedagogista Marika, possiamo far attraversare la cameretta al piccolo con una lucina, che mantenga la penombra ma gli mostri che le cose non si spostano.
«Se il bambino è spaventato dall’acqua non otterremo nulla dicendogli “Ok non andiamo più in piscina” oppure “Ok, non ci laviamo più così spesso”, così facendo gli trasmettiamo il messaggio che fa bene a temere l’acqua». Come soluzione potremmo invece fargli vedere un cartone con i pesciolini o le sirenette in acqua, oppure andare in piscina insieme a lui immergendoci insieme.
Come spiegare il pericolo senza terrorizzare
“Scendi che cadi”, “Smettila, che ti fai male!” sono frasi che spesso diciamo, perché esattamente al pari del nostro piccolo, anche noi abbiamo paura e non è sempre facile mantenere la calma quando sappiamo che qualcosa può essere davvero pericoloso per il nostro bambino.
«Ipotizziamo di essere in mezzo al traffico del mattino, mentre portiamo il nostro bimbo all’asilo, lui piange perché non vuole stare nel passeggino, dobbiamo spiegargli che se cammina mano nella mano con noi e dall’altra parte noi spingiamo il passeggino vuoto, rischiamo di non poterlo proteggere da una macchina che arriva improvvisamente», dice la pedagogista Marika. La dottoressa, però, continua affermando che se il bambino proprio non vuole sentire ragioni è normale agire cercando di proteggerlo da una situazione di pericolo che evidentemente non percepisce, mettendolo comunque sul passeggino.
Per le insidie che si nascondono in casa, invece, suggerisce di agire più sull’ambiente: «Si possono mettere i copripresa sulle prese di corrente, possiamo mettere piccoli cancelli alle scale o la gomma agli spigoli dei mobili». In ogni caso la migliore soluzione è parlare esplicitamente, anche dei pericoli, senza lasciare che il bambino viva sotto una campana di vetro «essere ambigui o puntare a spaventare il piccolo non lo aiuta a crescere, solo a traumatizzarlo, serve sempre una via di mezzo».
A volte nascondiamo delle verità ai bambini, gli copriamo gli occhi davanti a certe scene e le orecchie in certi contesti, in realtà serve solo essere sinceri, anche dicendo al piccolo che alcune realtà non sono per lui. Eviteremo così che la sua fantasia vaghi e che quelle che per noi sono semplici accortezze per la sua serenità, diventino invece dei mostri dai quali desidera scappare.