Spesso introduco i miei interventi facendo notare come i social stiano trasmettendo un messaggio a parere mio quasi dannoso per i genitori. Troppi i video che parlano di interventi educativi "giusti", "perfetti" che spiegano ai genitori come si fa a esserlo.
Sotto il livello conscio si attiva un meccanismo per il quale il genitore è sempre più alla ricerca di contenuti che soddisfino il suo bisogno (algoritmo dei social), i quali da un lato appagano la richiesta di conferme e dall'altro acuiscono il senso di inadeguatezza.
Questa insicurezza porta i genitori a recarsi nel mio studio per pormi domande come: "Va bene se lascio a casa da scuola mio figlio per il giorno del suo compleanno?" oppure ancora: "A Natale siamo soliti aprire i regali, ma quest'anno mio figlio li vuole aprire il 24 dicembre. Cosa è meglio fare?".
I social inducono spesso i genitori a desiderarsi perfetti, perdendo di vista che, sebbene ambire a migliorarsi sia importante, una genitorialità sincera, è sempre da preferire alla perfezione che perfetta.
Genitorialità perfetta
Cos'è la genitorialità perfetta? La genitorialità perfetta è innanzitutto un concetto che non esiste. Se la si cerca online o non la si trova, o la si trova smontata per filo e per segno.
La genitorialità perfetta non esiste proprio perché nessun genitore vuole essere perfetto. Il problema, infatti, non è a livello consapevole, tant'è che nessun genitore si dichiarerà mai perfetto o intenzionato a diventarlo.
Anche i genitori che si presentano da me in studio dicendomi: "Dottore, ho letto tantissimo al riguardo", che io chiamo genitori terapeuti, direbbero in tutta onestà intellettuale che non tentano di essere perfetti. Ma quello che stiamo indagando ora non è l'onestà intellettuale, ma quella emotiva. L'onestà emotiva è tutta un'altra questione, perché nei momenti in cui il termometro emotivo si alza, non vince la testa ma la pancia. È proprio in queste situazioni che alcuni genitori reagiscono restituendo al bambino tutta la rabbia che stanno provando, mentre alcuni altri, intimoriti dall'idea di sbagliare, di traumatizzare il figlio, di non saper gestire la situazione, si affidano a tutto ciò che li ha rassicurati fino a quel momento: i bigini degli interventi perfetti.
Genitorialità sincera
Per spiegare il concetto della genitorialità sincera mi rifarò a due aneddoti: uno etimologico e l'altro artistico.
Secondo una credenza popolare dell'età classica, gli antichi scultori erano soliti coprire gli errori delle loro opere con la cera, mascherando così i difetti di una artigianalità che non prevedeva macchinari o strumenti di precisione. Da qui sine che equivale a "senza" e cera che si può intendere come il materiale cera.
Con questo aneddoto vi porto a considerare la genitorialità sincera come quell'opera artigianale, non dotata di strumenti di precisione dei professionisti, che anziché nascondere le imperfezioni del proprio modo di essere genitore, le lascia scoperte e – appunto – senza coperture.
C'è poi un'arte giapponese che consiste nel riparare le crepe del vasellame con un collante naturale misto a materiali preziosi. Questa pratica si chiama kintsugi e consiste nell'esaltare i difetti, rendendoli non solo evidenti, ma parte integrante dell'opera artistica.
Ecco che con quest'altro aneddoto portiamo la genitorialità sincera a uno step successivo, in cui non solo non nasconde i difetti, anzi li rende parte integrante del proprio modo di interpretare il ruolo di genitore, in una onestà intellettuale ed emotiva armoniosa e pure imperfetta.
In fondo non è quello che a parole insegniamo tutti i giorni ai nostri bambini quando diciamo loro: "Se fai qualcosa di sbagliato non importa; è normale sbagliare. Ciò che importa è che tu sia sincero"? Se questo vale per loro, perché non dovrebbe valere anche per noi?