Rinunciare alla maternità per scelta libera e consapevole, e non per costrizione. È un diritto sancito dalla legge che purtroppo fatica a trovare espressione nella realtà, dove sono ancora tante le mamme sole, le mamme abbandonate, le mamme in difficoltà, le mamme che non scelgono per volontà di affidare il figlio a qualcun altro, ma perché obbligate dal portafogli smunto in borsa o da una situazione drammatica fra le mura di casa. A Milano, nella metropoli dalle luci e ombre e dal ritmo frenetico sono stati affidati – e non abbandonati – alle cure di medici e infermieri due neonati in pochi giorni. Uno dei due è stato trovato con una lettera scritta a mano al suo fianco firmata “Mamma”, che raccontava con parole di affetto: «Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che fosse tutto ok e stare insieme il più possibile». Notizie che hanno movimentato – a volte a sproposito – l’opinione pubblica e che, tuttavia, hanno aperto uno squarcio su una condizione, quella delle madri in difficoltà, a volte taciuta perché scomoda o sconosciuta, che riguarda, solo nel capoluogo lombardo, centinaia di donne. A Milano al momento sono circa 500 i bambini collocati, insieme alle loro mamme, nelle comunità convenzionate con il Comune. Alloggi e strutture che offrono, oltre a una sistemazione in cui vivere e un letto in cui dormire, un sostegno educativo per gestanti, mamme e piccoli. «Il Comune mette a disposizione diversi strumenti di supporto alle madri sole – ha spiegato a Wamily l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano, Lamberto Bertolé – ma ogni caso è a sé stante ed è fondamentale evitare banalizzazioni, anche perché quella di fare i genitori è una scelta che comporta tanta responsabilità e deve essere fatta in assoluta libertà, tenendo presente che la rinuncia a questa prerogativa è un diritto previsto dalla legge che va quindi tutelato, senza dare giudizi semplicistici, soprattutto quando non si conoscono le specifiche situazioni di ognuno».
Come chiedere aiuto
A Milano a chi può rivolgersi una mamma in difficoltà, in gravidanza o con un figlio a carico? Non esiste un canale specifico per la richiesta di aiuto, tuttavia è attiva una rete solidale che, attraverso una serie di attori, si mobilita per intervenire e sostenere le madri sole.
Nella metropoli lombarda i cittadini in stato di bisogno – incluse, quindi, le mamme sole – possono rivolgersi al servizio sociale territoriale del loro Municipio di residenza. Per farlo è sufficiente chiamare il contact center del Comune di Milano allo 020202 e, nel giro di una settimana, si ottiene un appuntamento in presenza con un assistente sociale. Durante il colloquio, gli assistenti sociali individuano il bisogno e attivano l’intervento più adeguato. Le misure di supporto previste spaziano dal sostegno materiale per le piccole incombenze quotidiane fino al collocamento in una comunità mamma-bambino, dove le madri trovano alloggio, oltre a un accompagnamento educativo. In caso di ragazza madre o, comunque, mamma giovane, la donna è supportata nel portare a termine gli studi o nella ricerca di un lavoro. Al momento nelle comunità convenzionate con il Comune di Milano sono seguiti circa 450-500 bambini con le loro mamme.
In ogni caso, come ci spiega il Comune meneghino, l’accesso è e deve essere spontaneo e partire da una richiesta di aiuto del genitore. Per legge, infatti, i servizi sociali – a meno di indicazioni precise da parte dell’autorità giudiziaria – non possono "imporre" la loro presenza.
Alloggi per mamme sole
Oltre alle comunità, in cui la diade trova, insieme a un alloggio, una guida educativa e psicologica, esistono strutture – alloggi di semiautonomia o residenze sociali temporanee – che lasciano alle mamme sole una maggiore indipendenza nel percorso di reintegrazione sociale. Se una mamma viene trovata per strada le Forze dell’ordine contattano il Pronto Intervento Minori del Comune, che può avviare una collocazione d’urgenza.
Servizio domiciliare post parto
Esiste un servizio educativo domiciliare, attivabile dal servizio sociale, destinato alle puerpere, cioè alle mamme dopo il parto. Nelle visite domiciliari un operatore assiste la mamma nel prendersi cura del neonato, dal bagnetto al cambio del pannolino.