Arriverà il giorno in cui le coppie dello stesso sesso, da sposate, godranno dei medesimi diritti delle coppie eterosessuali unite in matrimonio? Forse, ma ad oggi, in Italia, il matrimonio egualitario – così si chiama il matrimonio fra persone dello stesso sesso, che garantisce gli stessi diritti e doveri del matrimonio tradizionale fra uomo e donna – è precluso alle coppie gay, contrariamente a quanto accade in 34 Paesi del mondo (Germania, Francia e Spagna incluse), in cui gli omosessuali hanno il diritto di convolare a nozze con gli stessi diritti e doveri degli eterosessuali.
Un tema, quello del matrimonio egualitario, che oggi è tornato al centro del dibattito pubblico e politico nel nostro Paese, inasprendo le divergenze fra i partiti di maggioranza e l’opposizione.
Le Unioni civili, legalizzate in Italia nel 2016 con la Legge Cirinnà e descritte in Gazzetta Ufficiale come «formazioni sociali», non sono equiparabili al matrimonio. Pur indossando una fede al dito, una coppia gay unita civilmente non ha tutti i diritti e i doveri di un uomo e una donna che si scambiano gli anelli davanti a un altare o in Comune.
Che cos’è il matrimonio egualitario
Con l’espressione «matrimonio egualitario» comunemente s’intende un matrimonio contratto fra persone dello stesso stesso, uguale identico – per diritti e doveri – a quello siglato da coppie eterosessuali. In senso lato, il matrimonio egualitario è un matrimonio che, ispirato al principio di eguaglianza, è accessibile a qualsiasi coppia, indipendentemente dal sesso dei due contraenti. Il nostro Paese è l’unico dell’Europa occidentale a non averlo introdotto nel proprio ordinamento, a eccezione di San Marino e Città del Vaticano.
Nel resto del continente non hanno legalizzato il matrimonio egualitario Croazia, Bulgaria, Ungheria, Cipro, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia (gli ex Paesi dell’Unione Sovietica).
Al posto del matrimonio egualitario, in Italia esistono delle discipline diverse: le coppie gay hanno la facoltà di unirsi civilmente e di adottare attraverso la stepchild adoption il figlio del genitore biologico.
Quali diritti e doveri in più aggiungerebbe il matrimonio egualitario?
L’Art. 29 della nostra Costituzione sancisce che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», un atto giuridico che è precluso alle coppie omosessuali, le quali, di conseguenza, non sono riconosciute a tutti gli effetti come famiglia.
Approvare il matrimonio egualitario nel nostro Paese significherebbe fondamentalmente introdurre tre novità principali, riguardanti i bambini delle famiglie arcobaleno, la fedeltà delle coppie omosessuali e il procedimento di un eventuale divorzio fra coniugi dello stesso sesso:
- Figli: allo stato attuale, solo chi è legato tramite il matrimonio ha la possibilità di adottare un bambino o ricorrere alla procreazione assistita, opzioni proibite a due uomini o due donne uniti civilmente. Nel matrimonio i piccoli nati dalla coppia sono automaticamente riconosciuti figli di entrambi i genitori, contrariamente a quanto accade nelle Unioni civili, in cui i figli sono riconosciuti come tali solo del genitore biologico. In sostanza, introdurre nel nostro ordinamento i matrimoni egualitari permetterebbe di riconoscere le coppie gay e le famiglie arcobaleno effettivamente come famiglie e di garantire loro l'accesso all'adozione e alle tecniche mediche di PMA.
- Fedeltà: esclusivamente chi è legato tramite il matrimonio ha l’obbligo di fedeltà verso il coniuge, un dovere verso il partner che non è previsto nel caso delle Unioni civili.
- Divorzio: le coppie sposate sono costrette a rispettare un periodo di separazione prima di procedere con il divorzio, un iter che non è contemplato per chi è unito civilmente.
Matrimonio e Unioni civili
Dal 2016, due uomini o due donne possono indossare gli abiti da cerimonia e pronunciare il tanto agognato «sì» in Comune, ma quel documento che sancisce la loro unione d’amore non prevede i medesimi diritti e doveri del «sì, lo voglio» di una coppia eterosessuale. Matrimonio e Unione civile non sono da confondere. Combaciano dal punto di vista economico, fiscale e previdenziale, ma, per esempio, divergono nel procedimento di divorzio (che nel caso dell’Unione civile non deve passare per un periodo di separazione) e nella procreazione mediamente assistita e nell’adozione, percorsi vietati ai coniugi gay.
L’Italia ha tardato a riconoscere e regolarizzare le Unioni civili, tanto da essere condannata nel 2015 dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali che avevano presentato ricorso. Nello specifico, i giudici di Strasburgo avevano confermato che i ricorsi erano fondati in relazione alla violazione da parte dell’Italia dell’art. 8 della Convenzione EDU, che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, venuto meno.
Il nostro Paese è stato l’ultimo dei Paesi fondatori dell’Unione Europea a riconoscere e regolarizzare le Unioni civili, che ormai sono ritenute obsolete. In effetti, in Danimarca le Unioni civili furono approvate addirittura nel 1989, ventisette anni prima rispetto all’Italia, dove la legalizzazione è avvenuta solo nel 2016 con la Legge Cirinnà.
Come funziona nel resto del mondo?
Il matrimonio egualitario esiste ed è celebrato in 34 Paesi del mondo. I primi a introdurlo furono i Paesi Bassi, il 1° aprile del 2001. L’ultimo è stata l’Andorra, che ha ufficialmente inaugurato il matrimonio egualitario il 17 febbraio di quest’anno.
In Europa, due uomini o due donne possono sposarsi e contrarre un matrimonio egualitario in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Isole Faroe, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.
Fuori dal continente europeo, il «sì» egualitario è consentito in Andorra, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Cuba, Groenlandia, Guam, Isole Marianne Settentrionali, Isole Vergini Americane, Messico, Nuova Zelanda, Porto Rico, Stati Uniti, Sudafrica, Taiwan, Uruguay.
Esistono anche Paesi, come le Bermuda, che l’hanno abolito dopo averlo introdotto. Nel 2018 il governatore dell’arcipelago ha promulgato una legge che annullava la sentenza del Tribunale Supremo con cui, l’anno precedente, erano stati istituiti i matrimoni gay. Con la cancellazione della sentenza, il governo locale ha trasformato, per la prima volta al mondo, il matrimonio egualitario in Unioni civili, compiendo un passo indietro nella conquista dei diritti civili. La presa di posizione contro la comunità Lgbtq+ aveva indispettito il Regno Unito, da cui l’arcipelago delle Bermuda dipende: la Corte d’appello nel novembre dello stesso anno aveva dichiarato incostituzionale l’abolizione del matrimonio egualitario nell’arcipelago dell’Oceano Atlantico. Una sentenza che è stata nuovamente ribaltata nel marzo 2022, quando il Comitato giudiziario del Privy Council ha vietato il matrimonio fra persone dello stesso sesso nell’arcipelago.
Proprio per correre ai ripari e prevenire eventuali attacchi dei governi federali alla solidità dei matrimoni egualitari, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, lo scorso dicembre ha firmato una nuova legge sul matrimonio omosessuale, valida anche per quello interrazziale. «Il matrimonio è una semplice domanda. Chi ami? Ti impegni ad essere fedele alla persona che ami? – aveva dichiarato il Presidente in quell’occasione – non dovrebbe essere complicato». Con la legge dell’inverno 2022 è stato automaticamente abrogato il Defense of Marriege Act, cioè la legge che definiva il matrimonio come un’unione fra uomo e donna, con l'imposizione agli stati federali di riconoscere anche i matrimoni fra coppie gay avvenuti al di fuori dei propri confini.