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14 Ottobre 2023
9:00

Le tecniche non farmacologiche per gestire il dolore del parto

Il dolore durante il travaglio di parto è un aspetto fisiologico. Molte tecniche non farmacologiche possono essere validi alleati per contrastarlo. Vediamo quali sono e che benefici riescono ad apportare.

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Le tecniche non farmacologiche per gestire il dolore del parto
Ostetrico
Le tecniche non farmacologiche per gestire il dolore del parto

Quello del travaglio e del parto è un dolore con un significato: da una parte protegge e, dall’altra, guida le donne a vivere una delle esperienze più significative di tutta la loro vita. Ciò non significa, però, che non ci possano essere strategie per contrastarlo.

Vivere l’esperienza del travaglio e del parto cercando di ridurre il dolore è infatti uno degli obiettivi della medicina del nostro secolo. Ma abbiamo comunque il dovere di ricordare che, nonostante la moderna scienza medica ci mostri un approccio farmacologico predominante, per limitare il dolore non sono per forza necessari i farmaci: esistono molte tecniche non farmacologiche, infatti, che meritano di essere prese in considerazione.

Sostegno emotivo

Potrebbe sembrare banale ma non lo è affatto: tra i metodi più efficaci per contrastare il dolore rimangono la consapevolezza e il sostegno personale. Non essere da soli ad affrontare il momento del travaglio e del parto significa, infatti, sentire di poter sempre contare su ascolto e accoglienza.

La presenza costante del personale ostetrico (in una assistenza dedicata one to one) e di una persona di fiducia scelta dalla donna, diventano in questo caso fondamentali per l’incoraggiamento e la rassicurazione e possono concretizzarsi in più forme: da una parte la relazione terapeutica che vuole accogliere, contenere e, al bisogno, guidare la donna e la coppia nel percorso di maternità e paternità; dall’altra l’effettivo contatto fisico con la possibilità di eseguire massaggi rilassanti e impacchi caldi, in linea con i desideri della partoriente.

Movimento e posizioni libere

Il travaglio non è una malattia ma la naturale evoluzione della gravidanza e la risposta fisiologica indispensabile al dolore è il movimento: la libertà di movimento, dunque, è un aspetto estremamente importante durante tutte le fasi del travaglio di parto.

Le ostetriche sono dall’alba dei tempi esperte nel prendere in considerazione le posture materne al fine di favorire la correzione delle mal posizioni fetali e, di conseguenza, la progressione del travaglio stesso.

La scelta della posizione da assumere può essere senza dubbio guidata e consigliata da chi, assistendo la paziente, valuta la necessità di alcuni atteggiamenti più di altri. Ma non va sottovalutata la capacità innata che qualsiasi donna è in grado di sviluppare, ascoltando attivamente il proprio corpo e i segnali che ne derivano e valutando quanto ritiene più utile per sé: in questo caso una posizione, magari, verrà più naturale delle altre perché asseconderà i bisogni fisici di quello specifico momento, riducendo una sensazione o amplificando, in altri contesti, la possibilità di incanalare la giusta energia.

parto posizione

Se quindi ci chiediamo quale potrebbe essere la postura migliore da avere durante un travaglio non troveremo mai una risposta univoca quanto invece una idea calata su ogni singola donna: da un lato, quindi, la letteratura scientifica è unanime e concorde nel suggerire posizioni come quella a carponi per favorire la rotazione del feto e la flessione della testa con il conseguente ingresso della stessa nel canale del parto o di consigliare quella accovacciata per incentivare le spinte e sfruttare la forza di gravità in aiuto all’evento.

Ma non ci dovrà stupire se qualche donna troverà assolutamente inibente o scomoda la stessa posizione che per un’altra è stata fondamentale per portare a termine il parto.

Posizioni e rilassamento

La respirazione è un altro cardine della gestione del travaglio di parto. Ma in questo caso mi permetto di fare un passo indietro: la respirazione, infatti, è un pilastro della vita stessa. Ma noi, crescendo, ne perdiamo la naturalezza e con essa le potenzialità.

Cerco di spiegarmi meglio: avete mai osservato un bambino mentre respira? E un adulto?

Probabilmente non ci avete mai fatto caso ma, se lo faceste, potreste notare con ogni probabilità delle differenze fondamentali. Se l’adulto muove principalmente il torace, infatti, potremmo quasi dire che un bambino respira con la pancia: si tratta della respirazione diaframmatica, meno superficiale e per questo, solitamente, più ricca di benefici per il corpo. Ad onor del vero anche tra maschi e femmine esiste una differenza nella respirazione: ma in questo caso è il sesso maschile a tendere a privilegiare la respirazione diaframmatica anche in età adulta.

dolore parto

Ma per il parto questa è una funzione essenziale da recuperare: oltre ad ossigenare molto meglio i tessuti, infatti, il rallentamento del respiro ha una forte valenza antidolorifica. Dominare la respirazione è fondamentale per non farsi prendere dal panico mantenendo il controllo durante le contrazioni, in particolare nella fase dell’espiro.

Si dice, infatti che più che spingere sarebbe meglio “espirare” fuori il bambino. Modulare con dolcezza la fuoriuscita dell’aria, infatti, oltre ad aiutare a controllare il dolore e la forza, evita lacerazioni perineali e garantisce al feto un apporto migliore di ossigeno durante la nascita.

Prolungare la fase di espirazione ha un enorme potere calmante grazie alla secrezione di endorfine ed al crollo dell’adrenalina in circolo: tutto ciò contribuisce a ridurre le resistenze muscolari, favorendo il rilassamento e la discesa del bambino nel canale del parto.

L'acqua

L’acqua è la componente essenziale della vita. Non stupisce, pertanto, che possa essere un privilegio anche la sua azione per contrastare il dolore.

Bisogna tuttavia anche qui partire da una precisazione necessaria: i benefici dell’acqua sono indiscussi ma la sua azione in travaglio dipende molto dal tipo di esperienza personale. Ci sono donne, infatti, che non si sentono a loro agio nello stare in ammollo o sotto la doccia.

Ecco che allora in questo caso potrebbe non essere troppo vantaggioso propendere per questo tipo di conduzione del travaglio e del parto: si tratta quindi sempre e comunque di una scelta che deve essere valutata e ponderata sulle caratteristiche della donna che deve partorire.

Fatta salva questa eccezione, comunque, per chi si approccia all’acqua i vantaggi sono numerosi: le docce calde prima (durante la fase di prodromi di travaglio) e l’immersione in vasca poi, negli ospedali che sono attrezzati, possono costituire un vero toccasana e ridurre notevolmente i tempi della fase dilatante (la parte di travaglio cioè che attraverso le contrazioni porta alla dilatazione completa della cervice uterina).

Chiaramente la possibilità di vivere alcune fasi del travaglio e/o il parto in acqua deve sottostare a dei rigidi protocolli ospedalieri.

Le vasche deputate a questa funzione, infatti, necessitano di essere sanificate tutti i giorni e dopo ogni utilizzo, devono avere la capacità di mantenere costante la temperatura dell’acqua ed essere in grado di svuotarsi istantaneamente nel caso in cui si rendesse necessario effettuare delle procedure all’asciutto. Ricevono inoltre dei controlli periodici accurati con prelievi di campioni di acqua e tamponi alle tubature: il tutto al solo ed unico scopo di preservare l’incolumità di madre e bambino impedendo il propagarsi di infezioni.

La nascita in acqua per il bimbo potrebbe essere giudicata meno traumatica: passare dal liquido amniotico ad un altro fluido caldo è forse uno step meno duro rispetto alla rumorosa e ben più fredda sala parto. Ma bisogna anche ricordare poi che, quando esce dall’acqua, rischia di raffreddarsi molto più velocemente se non viene correttamente asciugato ed è quindi importante che si preveda la modalità di mantenerlo al caldo nel tempo. ù

Nel 2024 usciranno comunque i risultati del “pool study”, il primo vero studio sui benefici e i rischi del parto in acqua. Potremo, quindi, in quell’occasione darci un appuntamento per una nuova valutazione.

Idropuntura

Sempre sfruttando l’acqua si può arrivare ad una tecnica di palliazione del dolore un po’ meno conosciuta. In questo caso, però, parliamo di acqua sterile che, attraverso una puntura sottocutanea, viene iniettata su alcuni punti dislocati lungo i meridiani energetici secondo la medicina tradizionale cinese.

La soluzione fisiologica sterile si organizza in cuscinetti sotto la pelle che determinano una pressione su determinate zone, quasi alla stregua di un massaggio che va a ridurre il dolore. Si tratta di una metodica completamente sicura e priva di effetti collaterali ma ancora troppo poco conosciuta e padroneggiata dal personale sanitario.

Considerando il potenziale, tuttavia, potrà essere un valido sviluppo durante i prossimi anni.

Digitopressione

Collegata alla Medicina tradizionale cinese c’è anche la digitopressione. Anche in questo caso, per praticarla, serve però una conoscenza profonda delle teorie che ne stanno alla base: la medicina orientale antica ha da sempre studiato i flussi di energia che, dentro al corpo, scorrono lungo i meridiani quasi in un processo equivalente a quello dello scorrimento del sangue e della linfa.

Collegati a questi meridiani, però, affiorano circa 600 punti, ciascuno dei quali risulta collegato ad un organo o ad un distretto corporeo.

Secondo la digitopressione, agire su queste zone, permette di attivare riflessi che possono aiutare a controllare e ridurre il dolore anche durante il travaglio. I punti specifici per applicare una pressione in grado di indurre benefici durante le contrazioni sono ad esempio il dorso della mano, la parte interna della gamba vicino alla caviglia e il sacro.

Aromaterapia

Talvolta cadiamo nell’errore di pensare che, tutto ciò che non è farmaco, possa essere usato serenamente e senza particolari attenzioni. In verità non è così: saper utilizzare tecniche come l’aromaterapia, ad esempio, richiede una grandissima competenza erboristica e degli olii essenziali.

Le essenze aromatiche sono utili in generale per incrementare il benessere fisico e psichico e rafforzare la fiducia nelle proprie capacità. Sono inoltre in grado di favorire il rilassamento riducendo ansia, stress, agitazione ed apprensione. E questo riescono a farlo non solo durante il momento del travaglio e del parto ma già durante il corso della gravidanza.

Le essenze aromatiche aiutano ad benessere psicofisico e rafforzare la fiducia nelle proprie capacità

Aono molte le donne che beneficiano dell’aromaterapia già dai primi mesi per migliorare il sonno ed il riposo o contrastare uno dei sintomi più fastidiosi del primo trimestre come la nausea gravidica.

Durante il travaglio, inoltre, l’utilizzo di unguenti aromatici può permettere un sano coinvolgimento del partner in massaggi rilassanti e ossitocici.

Il panorama di possibili azioni non farmacologiche per la gestione del dolore in travaglio di parto risulta quindi estremamente ampio e significativo. Le proposte sono molto diversificate e riescono, quindi, ad abbracciare il sentire e il desiderio specifico di ogni singola donna che si approccia all’evento nascita.

Ed è proprio in questo, comunque, che si gioca tutto: sull’unicità di ogni persona che, per prima, si deve sentire ascoltata, compresa e assecondata nei propri bisogni. Solo un ambiente che favorisce l’intimità, l’accettazione ed il rispetto è in grado davvero di diventare il perno di una buona gestione del dolore.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Riccardo Federle
Ostetrico
Laureato in ostetricia nel 2013 con 110/110 e lode, dopo una specializzazione triennale dedicata alla medicina non convenzionale (2017) nel 2020 ho conseguito un master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” e uno in “Medical Humanities”. Nel 2023 ho terminato un master in “Management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”. Ostetrico e referente rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, sono socio fondatore e presidente dell’associazione di divulgazione scientifica “La Lampada delle Scienze”. Mi occupo inoltre di progetti scolastici e consulenze aziendali.
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