Il metodo Ramzi è una teoria priva di validità scientifica secondo cui il sesso del neonato è visibile già alla prima ecografia, intorno alla sesta settimana di gravidanza. Il nome della teoria, “Ramzi”, deriva dal dott. Saad Ramzi Ismail, il promotore della “scoperta”, che tuttavia non è mai stata pubblicata in una rivista sottoposta a revisione scientifica. La rivelazione del sesso del feto nella pancia è uno dei momenti più attesi dai genitori, un evento carico di emozioni che avviene tramite ecografia morfologica, effettuata nel secondo trimestre, tra la 19esima e la 21esima settimana di gravidanza.
Cos’è il metodo Ramzi
Il metodo Ramzi si è diffuso a partire dal 2011, in seguito alla pubblicazione di un articolo sulla previsione del sesso del nascituro che attribuisce a un esperto, chiamato dott. Saad Ramzi Ismail, la paternità della teoria. Secondo lo scienziato (che non è un medico ma un ricercatore che ha conseguito un dottorato in sanità pubblica e un master in ecografie mediche), il sesso del feto è determinabile già alla sesta settimana di gravidanza grazie alla posizione della placenta visibile durante la prima ecografia:
- Se la placenta si sviluppa sul lato sinistro dell’utero, il sesso del feto è femminile
- Se la placenta è a destra, il nascituro sarà un maschio
Non esistono, tuttavia, prove scientifiche a supporto della tesi di Ramzi, perciò la comunità scientifica non lo reputa un metodo affidabile.
L’impianto della placenta infatti non si nota solo sul lato destro o sinistro dell’utero: a volte si trova nella zona anteriore o posteriore. L’articolo del dott. Ramzi, tra l’altro, è stato rimosso dal sito che lo aveva pubblicato, e al suo posto si legge: «sfortunatamente il metodo di Ramzi non è stato confermato in nessun ulteriore studio».
Il metodo Ramzi non solo non è stato suffragato da uno studio, ma è stato smentito da una ricerca australiana pubblicata sulla rivista “Ultrasound in Obstetrics & Gynecology”, che ha studiato 277 gravidanze rilevando la posizione della placenta nel primo trimestre e il sesso dei piccoli. I ricercatori hanno dichiarato inesistente la «relazione tra la posizione della placenta e il sesso del feto».
Quando si scopre il sesso del bambino
Il sesso del feto si scopre con certezza con l’ecografia ostetrica morfologica, a patto che la posizione del piccolo nel grembo lo permetta e che la mamma voglia saperlo. La morfologica è un esame non invasivo che si esegue di routine nel secondo trimestre, tra le 19 e le 21 settimane di gravidanza.
A volte il sesso del feto è rilevabile già alla prima ecografia, anche se occorre attendere la morfologica per essere certi del risultato.
Lo stesso studio australiano citato in precedenza, se da un lato ha smentito la teoria di Ramzi, dall’altro conferma che la valutazione precoce del tubercolo genitale eseguibile già nel primo trimestre di gravidanza ha una capacità di previsione del sesso fetale dell'85%.
Attualmente, comunque, la modalità più sicura per conoscere in anticipo (quindi prima della morfologica) il sesso del bambino in grembo è il test prenatale non invasivo (NIPT), che utilizza il sangue della gestante per formulare un’ipotesi attendibile sul sesso del feto. La procedura, che analizza senza rischi campioni di Dna del feto isolato da un prelievo di sangue periferico della madre, viene eseguita a partire dalle 9 settimane di gravidanza e ha un alto tasso di precisione. Il NIPT, tra l’altro, è in grado di rilevare con un’ottima percentuale di accuratezza anche le principali trisomie.
L’ecografia effettuata nel secondo trimestre offre più certezze, nonostante esistano rari casi di errore.