Giovanna Mezzatesta, la preside del liceo scientifico Piero Bottoni di Milano, in concomitanza con l'uscita dei risultati dell'anno scolastico, ha scritto un'accorata lettera rivolta agli studenti bocciati. Un atto di estrema umanità e rivoluzionario, in una scuola che invece spesso tesse solamente le lodi al merito.
Promossi e bocciati
L'anno scolastico è finito ormai da una settimana e questi sono giorni di emozioni contrastanti per gli alunni italiani. C'è chi dorme sonni tranquilli, perché a scuola è sempre andato bene e non si aspetta grandi sorprese dai tabelloni esposti nell'atrio.
C'è chi sta facendo i conti da mesi ormai, per capire se quel 5.3 in matematica può essere arrotondato a 6, magari togliendo qualcosa a italiano. E poi c'è chi invece lo sa, anche se forse finché non legge scritto "Non ammesso" non lo sa davvero, che quest'anno la promozione è un traguardo irraggiungibile.
A esserne consapevole è anche Giovanna Mezzatesta, preside del liceo scientifico Piero Bottoni di Milano. L'istituto scolastico di via Mac Mahon quest'anno ha registrato il 10% degli studenti bocciati e la dirigente ha voluto rivolgersi proprio a loro. Spesso, da alunni pensiamo alla figura del dirigente scolastico come a qualcuno di estremamente severo, e poco umano, forse perché l'ultimo ammonimento degli insegnanti è sempre "Guarda che ti mando dal preside".
La professoressa Mezzatesta, invece, ha scritto una lettera bellissima, che ha fatto il giro dei social, pensando a quello che stanno provando gli studenti bocciati.
La lettera della preside
La dirigente nella lettera immagina di parlare a un ipotetico "tu", di cui probabilmente conosce perfettamente il volto e la pagella, che ha appena scoperto di essere stato bocciato.
«Immagino che ci starai odiando. Forse starai pensando che nel decidere questa cosa abbiamo voluto punirti. O addirittura che l’abbiamo fatto perché ci stai antipatico/a. No. Non è così che va. So già che non mi crederai (…)Quando alziamo la mano per decidere la non ammissione stiamo male. Bocciare un ragazzo/a significa ammettere di aver fallito».
Così apre la lettera la preside, ribaltando completamente l'idea di una commissione di docenti arrabbiata o delusa da uno studente quando lo boccia. La non ammissione è una sconfitta anche per il corpo docenti, è la consapevolezza di non essere riusciti a costruire una scuola veramente per tutti.
Nonostante questo la preside spiega «Abbiamo perso una partita. Abbiamo giocato male. Ma è una partita, non è tutto il campionato» invitando l'alunno o l'alunna a non abbattersi e a non cambiare scuola.
Un altro tema importante sul quale insiste è il giudizio degli altri, che in adolescenza più che mai colpisce duramente i ragazzi, che arrivi dai genitori, dagli amici o da sconosciuti. «Tanti ti diranno che così resti indietro, che sei un perdente, che non capisci niente: non è così».
La bocciatura allontana dai compagni di classe, fa sentire sbagliati, non adeguati, ma soprattutto fuori tempo. E in una società che il tempo lo ha monetizzato è inevitabile sentire di aver fallito. Per questo la preside dice: «Adesso un anno ti sembra un'eternità. Hai il tempo dalla tua. Fra dieci anni nessuno si ricorderà di questa bocciatura. Tutti guarderanno la persona che sarai diventato/a, non certo quanti anni ci hai messo a finire la scuola».
La lettera si chiude con la sua vicinanza: «Quasi sempre è dagli insuccessi che nascono le più grandi vittorie. Credi in te stesso/a ancora più di prima, come noi faremo con te. E se hai bisogno di piangere, piangi. Presto saranno lacrime di gioia».
Il parere del pedagogista: «La scuola è lo specchio della vita»
La bocciatura è una soglia, se la superi sei promosso, se non la superi sei bocciato. Alla fine è la vita che funziona così. La scuola promuovendo o bocciando, non fa altro che preparare i ragazzi alla vita.
Però la scuola ha anche una missione educativa e deve essere inclusiva, quindi deve diventare flessibile e assecondare le esigenze dei ragazzi. Se un alunno ha delle difficoltà, deve dargli tutti i mezzi possibili per farcela.
Lo scopo della bocciatura è fare luce sulle lacune degli studenti. Un ragazzo che viene bocciato ha delle difficoltà, siano queste emotive, di propensione o di metodo e vanno indagate. La scuola dovrebbe anche saper accompagnare alla bocciatura, già dal mese di gennaio, ascoltare l'alunno e preparare i genitori, per evitare inutili docce fredde.
Ai genitori poi capita di sentirsi in colpa e quindi cercare di scendere a compromessi con l'istituto per evitare la bocciatura al ragazzo. Questo però, anche se si è mossi da uno spirito di protezione, non è giusto per il ragazzo, deve confrontarsi con il suo fallimento e poterlo prendere come un'opportunità.
Ricordiamoci sempre una cosa che a volte ci sfugge: la bocciatura a scuola non è una bocciatura nella vita.