Le vere protagoniste di Carnevale sono le maschere. Arlecchino e Pulcinella sono i nomi più noti, ma si conoscono ancora le storie di Pierrot, Rugantino e Pantalone?
Molti bambini non conoscono le maschere della tradizione italiana e probabilmente ci chiedono un costume da principessa, Pokemon, Sirenetta, Harry Potter o Jack Sparrow dei Pirata dei Caraibi. È giusto assecondare i tempi e i desideri dei più piccoli, è però anche bello raccontargli quelle figure che hanno caratterizzato sia la tradizione sia la Commedia dell’arte.
La parola maschera deriva dall'arabo mascarà e significa scherno, satira. E nel teatro greco e in quello romano la maschera veniva usata dagli attori per sottolineare i tratti del personaggio che interpretavano. Ecco le maschere di Carnevale italiane e la loro storia.
Arlecchino
Arlecchino è la maschera di Bergamo. È famoso per il suo vestito colorato, pare che l’originale abbia ben 100 colori diversi. È così variopinto perché il costume è stato realizzato con avanzi di stoffa, che sono stati donati ad Arlecchino, noto per essere povero, dagli amici. Caratterialmente non è descritto come una brava persona: è avaro, spesso sciocco, piedino di debiti, ma è anche capace di adattarsi alla situazione. Il suo principale antagonista è Brighella, che come dice il nome, è attaccabrighe e imbroglione.
Dottor Balanzone
Il Dottor Balanzone è una maschera tipica di Bologna. È un uomo noioso, sapiente, dotto, ma anche inconcludente. Indossa una lunga toga nera, il panciotto e i pantaloni neri, mentre in testa ha cappello a falde larghe. Porta calze bianche e scarpe nere con il tacchetto. Ha i baffetti all’insù e un libro sotto il braccio.
Pulcinella
Pulicinella è la maschera di Napoli. Si tratta di un servo molto astuto e rappresenta la rivincita del popolo sui ricchi potenti. Il costume è semplice, perché indossa un camicione e un capello bianco, ma è caratterizzato da una maschera nera con il naso adunco.
Gianduja
Gianduja è una maschera popolare torinese nata nel 1798. Il nome deriva dall’espressione piemontese “Gioan d’la douja”, che vuol dire Giovanni del boccale. Ha le qualità dei piemontesi: è elegante, rafffinato, ma anche testardo e sospettoso. Il suo costume è abbastanza lavorato. Indossa un tricorno e la parrucca con il codino.
Ha una giacca di panno color marrone, bordata di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. Sul collo porta un fiocco verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore. Ha le scarpe di color nero e i calzini rossi..
Colombina
Colombina è una maschera di Venezia. Rappresenta una serva chiacchierona e furba, molto legata alla sua padrona Rosaura. È vivace, allegra, un civetta e molto bugiarda. Non va d’accordo con i vecchi padroni e soprattutto con chi osa mancarle di rispetto. Indossa un abito semplice, a fiori bianchi e blu, con delle balze, delle calze rosse, un grembiule mal ridotto e una cuffietta bianca.
Pantalone
Pantalone è un’altra maschera della tradizione veneziana. Rappresenta un mercante vecchio e brontolone, a cui interessano solo i soldi. Le uniche che riescono a tenergli testa sono la moglie e le figlie. Assomiglia un po’ al dottor Balanzone. Ha abiti semplici e ai piedi porta le pantofole. Indossa un camicione e una calzamaglia rossi con un colletto bianco e sopra un mantello nero. Porta una maschera in faccia e una cinta alla vita. In testa ha una cuffia aderente che sembra un tutt’uno con la maschera.
Pierrot
La maschera di Pierrot è iconica. Nasce in Italia verso la fine del Cinquecento e deriva dal personaggio italiano della Commedia dell’Arte Pedrolino, uno dei primi Zanni, interpretato, nella celebre Compagnia dei Gelosi, da Giovanni Pellesini, alla fine del ’500. Il nome è dunque un francesismo.
Rugantino
Il Rugantino è una delle maschere più famose della tradizione. Come tante altre, prima di diventare uno dei protagonisti del teatro popolare, il personaggio nasce come burattino. Il nome deriva dall’abitudine di “rugà”, di agire e parlare con strafottenza. Infatti, il Rugantino è insolente, ma non è cattivo, anzi è un po’ vile. Inizialmente era vestito da gendarm, ma con il tempo ha indossato i panni civili, un po’ consunti.