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Cos’è la fimosi e cosa fare in questi casi

Può succedere che il pisellino del nostro bambino non riesca ad aprirsi del tutto, con possibili conseguenze per la corretta igiene del piccolo: che fare in questi casi? Ce lo dice la pediatra di Wamily!

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Cos’è la fimosi e cosa fare in questi casi
Pediatra
fimosi e pisellino chiuso
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Buongiorno Dottoressa, il pediatra mi ha detto che mio figlio Valerio ha la fimosi. Infatti il suo pisellino non si apre bene fin dalla nascita. Al momento mi dice di non fare nulla perché è ancora piccolo. Però io ho sentito pareri discordanti sul tema del prepuzio nei bambini, in alcuni casi dicono ce è meglio operarli da piccoli perché così non si ricordano. Vorrei sapere però se mi conviene aspettare ancora (mio figlio ha 11 mesi) o portarlo già da un urologo per pianificare l’intervento.

La fimosi è un restringimento del prepuzio, ovvero di quel lembo di pelle che ricopre e protegge il glande, vale a dire l'estremità del pene. La fimosi impedisce il normale scorrimento del prepuzio sul glande.  La fimosi può essere congenita oppure acquisita se insorge in epoca successiva.

Di che si tratta

Nel caso di Valerio ci troviamo di fronte a una fimosi congenita, perché presente già dalla nascita. La fimosi si verifica perché nei  più piccoli a volte il prepuzio non scorre a sufficienza per scoprire il glande. Perciò, il restringimento può essere considerato  normale nei primi anni di vita e non deve rappresentare nel più dei casi un motivo di allarme dei genitori.

È importante verificare la retrazione del prepuzio in occasione dei normali controlli del pediatra, garantire una normale pulizia senza tentativi di retrazione forzata da parte dei genitori, soprattutto nei primi 3 anni di vita. Del resto, una fimosi “fisiologica” è presente nell'80% dei lattanti a 6 mesi. Con la crescita, il prepuzio si separa naturalmente dal glande, per cui la fimosi tende a ridursi al 10% nei bambini a 3 anni e nell'1% a 5 anni dopo i quali, nel 90% dei casi.

Sarebbe dunque corretto parlare di fimosi solo dopo i 5 anni di età e attendere questa età prima di pensare a un trattamento.

A cosa prestare attenzione?

La sintomatologia può essere variabile, a seconda del grado di fimosi. Si possono infatti distinguere tre gradi di fimosi, ovvero lieve, moderata e grave.

Nelle forme lievi, può essere asintomatica o causare solo lieve dolore o fastidio locale.

Nel caso di fimosi grave, quando cioè non è possibile retrarre il prepuzio e scoprire il glande, vi è anche il rischio di non poter garantire un'adeguata igiene. Ciò può causare sia infezioni locali sia infezioni delle vie urinarie. L'infiammazione più frequente è la balanopostite, una infezioni da funghi o da batteri che colpisce il glande e il prepuzio che lo ricopre. La balanopostite è caratterizzata da arrossamento locale e presenza di secrezioni con gonfiore e prurito.

Come si cura?

La fimosi può essere trattata con l’applicazione locale di una pomata a base di cortisone, il betametasone, per ridurre l'infiammazione della cute del prepuzio e di ripristinare la normale elasticità cutanea. Generalmente il pediatra consiglia di applicarla localmente due volte al giorno per almeno un mese.

Qualora il trattamento non sia risolutivo, si può pensare di prolungarlo per un altro mese. È utile sottoporre il bambino a controlli periodici, per almeno 6 mesi dalla fine della terapia: vi è infatti il rischio di recidive, ovvero che la fimosi si possa ripresentare.

Un po’ di ginnastica può essere di aiuto: essa consiste nel far scorrere delicatamente il prepuzio sul glande in modo da dilatarlo. Attenzione, dicevamo, al modo con cui questa manovra viene eseguita, per il rischio di parafimosi, causata da una retrazione forzata del prepuzio.

L'intervento chirurgico è indicato in caso di mancata risoluzione della fimosi o nel caso di infezioni ricorrenti associate. Sarà sempre il medico a porre le indicazioni e valutare il tipo di intervento più opportuno, che normalmente viene eseguito in regime ambulatoriale o di Day Hospital.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Elena Bozzola
Pediatra
Laureata in Medicina e Chirurgia nel 2001, poi Specializzata in Pediatria Generale e Specialistica presso l’Università degli Studi di Pavia. Ho lavorato presso UO Neonatologia S Giuseppe a Milano, poi UO Pediatria Ospedale Universitario S Paolo a Milano. Dal 2009 lavoro quale dirigente medico in pediatria presso Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, occupandomi prevalentemente di pediatria generale e malattie infettive.  Ho effettuato una fellowship presso Ospedale Nicklaus, Miami, USA nel 2018. Sono stata eletta Segretario e Consigliere  Nazionale della Società Italiana di Pediatria nel 2016, ruolo che tuttora ricopro.  Inoltre, sono Vicedirettore di “Pediatria Magazine”, rivista ufficiale della Società Italiana di Pediatria,  e Coordinatore della Commissione Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Pediatria.
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