Gentili Ministra Eugenia Roccella e Onorevole Fabio Rampelli,
mi permetto di scrivervi perché, anche se forse non leggerete mai queste parole, avete fatto ieri dichiarazioni pubbliche in televisione e credo che alcune delle cose da voi pronunciate non possano finire con il silenzio o con reazioni politiche dell'opposizione (affermazioni giuste, ma che rimangono sul piano politico).
Mi chiamo Chiara e sono la mamma di un bambino di 3 anni che è stato fortemente voluto, desiderato e amato ancor prima della sua nascita da me e dalla mia compagna. Stiamo insieme da 10 anni e tre anni fa con molta fatica e sofferenza è arrivato il nostro raggio di sole. Parlo di fatica e sofferenza perché, Ministra Roccella, lei é donna, e anche mamma, e forse lo sa: non sempre le cose vanno subito per il verso giusto. Prima che nostro figlio nascesse, abbiamo dovuto affrontare un aborto spontaneo e molti tentativi di fecondazione assistita andati male. Inoltre quella di mio figlio non è stata una gestazione semplice. Otto mesi di gravidanza a rischio che si sono conclusi con un parto prematuro.
Eppure, è stato un bambino aspettato, voluto, amato, ancor prima che venisse al mondo. E posso assicurarle che in situazioni come la nostra (coppie dello stesso sesso che per avere un figlio devono affrontare queste e altre difficoltà) i bambini sono forse fortemente desiderati dieci, cento, mille volte più di altre coppie che voi definireste "normali".
Ma non è di noi che voglio parlarle. Di me e la mia compagna. Perché, giustamente, noi adulti siamo un po' artefici del nostro destino e soprattutto siamo consapevoli di rischi e conseguenze delle nostre scelte e azioni (fermo restando che nessuno di noi genitori omosessuali è un criminale in quanto mamma lesbica o papà gay).
Ministra Roccella, voglio parlarle di mio figlio, un bambino di 3 anni che dalla nascita conosce due genitori che lo amano, lo accudiscono, accorrono di notte quando piange e si prendono cura di lui quando sta male. Perché anche i nostri figli, come tutti i bimbi delle coppie eterosessuali, piangono, cercano un abbraccio, fanno i capricci e chiedono il conforto dei genitori quando hanno paura di qualcosa. E a un bambino nulla importa se a consolarlo sia una mamma o un papà, un manager o un operaio, un politico o un "populista" che aizza le folle. Il bambino ha questo potere magico: ci toglie di dosso ogni maschera o elegante copertura e ci vede per quello che veramente siamo e per il legame (quello vero, affettivo) che ci lega a lui. Lui ci vede per il genitore che siamo e su questo si basa quando istintivamente decide se fidarsi o meno di noi.
Lei ieri ha detto che non esiste una negazione dei diritti dei bambini e che in Italia tutti i bambini hanno gli stessi diritti. Ma mi permetta di dire che non è esattamente così. Ci sono tanti bambini che in Italia non hanno gli stessi diritti di tutti gli altri. Per esempio mio figlio per la legge ha un genitore solo, pur essendo stato cercato e cresciuto da due genitori da prima del suo concepimento. Cosa significa questo per lui? Che l'altra mamma, quella che non l'ha partorito (e vorrei solo far presente che non è neanche vera l'affermazione che la madre biologica è sempre colei che partorisce), non può portarlo all'estero, non può portarlo a fare le vaccinazioni, non può andarlo a prendere a scuola, per esempio. E questo per mio figlio è un diritto leso.
Come la mettiamo poi con le possibilità più brutte a cui nessuno di noi vorrebbe pensare? Lei si è mai vista costretta a fare un testamento privato (o depositato da un notaio) per chiedere, nel caso in cui le fosse accaduto qualcosa, che i suoi figli venissero affidati al padre legale dei bambini? Noi sì. E tutto questo perché c'è un diritto che viene leso a mio figlio e a tutti i bambini che hanno "la colpa" di avere due genitori dello stesso sesso: questo diritto è quello ad avere due genitori.
Su questo punto, Ministra Roccella, lei ci ha già risposto, lo so: la strada da percorrere è l'adozione in casi particolari. "Non è un procedimento lungo, è un metodo semplice e non fa soffrire nessuno", ha dichiarato ieri in tv. Le rispondo punto per punto dato che conosco questa strada.
- Non è affatto breve: richiede circa due anni. Due anni in cui può succedere di tutto, al bambino come ai genitori.
- Non è affatto semplice: prevede che assistenti sociali entrino a casa nostra, nelle nostre dinamiche familiari, nelle nostre dichiarazioni dei redditi, nella nostra situazione psicologica di genitori e di persone. E tutto questo per valutare l'idoneità della nostra capacità genitoriale, nei confronti del bambino di cui ci occupiamo ogni giorno dalla nascita (e anche prima, a dire il vero). Inoltre questo procedimento, oltre che un tempo, ha anche un costo: quello delle spese legali, che non sempre tutte le famiglie possono permettersi.
- Non è affatto vero che non fa soffrire nessuno. A chi fa piacere sentirsi giudicati nella propria capacità genitoriale per veder riconosciuto il proprio ruolo dal punto di vista legale?
A lei, Onorevole Rampelli, che oltre a essere un politico è anche il Vicepresidente della Camera dei Deputati, una sola cosa mi sento di dire. Da mamma, prima che da cittadina italiana. La prego, pensi bene alle parole da utilizzare prima di parlare in diretta televisiva. Accostare il termine "spacciare" a quelli di "genitori" e "bambini" non è solo sbagliato. È ingiusto, irrispettoso e ferisce al cuore. Le mamme, i papà, i figli. Anche quelli "biologici", come li chiamate voi. Le parole hanno un valore, un significato e un peso. E voi politici avete delle responsabilità anche nell'uso corretto dei termini, a prescindere dallo schieramento politico e dalle vostre idee.
Con la determinazione di una madre che non sente difeso e tutelato il proprio figlio,
Con l'educazione di una persona che crede fermamente che lo scontro sia un'arma che non porti a nulla di buono,
Con l'onestà di una cittadina spaventata dalla cattiveria gratuita che non guarda in faccia i sentimenti, gli affetti e la vita famigliare
Con la speranza di chi un figlio lo ama e lo educa per avere un mondo migliore di quello in cui stiamo vivendo oggi,
Vi ringrazio e vi saluto.
Chiara, una mamma italiana.