Bambini e asili nido, da un po’ di tempo a questa parte, nonostante il calo di nascite che investe il nostro Paese sembrano essere un binomio impossibile. Il momento delle iscrizioni diventa un terno all’otto per i genitori, che sperano che il proprio bambino o la propria bambina trovi un posto tra nido o servizi integrativi, senza avere alcuna sicurezza.
I dati emersi dal report ISTAT “offerta nidi e servizi integrativi per la prima infanzia”, facente riferimento all’annata 2021/2022, ha confermato una situazione abbastanza allarmante.
I servizi attivi sono stati 13.518, tra asili nido e servizi integrativi come nidi domiciliari, come centri per bimbi e genitori o spazi gioco, per un totale di 350mila posti disponibili. Dopo la pandemia vi è dunque stato un aumento, con 1780 iscrizioni disponibili in più, ma ciò non è valso a soddisfare le richieste di tutti i genitori italiani, soprattutto nel sud Italia dove 66.4% delle richieste nel pubblico e 48.7% nel privato, sono rimaste insoddisfatte.
Ad essere diminuiti sono invece stati i servizi integrativi, che hanno registrato nell’anno 2021/2022 2000 posti disponibili in meno.
Grazie al calo delle nascite, tuttavia la percentuale di copertura per i bambini tra gli 0 e i 2 anni è aumentata, raggiungendo il 28% che si avvicina al target che secondo il Consiglio Europeo di Barcellona era da raggiungere entro il 2010, ma è molto lontano dal 45%, obiettivo europeo di copertura per i servizi della prima infanzia, che si dovrebbe ottenere entro il 2030.
A livello nazionale, poi, il nostro Paese si è fissato un obiettivo entro il 2027, che viste le percentuali del biennio scorso, sembra ancora lontano, raggiungere il 33% di copertura deposti nido per i bambini residenti, fissato come Livello Essenziale delle Prestazioni (Lep).
La situazione del sud Italia
Il nord Italia tra posti nel settore pubblico e posti nel settore privato per bimbi tra gli 0-2 anni mette a disposizione una copertura pari al 67.7%. Il dato decresce man mano che ci spostiamo verso il tacco dello Stivale. Il centro offre servizi per il 36.7% dei bambini, ma il Mezzogiorno mostra delle forti lacune riguardo i servizi per bimbi e neonati con appena il 16 posti disponibili ogni 100 bambini, percentuale molto lontana da quel 33% da raggiungere entro il 2027.
La regione che offre maggiori servizi ai bambini è l’Umbria con il 43%, seguita da Emilia Romagna con il 41.6% e Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). Nel sud Italia rimangono sotto il 15% Campania, che registra la percentuale più bassa di copertura con un 11.7%, Sicilia e Calabria.
I bambini italiani non frequentano il nido, rimangono in lista d'attesa
La frequenza dei nidi tuttavia per il nostro Paese rimane sotto alla percentuale europea, nel 2021 il 33.4% dei bambini residenti tra gli 0 e i 2 anni, ha frequentato una struttura educativa, tra questi bimbi il 5% rappresenta gli anticipatori ossia piccoli che accedono a strutture per bimbi dai 3 ai 5 anni, non munite di sezioni primavera, adattate alla loro età. Dunque meno del 30% dei bimbi sotto i 3 anni trova un posto nei servizi educativi specifici per la prima infanzia. Percentuale bassa rispetto alla media europea, 37.9%, ancora più bassa confrontata a Olanda e Danimarca attestano il 74.2% e il 69.1% di frequenza dei piccoli.
A questi dati si sommano i bambini rimasti sospesi nelle liste d’attesa. Se le domande, dopo la pandemia sono fortemente aumentate, con il 47.7% di richieste nel Mezzogiorno, sono aumentate anche le richieste di iscrizione non accolte, causa la carenza di posti, il 63% degli asili nidi pubblici e il 40.7% dei privati non sono riusciti ad accogliere tutte le domande.