Le allergie pediatriche sono in aumento, si verificano con una frequenza tre volte maggiore rispetto al decennio scorso, già nei bimbi sotto i 3 anni. Questi dati allarmanti hanno messo in moto un gruppo di ricercatori del Ceinge, centro di biotecnologie avanzate dell’Università Federico II di Napoli, che ha trovato nelle pietanze ultra processate, per intenderci “il cibo spazzatura”, la causa delle allergie nei più piccoli.
Spesso quando in famiglia ci si reca al ristorante con un bimbo piccolo, per tenerlo tranquillo ed evitare che inizia a gridare perché la pietanza che abbiamo scelto per lui proprio non gli va, tendiamo a scegliere “il menù bambini”. Ecco arrivare una fumante porzione di patatine fritte, hamburger con salse, wurstel o una cotoletta impanata. Ma sappiamo davvero quali rischi si celino dietro al cibo che fa venire l’acquolina in bocca ai più piccoli?
Uno studio condotto in Campania e coordinato da Roberto Berni Canani, ordinario di Pediatria e direttore del Programma di Allergologia pediatrica dell’Università Federico II e del Laboratorio di ImmunoNutrizione del Ceinge, e pubblicato sulla rivista rivista di allergologia e di immunologia clinica Journal of Allergy and Clinical Immunology, ha dimostrato che negli ultimi 10 anni le allergie pediatriche sono aumentate del 34%.
L’aumento delle allergie si è verificato negli anni con una frequenza tre volte maggiore nei piccoli sotto i 3 anni. Questo innalzamento vertiginoso ha portato i ricercatori ad indagarne le cause e a scoprire che l’autore principale dell’aumento di allergie pediatriche sarebbe proprio il cibo spazzatura.
Merendine, snack, patatine fritte, cotolette e pizze surgelate, wurstel, bibite gassate e zuccherine, hamburger, pane e focacce, tutti comfort food che hanno un forte impatto sull’intestino dei piccoli. Gustosi e saporiti invogliano i bimbi all’assaggio ma, spiega il pediatra Berni Canani: «Sono molto ricchi di quello che fa male e poco o niente di quello che fa bene».
Riferendosi a dati americani che, spiega il professore, non sono però troppo distanti da quelli del Bel Paese, il 67% della dieta dei piccoli è composta proprio da questi cibi, facili da cucinare, da infilare nello zaino per la merenda a metà mattina e per non doversi confrontare con il continuo rifiuto dei bimbi davanti alla forchetta.
Il docente ha elencato cosa si trova all’interno di questi prodotti, che tutti infiliamo nel carrello senza leggere troppo accuratamente l’etichetta:«Sono ricchi di zuccheri, sale, carboidrati e grassi idrogenati e poveri di fibre, proteine, vitamine e minerali». Insomma, a mancare sono proprio quei valori nutrizionali indispensabili alla crescita dei bambini.
Lo studio è stato condotto sulle cellule intestinali di 105.151 bambini campani, divisi equamente tra bimbi sani, a rischio allergia o affetti da allergie pediatriche. I genitori dei piccoli hanno dovuto compilare per una sorta di diario delle pietanze che i piccoli ingerivano nel corso di una settimana, elencando ogni ingrediente presente nei piatti.
Agli occhi degli studiosi è stato da subito evidente, come ha spiegato il professore, che «Il consumo di alimenti ultra processati era quasi il doppio nei bambini che avevano sviluppato allergia alimentare rispetto ai bambini sani».
Inoltre, a seguito di un test non invasivo condotto sulle cellule della pelle dei bimbi, è stato trovato un accumulo di sostanze dannose proprio nell'epitelio dei bimbi che più erano avvezzi a mangiare cibi ultra processati.
Insomma questi cibi sono in grado di dare vita ad allergie nei bambini che ne fanno abbondante uso, poiché determinano alterazioni della barriera intestinale dei piccoli, infiammazione di conseguenza una risposta allergica.
Il team di studiosi allarmato dai risultati ha subito fatto richiesta per una campagna di sensibilizzazione sull’argomento e si sta già muovendo per portarla all'interno delle scuole. «Va ridotto drasticamente il consumo di alimenti commerciali ultra processati e favorito il consumo da parte dei nostri bambini di alimenti freschi e ricchi di frutta, verdure, olio d’oliva, pesce e legumi. Meglio se cotti a basse temperature» ha raccomandato il pediatra Berni Canani.