Una sfuriata contro la maestra del figlio è costata cara, anzi carissima, a una mamma salentina. A più di sei anni di distanza dal misfatto, è arrivata la condanna: una pena pecuniaria di 1.000 euro per diffamazione aggravata. Nel novembre 2016 la donna aveva insultato, a voce e su Facebook, l’insegnante della scuola dell’infanzia del figlio perché, a suo dire, non aveva evitato che il piccolo si bagnasse di pipì. La mamma non si era limitata a pronunciare la sua invettiva nei corridoi della scuola, ma aveva messo per iscritto, nero su bianco, le accuse alla maestra in un post su Facebook. Una prova schiacciante, che ha indotto la macchina della Giustizia a condannarla per aver offeso l’onorabilità e la reputazione dell’insegnante.
La vicenda
Arrivata a scuola, aveva trovato il figlio con il grembiulino bagnato di pipì e si era infuriata con la maestra, offendendola a voce. «Non servi a niente, non sei capace nemmeno di tenere i figli tuoi figurati quelli degli altri» le avrebbe gridato. Una sfuriata che si sarebbe protratta l’indomani mattina, quando la mamma sarebbe tornata alla carica prospettando l’ipotesi di inserire il figlio in un’altra sezione o, addirittura, di iscriverlo in un altro istituto. La strigliata della mamma sarebbe proseguita nel corridoio dell’Istituto, davanti agli occhi attoniti di docenti, bambini e di un collaboratore scolastico.
Lo sfogo è continuato in rete. «Sei brava soltanto a fregarti lo stipendio – aveva scritto, arrabbiata, la giovane mamma sulla sua pagina Facebook – accendi un cero in Chiesa se oggi non ti ho picchiato, tempo al tempo mia cara e avrò le mie soddisfazioni». Minacce e accuse che da subito avevano generato un acceso dibattito sulla piattaforma social, dividendo i genitori fra a favore e contrari alla gogna della docente.
Pare che la maestra della scuola dell’infanzia fosse diventato l’argomento di punta del piccolo paesino del Salento. Giudizi e chiacchiere che avrebbero leso e danneggiato la reputazione della docente, tanto che l’insegnante è stata costretta a rivolgersi all’autorità giudiziaria per difendersi dalle accuse ricevute in rete.
Oggi, a distanza di sei anni e mezzo dall’accaduto, la mamma, finita sotto processo per aver offeso l’onorabilità e la reputazione della maestra, è stata condannata a pagare una multa salata.