Maniacalmente ossessionate dalla maternità (decantata rigorosamente in rete, nelle community e nei gruppi social), dominate da un fanatismo dichiarato per la cura dei figli piccoli, accanite sostenitrici dell’allattamento al seno a qualsiasi costo (protratto fino all’infanzia avanzata), dispensatrici di suggerimenti non richiesti sulla vita da mamma, promotrici di pratiche post parto ambigue e controverse. Sono le «mamme (o mammine) pancine», un’etichetta nata nel 2016 dal blog “Il Signor Distruggere” per indicare quelle mamme che condividono sui social network le loro idee sulla maternità, vissuta e descritta come un’esperienza totalizzante e viscerale, al limite del morboso.
Perfino l’enciclopedia La Treccani ha introdotto l’espressione nel suo cospicuo catalogo di parole ed espressioni meritevoli di una definizione. Da allora, viene utilizzato in tono sarcastico o con sgomento per riferirsi alle madri che ostentano e sacralizzano l’esperienza della genitorialità.
Cosa significa “mamma pancina”
È chiamata “pancina” una madre devota a un concetto totalizzante e quasi sacrale di maternità, che frequentemente condivide online contenuti sulla gravidanza e sulla vita da mamma, specialmente sul proprio profilo social, nelle community e nei gruppi dedicati (generalmente su Facebook e non accessibili ai non iscritti).
In seguito, è stato esteso a indicare con spirito ironico qualsiasi madre si mostri esasperatamente dedita alla gravidanza e alla maternità.
La scelta di utilizzare il termine “pancina” è legata all’uso frequente nelle community di diminutivi (come “amorino”, "batuffole", “lattosine”).
Treccani la definisce come una:
«Figura di donna caratterizzata dall’esibizione sui social network del proprio amore entusiasta di infaticabile custode materna dei figli, spesso con esiti di comicità involontaria».
Come è nato il fenomeno
L’espressione “mammine pancine” è iniziata a circolare nel marzo 2016. A scoperchiare il vaso di Pandora, rivelando all’Italia la deriva più oscura e controversa della maternità, è stata la pagina “Il Signor Distruggere”, gestita dal blogger Vincenzo Maisto, che cominciò a condividere sul suo blog screenshot di post e conversazioni avvenute all’interno di un gruppo segreto di Facebook costituito da sole madri (in seguito ribattezzate, appunto, “mamme pancine”). La “spia” di Maisto era un’utente del blog, infiltrata nel gruppo di “mamme pancine”.
I post pubblicati da Maisto in poco tempo diventarono virali, tanto da balzare agli onori di cronaca: nel 2017 diversi giornali e siti d’informazione dedicarono degli articoli alla «follia» delle mamme pancine.
Ovviamente quello portato a galla nel 2016 è il “pancinismo” più estremo e radicalizzato. Esistono in rete centinaia di gruppi di “pancine” accessibili a chiunque, in cui si trasmette un ideale più morbido di maternità, utilizzati per condividere notizie ed esperienze con diverse mamme.
I contenuti (controversi) delle “mammine pancine”
All’interno delle community le mamme pancine si scambiano messaggi e consigli sulla crescita dei figli, si informano vicendevolmente su tecniche alternative di concepimento, discutono di allattamento, si aggiornano sull’andamento della gravidanza, condividono i risultati degli esami, pubblicano articoli e fotografie di ecografie e figli.
Esistono testimonianze di argomenti discutibili e controversi trattati all’interno dei gruppi più esclusivi e inaccessibili: dall’uso di bibite industriali come mezzo di contraccezione d’emergenza all’acquisto di bambolotti reborn trattati come bimbi veri, dalla realizzazione di gioielli e cimeli con il latte materno, il cordone ombelicale o la placenta conservata dal parto fino alla placentofagia (il consumo di placenta) e allo scambio di ricette per cucinare l’organo. Nonostante le smentite scientifiche e le avvertenze dei medici sui rischi della pratica, le “pancine” più radicali sono convinte che mangiare la placenta espulsa dopo il parto consolidi il legame mamma-figlio.
Il sesso viene dipinto come un atto impuro e sporco e vengono dispensati consigli discutibili sulla sessualità di coppia, pubblicate foto delle torte per festeggiare la prima mestruazione della figlia femmina, trasmesse superstizioni e credenze al limite dell’assurdo.
L’esistenza della pancine è stata discussa per anni. Nell’ideologia comune erano ritenute figure quasi oniriche, il prodotto di realtà e fantasia: era talmente impensabile che sopravvivessero delle credenze tanto primitive e assurde, che si dubitava della loro effettiva presenza.
Nel 2021 però una studiosa di comunità virtuali, Cristiana Boido, ha pubblicato un saggio dedicato al tema, intitolato Pancine fantastiche, edito da Paginauno. Boido ha profilato 42 pancine. «Abbastanza per affermare che esistono, visto che qualcuno lo metteva in dubbio – ha commentato l’autrice, come riporta un articolo di Repubblica –. Il numero ovviamente non ha rilevanza statistica, ma fenomenologica. Si è detto: "saranno indigenti e del profondo Sud". Non è vero. E non è vero che sono tutte credenti e non scolarizzate (anche se nei post la grammatica va a farsi benedire). Il pancinismo è così multiforme da non essere inquadrabile».
Perché vengono prese in giro?
Le mamme pancine vengono prese in giro sin da quando sono uscite allo scoperto (loro malgrado). Sulla pagina “Il Signor Distruggere”, che ne ha svelato l’esistenza, quello del “pancinismo” veniva bollato come un fenomeno di spassosa comicità.
Da allora, il termine viene utilizzato pure come spiritosa battuta per appellare con ironia qualsiasi mamma dimostri atteggiamenti o cliché che trasmettono una visione totalizzante della maternità.
Tuttavia, deridere il fenomeno del pancinismo, specialmente quello più radicale ed estremo, è un grave errore. Dietro alle confessioni e alle domande di quelle madri, in tanti casi si nascondono una drammatica solitudine e una profonda ignoranza sull’anatomia del corpo, sulla sessualità, sul concepimento, sulla gravidanza e sui rischi di pratiche promosse come vantaggiose e positive.