Fumare in gravidanza e in allattamento è nocivo per la salute di mamma e piccolo, eppure quasi 9 madri su 100 continuano a inalare fumo di tabacco. A comunicarlo è l’indagine pubblicata lo scorso marzo dal Sistema di Sorveglianza 0-2 anni, promossa dal Ministero della Salute e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con le Regioni italiane.
La sigaretta è uno di quei vizi da calpestare e gettare irrimediabilmente nel cestino metaforico delle nostre abitudini, specialmente in dolce attesa e durante l’allattamento. La nicotina e le varie sostanze assorbite con il fumo sono cancerogene e confluiscono nel latte materno, alterandone la composizione e il sapore, con effetti negativi sul sistema circolatorio, cardiaco e respiratorio della creatura. Anche se il più delle mamme ha garantito di non essersi accesa una sigaretta in gravidanza e di non aver ceduto alla tentazione del tabacco dopo il parto, oltre il 6% ha ammesso di aver fumato in dolce attesa, l’8,7% in allattamento e, in alcune zone d’Italia, fino al 46,6% dei più piccoli continua a essere esposto al fumo passivo di uno dei due genitori o di chi lo accudisce.
I dati della ricerca della Sorveglianza 0-2 anni
Dall’indagine condotta dalla Sorveglianza è emerso che il 6,4% delle mamme intervistate ha fumato in gravidanza (con un range compreso fra il 2,9% e il 10,3%) e che l’8,7% di loro ha fumato in allattamento (con picchi del 13,9%). La percentuale di piccoli di età inferiore ai 2 anni esposti al fumo passivo di uno dei due genitori o di un convivente varia dal 27,4% al 46,6%, con numeri più elevati nelle Regioni meridionali.
I valori – che sono il risultato di un’intervista che ha coinvolto più di 35mila donne con figli con meno di 2 anni di età a cui è stato sottoposto un questionario anonimo nei Centri Vaccinali delle Regioni aderenti – testimoniano che il fumo continua a essere un vizio irrinunciabile per una minoranza non indifferente di madri in dolce attesa o che allattano. Un’abitudine difficile da accantonare è pure quella della consumo di alcol, più diffusa al Nord Italia rispetto che nel Mezzogiorno: in dolce attesa lo ha assunto quasi il 17% delle mamme almeno 1 o 2 volte al mese, e il 3,4% di loro si è concessa qualche bicchiere fino a 4 volte al mese.
Nonostante l’Oms suggerisca alle mamme di allattare al seno il piccolo almeno fino ai primi 6 mesi di vita, la raccomandazione dell’Istituto specializzato per la salute non è rispettata dalla fetta preponderante della popolazione in maternità, tanto che l’allattamento esclusivo al seno nel primo semestre dalla nascita del cucciolo d’uomo è disertato dai più. Lo conferma, anche in questo caso, la ricerca della Sorveglianza, che mostra come solo il 30% dei neonati a 4-5 mesi venga allattato in maniera esclusiva al seno, con percentuali che scendono al 13,5% nel Sud Italia. Le mamme che dopo il parto e fino almeno ai 6 mesi del figlio praticano l’allattamento esclusivo sono una minoranza, e alcune di loro sono catalogabili come pazienti a rischio (così come i loro figli) per il fatto che, appunto, fumano, inalando e assorbendo nel corpo sostanze dannose alla salute.
Quali sono i rischi di una mamma fumatrice
Come precisa l’Istituto Superiore di Sanità, il fumo in gravidanza «aumenta il rischio di basso peso alla nascita, prematurità, mortalità perinatale». Anche il fumo passivo, inalato ed esalato nello spazio circostante, è nocivo per la salute della creatura in fasce, comportando un pericolo più alto di «malattie delle basse vie respiratorie e di episodi di asma».
E durante l’allattamento? Accendersi una sigaretta dopo il parto accresce il rischio di morte in culla, infezioni respiratorie, patologie all’intestino, al pancreas, al fegato e ai polmoni del bebé, causa coliche gassose, asma, rinite e manifestazioni allergiche e ha effetti sul sistema circolatorio del lattante. Le conseguenze del fumo sono evidenti anche a lungo termine sulla salute del bambino, che è esposto al rischio di sindrome metabolica, rallentamento nella crescita, infertilità maschile e complicanze nello sviluppo neurologico. Le sostanze nocive all’organismo ristagnano nel latte materno fino a 3-4 ore dall’ultima sigaretta, e il fumo impregna i vestiti e i capelli della mamma, lasciando a lungo tracce sugli indumenti.
Smettere di fumare potrebbe rivelarsi complicato. In caso di difficoltà, è utile rivolgersi a un professionista per ricevere il supporto e l’aiuto adeguati, con la consapevolezza che il fumo – in gravidanza, in allattamento o passivo – è dannoso per la salute del piccolo, oltre che della mamma.