È il momento più temuto dell'anno, la riunione a scuola più pericolosa, l'incontro che mette più ansia: quello in cui verrà eletto il rappresentante dei genitori. "Eletto" è un parolone. Ho visto persone "elette" in contumacia e avvisate solo via WhatsApp, e altre trattenute peggio del futuro imperatore Claudio prelevato dai pretoriani. Nessuno vuole fare il rappresentante, nessuno, a parte persone votate al martirio o amanti dell'autorità.
Io sono stata fregata due volte: della prima, ricordo che urlavo "No, nooooo!", mentre le maestre dicevano "Verbalizza, verbalizza, è lei!", e la seconda perché mi fu promesso che si sarebbe trattato di un incarico temporaneo e che, alla prima assemblea, ne avrebbero eletto un altro. Finimmo in lockdown. E che assemblee vuoi fare…
Il rappresentante non deve prendere nulla sul personale, deve sapere che spesso anticiperà soldi che non rivedrà mai più, deve avere una notevole faccia tosta e deve farsi scivolare addosso i problemi degli altri per non impazzire. Ma, contemporaneamente, deve accogliere le istanze di tutti come se fossero le proprie. Deve ignorare messaggi a orari improponibili, bandire i vocali, fare meditazione almeno un'ora al giorno, bere camomilla o, in alternativa, qualcosa di forte.
Il rappresentante si incattivisce, finisce con l'odiare tutti, si presenta all'uscita con cappello e occhiali scuri sperando di passare inosservato per non essere bloccato dal genitore che vuole sì la finestra aperta, ma solo dalle 8:43 alle 9:25, perché la concentrazione di pollini, polveri sottili, radiazioni da Marte è più bassa in quella fascia oraria.
Il rappresentante dei genitori non può permettersi smartphone con sensori di prossimità difettosi, perché rischia che partano a tutto volume messaggi vocali con improperi (sì, perché i vocali li ha banditi ma non frega nulla a nessuno) davanti ai pargoli mentre cucina. Il rappresentante dovrebbe essere pagato. È diventato il parafulmine delle scuole, la valvola di sfogo dei genitori. Fa comodo a chiunque tranne che a se stesso.
Per favore, torniamo ai messaggi scritti sui diari dei ragazzi. E faccio un appello a tutti: prima di rompere le scatole al vostro rappresentante, chiedetevi se quella comunicazione è proprio così urgente, se è proprio necessario scriverla, se non si può mandare una mail direttamente alla scuola. Il mondo gira: il prossimo anno questo guaio potrebbe colpire voi. Nessuno è al sicuro.