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22 Settembre 2023
11:00

I casi di brionchioliti da virus sinciziale nel post-Covid sono sempre più gravi

Pandemia e bronchioliti neonatali gravi sono correlati: quando si allentano le misure preventive, ad aumentare non sono solo i casi di Covid ma anche le ospedalizzazioni causate dal virus respiratorio sinciziale, che muta in ceppi sempre più pericolosi. A dirlo è un nuovo studio dell'Università La Sapienza con l'ISS. Ma prevenire è possibile.

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I casi di brionchioliti da virus sinciziale nel post-Covid sono sempre più gravi
virus sinciziale

Non era solo un'impressione (e non erano dati ingigantiti dai media): nell'autunno del 2021 ci sono stati effettivamente molti più casi di ospedalizzazioni per bronchioliti da virus respiratorio sinciziale (RSV). Addirittura, queste ospedalizzazioni sono raddoppiate rispetto ai periodi pre-2020, ovvero pre-pandemici. E le due cose – RSV e Covid – sono legate tra loro.

Lo hanno confermato studiosi e studiose dell’Università La Sapienza di Roma, con uno studio portato avanti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Infection.

Come si legge nel documento che presenta la ricerca, i professionisti hanno deciso di indagare l'incidenza delle bronchioliti nel periodo del post-Covid, notando l'aumento dei casi nel 2021.

Effettivamente è stato proprio così: "I dati ottenuti", spiegano, "mostrano che il numero di casi di infezione da RSV nei bambini durante la stagione invernale ha avuto un trend costante dal 2015 al 2019. Da novembre 2020 a febbraio 2021 non ci sono stati casi di infezioni respiratorie da RSV. A partire da settembre 2021, d'altra parte, si è registrata una ripresa dei casi di infezioni da RSV in concomitanza con un aumento del numero di bambini colpiti da COVID-19″.

Il picco di infezioni da Covid si è avuto quindi nel gennaio del 2022; a quel punto, con la reintroduzione delle misure preventive come mascherine e distanziamento, "si è verificata una diminuzione delle infezioni da RSV. Da settembre 2022 a novembre 2022 non c'è stato un aumento dei casi di infezioni da RSV nei neonati, ma, al contrario, si è osservato un trend nelle infezioni respiratorie paragonabile al periodo pre-pandemia".

Secondo i dati emersi, si è quindi davvero stati di fronte a un'epidemia di RSV nei neonati. E l'incidenza, spiegano in conclusione, "è legata all'attuazione (o alla sua assenza, ndr) di rigorose misure di salute pubblica non farmacologiche nel 2020, mirate a combattere l'infezione da COVID-19″.

In altre parole, se nel 2020 non ci sono stati casi di infezione è stato grazie alle misure preventive, che hanno portato benefici anche nei neonati proteggendoli dall'RSV.

In tutto questo, un'altra cosa che è cambiata rispetto al pre-pandemia è la stagionalità di questo virus, che preoccupa soprattutto nei primi sei mesi di vita dei bambini, perché se preso in età neonatale può portare a infezioni importanti.

Come spiega ad Andkronos la dottoressa Anna Chiara Vitucci, specialista della Pediatria generale dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, "l'RSV ha sempre preoccupato e con l'arrivo di Sars-CoV-2 ha modificato la stagionalità a cui eravamo abituati. In Italia di solito l'RSV arrivava nella fascia novembre-marzo con picchi a gennaio, mentre abbiamo avuto recentemente picchi anticipati e questo ha modificato quello a cui eravamo abituati. Oggi con una risalita dei casi Covid dobbiamo ancora capire come andrà la stagione che vede anche la presenza dell'influenza".

Anche i ceppi hanno tuttavia un ruolo importante. Se negli anni pre-pandemici l'RSV circolante era di sottotipo A, i recenti ricoveri per bronchiolite (tra il 2022 e il 2023) risultano correlati a nuove varianti genetiche del virus di sottotipo B, che porta a infezioni più gravi (spesso con necessità di supporto respiratorio e di ricovero in terapia intensiva).

L'importanza dello studio non risiede meramente nella conoscenza dell'incidenza del virus. Piuttosto, fa capire l'essenzialità della prevenzione.

Fabio Midulla, responsabile del reparto di Pediatria di Urgenza del Policlinico Umberto I di Roma e presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri), ha spiegato ad Adnkronos come si possa prevenire questa malattia nei bambini e nella bambine di meno di sei mesi. Tra le regole troviamo:

  • Pulirsi sempre le mani.
  • Utilizzare la mascherina nei luoghi affollati se si è a contatto con bambini raffreddati.
  • Indossare la mascherina quando si sta con il neonato (ogni adulto nel caso in cui ci siano sintomi di influenza o raffreddore).
  • Evitare di mandare a scuola i bimbi piccoli se hanno sintomi, e solo dopo un ragionevole periodo di recupero dalla febbre.
  • Evitare un contatto stretto tra i neonati e i fratelli più grandi che abbiano sintomi o che siano stati a contatto con altri bambini raffreddati.
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