Si chiama Steph Coffield, ha 40 anni, vive in Minnesota ed è una «consulente di nomi». Il suo lavoro consiste nella scelta del nome più adatto per i figli in arrivo. A rivolgersi a lei sono genitori indecisi su come chiamare il nascituro o alla ricerca di nomi rari, originali, con significati profondi, diversi da quelli più inflazionati, come Oliver o Noah.
Il desiderio di trovare il nome più azzeccato, aderente ai loro rigidi criteri, stravagante, estroso, antico o esotico è talmente intenso che le coppie di futuri genitori sono disposte a pagare cifre da capogiro per una consulenza con Steph.
I servizi hanno un prezzo che varia dai 25 dollari per cinque nomi suggeriti ai 500 dollari per un’«esperienza interattiva» che prevede suggerimenti illimitati di soprannomi, tre videochiamate e un certificato personalizzato.
«Le persone vogliono che i loro figli abbiano quell'identità unica: vogliono che i loro figli abbiano un bel nome per Instagram o TikTok in futuro – ha dichiarato Steph in un video social –. John e Mary… ne ho abbastanza di quei nomi».
I nomi suggeriti da Steph sono piuttosto inusuali perché l'obiettivo della «consulente di nomi» è evitare quelli più inflazionati, «normali o standard», e proporre a mamme e papà nomi senza genere, utilizzabili sia al maschile che al femminile. L'approccio orientato verso l'originalità, insieme a un occhio sulle tendenze del momento, le ha permesso di avere successo: «Ho cominciato a ricevere così tante richieste che ho dovuto iniziare a farmi pagare».
Aprire un'attività di consulenza per i nomi dei neonati è costato pure delle apre critiche a Steph. «La gente mi chiede "E quando crescono?", e io penso a quel punto… guarda Dolly Parton, il suo nome è "Dolly" eppure è iconica. Non mi importa se hai 4 anni o 95, penso che i nomi non solo non abbiano genere, ma non abbiano nemmeno età».
Oggi, in un contesto socio-economico in cui il mercato nel settore della maternità e prima infanzia è in espansione e i family e le mum influencer acquisiscono via via più popolarità, perfino la scelta del nome del figlio – un tempo una decisione più naturale e a cui si attribuiva meno rilevanza – è diventata un business.
Che le mode del periodo influenzino l’onomastica non è una novità. Già negli anni Ottanta il sociologo e il demografo Philippe Besnard e Guy Desplanques inventarono un dizionario onomastico diviso per sezioni: nomi “antiquati”, “eccentrici”, “conformisti”, “pionieri”… I due esperti erano convinti che ogni nome attraversasse nella sua “carriera sociale” con periodi di lustro e altri di obsolescenza. In effetti, oggi in Italia sono tornati in voga nomi della tradizione (specialmente greca), un tempo caduti in disuso, come Ettore, Achille, Enea, Penelope, Elettra, Olimpia.
Tuttavia, al di là delle tendenze dell’epoca, quella del nome è diventata una scelta prioritaria per i genitori negli ultimi anni, tanto che Stati Uniti si è tradotta in consulenze da ben 500 dollari.