«Mio figlio Matteo negli ultimi mesi riferisce di avere spesso mal di testa. Anche io soffro di cefalea da quando avevo 20 anni. Ma Matteo è piccolo, ha compiuto da poco 8 anni, mi sembra un pò strano. E la cosa che mi preoccupa è che spesso vomita quando ha il mal di testa».
La cefalea – o, più comunemente, mal di testa – è un problema frequente nei bambini/adolescenti: insorge generalmente in età scolare e può interessare un bambino ogni 10. Esistono diversi tipi di mal di testa con evoluzione e cure completamente diverse, per cui è importante rivolgersi al proprio pediatra e, su sua indicazione, eventualmente consultare anche lo specialista
Il problema in numeri
Il mal di testa è un sintomo molto frequente non solo negli adulti, ma anche nei bambini. Circa il 35% dei bambini in età scolare riferisce di aver avuto almeno un episodio di mal di testa nel corso dell'ultimo anno. L’età media di insorgenza è 7,5 anni.
In età scolare i maschi sono maggiormente colpiti, mentre con la pubertà la cefalea prevale tra le femmine.
Tante forme di mal di testa
Ma la cefalea nel bambino non è tutta uguale.
È importante, a questo proposito, riconoscere i differenti mal di testa e rivolgersi al medico giusto, che indagherà sulle possibili cause del malessere.
Nel 2018 la International Headache Society ha pubblicato la International Classification of Headache Disorders (ICHD -3 ) che distingue tre gruppi principali di cefalee, a loro volta poi distinte in sottogruppi:
- Cefalee primarie, così chiamate perché non vi è una causa specifica alla base
- Cefalee secondarie, ovvero per le quali vi è una spiegazione specifica, quale una infezione, un trauma a testa/collo, la assunzione impropria di farmaci o sostanze, un tumore, etc
- Nevralgie craniche, dolori facciali e altre cefalee.
L’emicrania
Sono cefalee primarie la maggior parte dei di mal di testa accusati dal bambino, soprattutto quelli in cui gli episodi del disturbo si ripetono. Delle cefalee primarie fa parte l’emicrania, la quale rappresenta la più frequente forma di cefalea primaria nei bambini e negli adolescenti.
La predisposizione genetica gioca un ruolo importante: circa il 70% dei bambini con emicrania ha una storia familiare di emicrania, ovvero spesso mamma papà o un familiare stretto soffre di emicrania.
Ma come fare a capire che si tratta di emicrania? L’emicrania del bambino è spesso differente, almeno per quanto riguarda i sintomi, da quella dell’adulto: spesso il dolore è localizzato bilateralmente (nelle forme secondarie è più spesso da un lato solo), e il decorso degli episodi può essere più breve (durata minima due ore, a fronte delle quattro ore nell’adulto).
Tra le caratteristiche dell’emicrania che possono aiutare a riconoscerla ci sono: miglioramento dopo aver dormito, presenza di sintomi gastrointestinali come il vomito, peggioramento del mal di testa con attività fisica, fotofobia, fonofobia, osmofobia (ovvero il mal di testa può peggiorare rispettivamente con la luce, il rumore e gli odori).
Si distinguono classicamente due tipi principali di emicrania: "emicrania con aura" ed "emicrania senza aura" a seconda che vi siano o meno sintomi neurologici transitori. Nella forma di emicrania con aura – molto più rara rispetto alla comune emicrania senza aura – il mal di testa è preceduto, o accompagnato, da veri e propri sintomi neurologici:
- Disturbo della vista (visione di luci, offuscamento della vista, perdita transitoria di parte del campo visivo)
- Formicolii e riduzione della sensibilità di un arto o di metà del corpo
- Difficoltà a muovere un arto o metà del corpo
- Disturbo del linguaggio
Il suo esordio è graduale e solitamente dura non più di 60 minuti.
Cosa fare
In caso di insorgenza acuta di cefalea o di episodi ricorrenti è importante rivolgersi al proprio pediatra. Nel caso di episodi ricorrenti è bene prendere nota su un diario per registrare alcune importanti informazioni:
- Periodo d'inizio del malessere
- Circostanza in cui è iniziata (dopo uno stress, attività sportiva, assunzione di un cibo specifico, etc…)
- Durata e modalità di risoluzione
- Frequenza di presentazione
- Eventuali sintomi di accompagnamento o caratteristiche della cefalea (nausea, vomito, fonofobia, fotofobia, sintomi visivi, alterazione di forza e/o sensibilità, alterazione della vista, etc…)
- Localizzazione
- Intensità
Tali dati possono poi essere forniti al medico per avere sotto mano un quadro dettagliato della situazione. Non dimenticarsi di chiedere ai parenti più stretti se soffrono o soffrivano in passato di cefalea.
Può essere di auto, specie con i più piccoli, disegnare una linea con numeri da 1 a 10. I bambini metteranno una X in base all’ intensità del sintomo percepito.
Far visitare il proprio bambino al pediatra è importante, anche se nelle cefalee primarie generalmente l’esame obiettivo generale è in genere normale. Il pediatra potrebbe richiedere alcuni esami di approfondimento e/o una visita specialistica da un neurologo o presso un centro cefalee.
L’esame obiettivo neurologico è volto a valutare il livello di coscienza del paziente, la funzionalità dei nervi cranici, il tono, la forza, la coordinazione, la deambulazione, la sensibilità ed i riflessi.
Attenzione alle Red Flag
Attenzione va prestata a quelle che potremmo definire cefalee potenzialmente “pericolose”, ovvero che richiedono una valutazione medica in tempi brevi.
Alcuni campanelli d’allarme o red flags ci possono aiutare a riconoscere una cefalea secondaria potenzialmente pericolose. Tra essi:
- Età superiroe ai 3 anni,
- Cefalea notturna o al risveglio,
- Alterazione della coscienza (il bambino perde coscienza o è poco responsivo o presenta convulsioni),
- Insorgenza recente, improvvisa e violenta,
- Peggioramento rapido delle condizioni generali,
- Cefalea unilaterale fissa,
- Movimenti oculari anomali (ad es. strabismo, nistagmo),
- Asimmetria della forza o della sensibilità,
- Disturbi della deambulazione o dell’equilibrio.
Come si cura
La prima regola è no al fai da te. Come abbiamo visto vi sono tante forme di cefalea, per cui è importante riconoscere la causa per una appropriata e specifica gestione terapeutica. Nell’attacco acuto di cefalea, indipendentemente dalla causa, si può usare la terapia sintomatica con il paracetamolo per alleviare il dolore in attesa di consultare il medico.