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4 Aprile 2023
17:00

L’uomo che allatta cancellato nella notte. Il Sindaco di Rimini: «Il bianco è l’assenza di colore nella loro vita»

"L'uomo che allatta" era il titolo del murales comparso in via Savonarola a Rimini. A dipingerlo era stato Oliver Vincenzi, artista transgender. L'opera simbolo di inclusione e lotta per i diritti transfemministi non ha lasciato indifferente la comunità e nella notte è stata cancellata. Il Sindaco è pronto a dipingerne un'altra perché «Rimini è una città libera».

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L’uomo che allatta cancellato nella notte. Il Sindaco di Rimini: «Il bianco è l’assenza di colore nella loro vita»
L'uomo che allatta - Oliver Vicenzi
"L’uomo che allatta" di Oliver Vincenzi

Era comparso in tutta la sua bellezza qualche giorno fa il murales di Oliver Vincenzi, in arte Kage, in via Savonarola a Rimini. L’opera d’arte, volta a favorire l'inclusione delle persone transgender, ritraeva un uomo con la canottiera scostata, intento ad allattare un bebè. Sullo sfondo la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+ e la scritta "Equality". Ma nella notte il disegno è stato cancellato con della vernice bianca, da un gruppo di vandali.

L’immagine dell’uomo con un corpo dalle fattezze femminili, che doveva essere un simbolo di inclusione, non ha lasciato indifferenti i passanti, e soprattutto il consigliere regionale Matteo Montevecchi, della Lega che, a proposito del murales, ha affermato: «É il frutto della peggior ideologia perversa transfemminista».

"L’uomo che allatta" è a tutti gli effetti un manifesto del transfemminismo, dipinto da Oliver, che all’anagrafe si chiama ancora Veronica, in un Paese che non è molto inclusivo nei confronti delle persone transessuali: «È un muro visibile, ed è la visibilità che si cerca. Io non voglio essere cancellato, né dimenticato, né nascondermi» ha affermato il giovane artista in un’intervista rilasciata al Resto del Carlino.

C'è sempre un pennello che censura e cancella nella testa degli intolleranti e violenti

Nonostante questo la città, al risveglio, ha trovato al posto del coloratissimo murales un muro bianco ad aspettarla. Il Primo cittadino si è detto sdegnato e ha commentato l'accaduto su Facebook: «C'è sempre un rogo, o un pennello che censura e cancella, nella testa degli intolleranti e dei violenti. Che povere vite, quanto si perdono ogni giorno della meravigliosa sensazione che ti dà quello che non sei tu».

"Il papà che allatta", ha anche specificato il Sindaco, poteva essere un'opportunità per tutti,  uno scossone a una società come la nostra, che relega ancora la figura della madre ad unica veramente responsabile dell’accudimento del bambino. «In quella figura maschile che allatta al seno vedo il  magico mistero della paternità. Essere padre significa avere la stessa relazione naturale, misteriosa, corporea, profonda, insondabile, differente ma uguale rispetto alla madre. Parità».

Il commento dell’assessore della Lega a riguardo è stato che la parità, intesa come lo fa il Primo cittadino a suo parere significava cancellare le differenze, che sono una ricchezza.

Ad essere stati cancellati alla fine sono stati i colori della bandiera LGBTQ+ e una bellissima opera d'arte, lasciando un muro bianco.

Un muro vuoto, però, è anche una pagina sulla quale ricominciare a scrivere, far valere le proprie idee e dare sfogo all’arte, che è libera, come la città di Rimini, che ha già in programma di riempire nuovamente quello spazio.

Non è censurando un dipinto che fermeranno una comunità che abbraccia

«Una comunità che abbraccia non è fatta di bianco o nero, ma di un’infinità di sfumature. Non è censurando un dipinto che la fermeranno» spiega Oliver Vincenzi, intenzionato a ricominciare a scrivere le sue battaglie su quella pagina bianca.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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