Chiara Niccolini ex ginnasta agonista, attuale allenatrice di ASD ginnica Arsagym, ci ha raccontato il mondo della ginnastica ritmica, spesso al centro delle polemiche per i metodi di allenamento troppo rigidi, la dura disciplina alimentare e l’eccessiva magrezza di molte atlete di alto livello.
L’amore per la ginnastica ritmica le scorre nelle vene ed è sempre stato troppo forte per farle abbandonare la pedana, anche quando qualche commento sul fisico è piombato su di lei. Oggi allena un gruppo di ginnaste dagli 8 ai 23 anni, creando un clima sereno e portando avanti un tipo di ginnastica ritmica che riscatta questa meravigliosa ed elegante disciplina da tutte le brutture che abbiamo sentito in questi anni.
L’amore per la ginnastica senza tempo
Chiara ha iniziato a praticare ginnastica ritmica a soli 8 anni, perché le sue compagne di classe facevano lo stesso ed era pratico anche per i suoi genitori organizzarsi con gli altri per la tratta scuola-palestra. «Sono stata quasi subito promossa ai corsi avanzati, ma all’inizio non ero per nulla consapevole delle mie potenzialità. Ricordo come fosse ieri la prima gara e lo stupore immenso che ho provato nel vincerla».
Se all’inizio Chiara viveva la ginnastica ritmica come un divertimento, col tempo ha imparato a praticarla mettendoci sempre più impegno. Le gare si sono fatte più complesse e gli allenamenti molto più intensi. Nonostante questo quando Chiara gareggiava la situazione era molto più distesa di quanto non lo sia oggi per chi fa sport ad alti livelli.
Per lei conciliare la sua vita di studentessa con quella di atleta ai tempi non è stato un grosso problema: «Io ho vissuto l’agonismo in un momento in cui non era maniacale come è ora. Oggi viene chiesto alle bambine più talentuose già a 8-9 anni di lasciare la scuola pubblica e di studiare privatamente per allenarsi di più».
L’agonismo è importante per la formazione del carattere
Chiara usciva da scuola e durante i giorni di allenamento correva in palestra, stando lì dalle 14.00 alle 20.00, o dalle 17.00 alle 20.00 a seconda dei rientri pomeridiani scolastici.
Nonostante il molto tempo trascorso in palestra, però, ha sempre vissuto l'allenamento come un momento di crescita personale: «Quando ero piccola i miei compagni di classe festeggiavano nel weekend quindi sono sempre andata ai loro compleanni. Crescendo ho dovuto dire di no a qualche uscita la sera prima di una gara importante, ma non ho mai vissuto tutto questo come una rinuncia, piuttosto come un arricchimento».
Per lei l'agonismo è importante per la crescita di tutti i ragazzi, insegna la disciplina e a dover sottostare a delle regole. Questo non si traduce nell'abbassare la testa e eseguire ma nel capire che per raggiungere un obiettivo ci sono cose che vanno fatte e altre che vanno evitate: «A qualcuno può sembrare una rinuncia troppo grande, che una ragazzina si riduca a mezzanotte per finire di studiare, perché non ha potuto farlo prima a causa degli allenamenti. Non lo è, quella ragazzina, che poi spesso sono stata io, semplicemente sta imparando che dalle responsabilità della vita non si scappa, mai».
Il fisico e l’alimentazione nella ginnastica ritmica
La cosa importante per fare un qualsiasi sport, ancora di più per poterlo praticare ad alti livelli, è avere un corpo sano, forte ed elastico, con una buona qualità muscolare: «É fondamentale essere in salute, tutto il resto è una questione di essere piacevoli alla vista, di gusto personale. Nella ginnastica ciò che conta è avere una fisicità quindi anche un peso, che permettano un certo tipo di movimento».
Chiara crescendo ha imparato a fregarsene del giudizio, fa ginnastica perché le piace, con il suo corpo che oggi ha le fattezze di quello di una donna e che spesso è stato sotto giudizio dei giudici o delle altre allenatrici.
L’allenatrice sbagliata e il regime alimentare
All’inizio della sua carriera sportiva Chiara ha avuto un’allenatrice che è stata la sua mentore, oltre a trasmetterle l’amore per la ginnastica è stata una sua guida nella vita, convincendola a intraprendere il percorso di studi che ha scelto, in fisioterapia. Poi gli allentamenti sono diventati molti ed è subentrata una nuova figura: «La nuova allenatrice ha lasciato degli strascichi importanti su me e le mie compagne. Usava metodi molto rigidi e dava consigli sconfinanti nelle discipline altrui. Oggi so che gli errori che ha commesso erano dovuti all'ignoranza non alla cattiveria».
L’allenatrice commentava il fisico delle ragazze, proponeva movimenti sbagliati e pericolosi e dispensava consigli sulla corretta alimentazione da tenere anche durante i giorni di risposo, senza avere alcuna competenza: «Mi ricordo che prima delle vacanze estive la mia allenatrice diceva a mia mamma “mi raccomando le dia solo il primo a pranzo e il secondo a cena”. Io avevo 12 anni e una bambina di 12 anni patisce la fame se mangia poco a pranzo e a cena». La cosa peggiore era che la richiesta di fare rinunce o scelte nell’alimentazione non arrivava da una nutrizionista o da una dietista ma dall’allenatrice. Chiara spiega che una ragazzina piccola però rimane impressionata, solo crescendo capisce che questi commenti sono sbagliati e dati da persone incompetenti.
Scegliere di diventare allenatrice per riscattare la ginnastica ritmica
Chiara allena un gruppo di ragazze di età molto diverse, dagli 8 ai 23 anni, ha instaurato con ognuna un rapporto diverso e differente è il modo con cui allena ognuna. Due elementi sono costanti: serenità e trasparenza. «La porta della palestra è sempre aperta, i genitori mi affidano le loro bimbe e per me questa è un’enorme responsabilità». Questa è la filosofia di Arsagym, dove allena Chiara, e per garantire serietà nell'allenamento e fare in modo che i genitori si fidino delle allenatrici, è importantissimo siano qualificate. Non basta che siano state ex ginnaste, prima di poter gestire un gruppo di giovani atlete, vengono affiancate per un periodo da un'esperta che fa loro formazione. La sua assistente, infatti, è stata una sua ginnasta, ma solo dopo le giuste ore di formazione è diventata insieme a lei allenatrice.
Chiara non si definisce severa, ma riconosce l’importanza della disciplina, che non va intesa come abbassare la testa davanti a un’imposizione ma sapere che certe cose vanno fatte per ottenere dei risultati. «Io credo di essere una buona allenatrice, con le mie atlete non sono severa ma posso permettermelo perché non fanno gare di altissimo livello».
Le atlete le chiedono a volte dei consigli sull’alimentazione e Chiara prontamente da loro il numero di una nutrizionista, senza addentrarsi in materie che non sono di sua competenza. Lei, da fisioterapista, cerca di impostare l’allenamento basandosi su metodi corretti dal punto di vista anatomico e muscolare. «Entrando in palestra il clima è disteso e sereno e questo per me, che sono stata un’agonista, è più importante di qualsiasi risultato».