Già all’asilo nido il piccolo sperimenta il primo approccio a degli adulti che non sono i genitori, i suoi nonni, gli zii e che hanno però l’obiettivo di educarlo e farlo crescere.
Il distacco non è mai semplice ma è giusto che avvenga tra i 3 e i 5 anni del piccolo perché proprio in questa fascia d'età i bimbi iniziano ad essere particolarmente curiosi, ad avere il desiderio di apprendere, di conoscere e comprendere le regole, di viaggiare con la fantasia, provando anche le prime paure.
La scuola, così come la società e la famiglia, si è evoluta nei secoli e se gli istituti dedicati alla prima infanzia nel lontano ‘800 erano volti semplicemente a dare assistenza ai genitori nel caso in cui fossero stati entrambi lavoratori, potendo permettere loro di lasciare i loro figli in un luogo che li avrebbe accuditi più che educati. É solo dopo la prima metà del ‘900 che finalmente vennero elaborati programmi scolastici e metodi educativi che mettessero al centro il bimbo e i suoi bisogni.
I metodi educativi a scuola
Tanti sono i metodi educativi, alcuni autoctoni, altri arrivano da lontano, che sono stati adottati dalle scuole italiane. É difficilissimo scegliere quello giusto per il nostro piccolo, anche se studiando l’approccio educativo di ciascun istituto possiamo trovare quello più in linea con il nostro metodo educativo. Perché la cosa importante è che noi genitori, chi si occupa del nostro piccolo durante il giorno e i loro insegnanti cerchiamo tutti insieme di mantenere una linea educativa comune per non confondere il bambino e fare il suo meglio.
Tra i metodi educativi più conosciuti ci sono:
- Il metodo Montessori: le scuole di ispirazione montessoriana hanno alla base l’idea che i bimbi siano autonomi, abbiano bisogno dell’adulto solo in quanto supervisore. I bimbi scelgono quando giocare e quando partecipare alle lezioni che spesso sono specifiche per ogni bambino. Apparecchiano la tavola, sistemano i giocattoli negli scaffali, tutto in un mondo costruito su misura per loro.
- La pedagogia Waldorf o Steineriana: ispirata alla pedagogia di Steiner, da ampio rilievo alle materie artistiche. Steiner era convinto che le fasi dello sviluppo del bambino fossero 3, di 7 anni ciascuna, e che in ognuna di queste i piccoli sviluppassero diverse abilità e quindi la passione per diverse materie, dall’arte alla topografia, l’agricoltura e l’economia. I bimbi imparano sempre per imitazione, dunque si devono mettere in gioco e toccare con mano la realtà. Per la pedagogia Steineriana di estrema importanza è anche la natura e che il piccolo viva un intenso rapporto con la stessa. Il metodo tende poi a disincentivare l’utilizzo di qualsiasi strumento tecnologico.
- Il metodo Happy Child: è un metodo basato sull’idea che il cervello del bimbo vada stimolato fin da subito con tante attività, quali per esempio lo studio di una lingua straniera, o attività di psicomotricità, che lo aiutino a sviluppare coordinazione e movimento. É già nella fascia 0-6 che il piccolo dovrà essere anche avvicinato alla matematica o alla musica.
- Il modello finlandese: una scuola da sogno quella che arriva dalla fredda Finlandia, senza voti, con pause di 15 minuti tra una lezione e l’altra, lezioni teoriche sempre accompagnate da momenti di lavoro di gruppo. I compiti a casa sono un antico ricordo e si inizia a 7 anni.
- Tanti istituti oggi provano a togliere i voti nelle scuole, cercando di capire se un approccio meno volto al risultato eccellente, alla comparazione con gli altri e più teso a capire se il bambino ha davvero compreso tutto, sia meglio.
Il bambino al centro
Tutti i metodi educativi, seppur molto diversi tra loro, hanno alla base un concetto fondamentale, che per anni è stato trascurato: il piccolo con le sue specifiche caratteristiche deve sempre essere messo al centro. Durante il suo sviluppo il bambino di anno in anno acquisisce nuove competenze, e bisogna puntare proprio su quelle, con piani didattici che gli permettano di apprendere in maniera semplice, divertendosi e trovando la scuola un posto stimolante.
Ma come fare? Poche sono le parole chiave che tutti, noi genitori prima e gli insegnanti poi, dobbiamo mettere in pratica: osservare, accompagnare, comprendere e ascoltare. Fatto ciò sapremo sempre che il bimbo sarà messo nelle migliori condizioni per sviluppare le sue capacità e i suoi specifici interessi.