Ieri, durante la conferenza stampa annuale, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è trovata a rispondere a una domanda che faceva riferimento all’esternazione diventata virale della senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni.
La senatrice, infatti, la scorsa settimana ha spiegato davanti alle telecamere di La7 che è importante ricominciare a ritenere la maternità un’aspirazione delle donne e una missione, sentimento ormai un po’ sopito da questo estremo desiderio di realizzazione professionale.
La premier ha cercato di fare breccia nei cuori degli ascoltatori parlando della sua maternità e di sua figlia Ginevra. Rispettando il medesimo copione della senatrice Mennuni che durante il suo discorso aveva parlato di sua figlia, quasi medico, alla quale però lei non mancava di ricordare da sempre l’importanza di figliare.
«Io no so dirle se la parola aspirazione parlando di maternità sia la parola giusta, ma posso dirle una cosa, sono Presidente del consiglio dei ministri, una donna considerata tra le più affermate in Italia e se lei mi chiedesse cosa sceglierei tra la presidenza del consiglio dei ministri e mia figlia Ginevra, io non avrei dubbi, come qualsiasi altra madre». Queste le prime parole della Premier in risposta alla domanda sulla maternità.
Insomma Giorgia Meloni, fantasticando, se dovesse scegliere tra sua figlia e il suo lavoro, non avrebbe dubbi, lascerebbe il posto e correrebbe da lei. Esattamente come accade per davvero, però, a una donna su 5 in Italia, che dopo la maternità lascia la sua postazione vuota. Il 52% delle donne che si sono dimesse nell’ultimo anno in Italia, più della metà dunque delle lavoratrici, però non lo ha fatto “come ogni mamma” per una scelta dettata da una vocazione materna, che ricordiamolo, non esiste, ma perché nel nostro Paese è impossibile conciliare lavoro e famiglia.
«La maternità ti regala qualcosa che nessun altro traguardo ti può regalare» continua la premier, pensando alla sua di maternità però. Ogni scelta individuale, ogni obiettivo che si raggiunge produce in ciascuno di noi emozioni uniche, che nient’altro sembra regalare, non solo la maternità.
Innanzitutto perché donna non è sinonimo di madre, infatti non tutte le donne desiderano figli. In secondo luogo perché invece ci sono donne che desiderano diventare madri ma non possono, perché sono single, perché sono sterili, perché sono in lista d’attesa per un’adozione da 8 anni, perché hanno una compagna donna o perché sono povere. Non si può dire alle donne che non saranno madri che non sanno ciò che si perdono, perché una donna che decide di non avere figli non deve sentirsi sbagliata ma libera di scegliere per la propria vita.
Senza contare che poi, per chi un figlio ha deciso di averlo, esiste un termine chiamato “depressione post partum”, di cui, in Italia, secondo i dati dell’OMS soffre dal 7 al 12% delle neo-mamme o il baby blues, sperimentato dal 70%-80% delle mamme appena dopo il parto. Due tipologie di stati depressivi, durante i quali amare il proprio figlio, tanto da ritenere la maternità un'opportunità irrinunciabile è davvero impossibile.
Inoltre se la maternità regala davvero qualcosa che nient'altro può regalare, e se, come ha continuato la premier, al pari del lavoro è un traguardo da raggiungere, perché il suo governo lo nega a molte donne? L'attuale ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella, si è sempre espressa a favore di un unico modello familiare, quello tradizionale, parlando di maternità che non avviene per contatto, ricordando ai sindaci che esiste una legge che impedisce il riconoscimento del secondo genitore alla nascita, per le famiglie omogenitoriali. Nel nostro Paese è illegale la gestazione per altri, che la premier non manca mai di definire "utero in affitto", la PMA prevede un iter lento al quale le coppie omogenitoriali non possono accedere, così come l'adozione, concessa in Italia alle sole coppie composte da una mamma e da un papà. Insomma l'esperienza più bella della vita ma solo se hai intenzione di costruire una bella, felice e utopica famiglia tradizionale.
«Il concetto che non condivido e mai condividerò è che un traguardo debba toglierti l’opportunità dell’altro» continua la premier che dice che il suo governo è da sempre intenzionato a conciliare, con le politiche sulla maternità, il lavoro e la famiglia. La stessa maggioranza che ha bocciato il congedo parentale paritario di 5 mesi per mamma e papà, non trasferibili e pagati al 100%, proposto dalla leader del Pd Elly Schlein qualche giorno fa a Montecitorio. Perché la Premier nella legge di bilancio, aveva invece proposto un mese in più, pagato al 60% per entrambi i genitori, così la mamma può stare un altro mese con il suo bebè, lontana dall'ufficio, sempre che si riesca con il 60% di uno dei due stipendi ad arrivare a fine mese.
Tra le altre proposte del Governo Meloni che si trova a fronteggiare la crisi demografica più dura di sempre, ha ricordato le altre innovazioni della legge di bilancio: «Abbiamo parlato del tema della decontribuzione per le mamme lavoratrici che hanno più di due figli e il tema dell’asilo per il secondo figlio gratis». Peccato che nel nostro Paese, nonostante i fondi stanziati non ci sia posto per i bambini nei nidi, e che il 49% di loro sia rimasto quest'anno nelle liste d'attesa.
Per quanto riguarda la decontribuzione, solo per le madri, perché il ruolo dei papà quando si parla di natalità e famiglia, abbiamo ormai capito essere sempre marginale, fino a 10 anni per il secondo figlio e ai 18 per il terzo, è una misura che non guarda in faccia la realtà. Hanno bisogno di aiuto anche le famiglie che con un solo figlio, faticano ad arrivare a fine mese e che sono la maggioranza nel nostro Paese da ormai circa 40 anni, visto che la media di figli per famiglia oscilla tra 1.3 e 1.4.
Nel suo discorso la Premier ha poi fatto un passo indietro, dicendo che però non è a lei che dobbiamo pensare quando ci dicono che "se vuoi puoi affermarti sul lavoro e fare un figlio": «Pensiamo a Ursula Von der Leyen, Presidente della commissione europea, che ha 7 figli. A Roberta Metsola, Presidente del parlamento europeo, 4 figli. Si può fare. Il messaggio che va dato “non serve rinunciare a una cosa per un’altra, fai tutte le scelte libere della tua vita, quello che dobbiamo fare noi è costruire gli strumenti per favorirlo”».
Esempi di donne affermate lavorativamente che hanno schivato il rischio di cui parlava a La7 Lavinia Mennuni: «In nome di questa realizzazione professionale non vorrei che le donne si dimenticassero che esiste la necessità e la missione di mettere al mondo bambini che saranno i futuri cittadini». Queste donne sono eccezioni che però confermano la triste regola che se hai uno stipendio medio nel nostro Paese un figlio non te lo puoi permettere, figuriamoci 7.
Perché un figlio lo puoi fare se come Ursula von der Leyen hai uno stipendio mensile di circa 31.250€ o se come Roberta Metsola di quasi 25.000 €. Altrimenti ti arrangi, lasci il lavoro perché la baby sitter non te la puoi permettere, stai a casa e badi ai figli, perché la tua missione è questa e il gap salariale, gli squilibri nel congedo parentale, le agevolazioni solo per chi ha più di due figli, non mancheranno di ricordartelo sempre.
Giorgia Meloni ha perso nuovamente la possibilità di parlare a tutte le donne e a tutte le mamme, rivolgendosi a una piccola élite di donne inarrivabili per molte, promuovendo il pericoloso concetto che se vuoi puoi, tipico di chi alla fine in un modo o nell'altro ha potuto diventare madre perché voleva, dimenticandosi però di aver potuto volere quel figlio proprio perché poteva permetterselo.
Se la maternità è stata la più bella esperienza di vita per la premier del nostro Paese, in grado di darle delle soddisfazioni che niente è riuscito a farle provare allo stesso modo, allora è il caso di impegnarsi perché chiunque desidera viverla ne abbia il diritto. Qualunque lavoro faccia, qualsiasi stipendio prenda, a qualsiasi genere o orientamento sessuale senta di appartenere.