La piccola di casa scorrazza per la cucina con il mantello di Batman svolazzante, allacciato dietro la schiena. Lui la rincorre, abbandonando pentole e piatti nel lavello di plastica della sua cucina a misura di 4enne. Una comune scena fraterna. Eppure, accettare che la piccola si mascheri da supereroe mascolino e il fratello si destreggi ai fornelli è una conquista recente e non così scontata.
Non esistono giochi da maschio e giochi da femmina. Lo ha confermato a Wamily la dottoressa Sara Baggetta, psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione, specializzata in Psicologia Perinatale, precisando:
«Nessun gioco ha un genere, anche se a livello sociale sopravvivono tabù del tipo “Non regaliamo la cucina al maschietto perché se no chissà che succede”… “Magari che diventa uno chef stellato”, rispondo io, dato che gli chef più rinomati sono uomini».
Giochi da maschio e da femmina
Il mondo – anzi il Paese – dei balocchi è inclusivo e assolutamente gender free. Fin da piccoli impariamo che gli oggetti non hanno un'anima vitale, né tantomeno un genere sessuale definito. Attribuire ai giocattoli un colore – il rosa o l'azzurro – è un antico retaggio, oltre che un'abitudine priva di fondamento.
Come nostra figlia può prediligere il pigiama con i mostricciattoli e storcere il naso di fronte a una gonnellina a fiori, così suo fratello può divertirsi a spingere per ore un bambolotto in carrozzina, abbandonando sul fondo delle cesta i camioncini e le ruspe.
«Quello della differenza dei giochi per sesso è uno stereotipo obsoleto. Esistono dei giochi da cui i maschietti, per esempio, sono più affascinati, come le macchinine, le piste del treno, i supereroi. Ma nulla vieta che siano attratti da un mondo che fino a qualche anno fa era erroneamente considerato appannaggio femminile, come quello della cucina o delle pulizie» commenta la psicologa Baggetta.
Quale gioco acquistare?
Se i giocattoli non hanno genere, che cosa dobbiamo regalare per il compleanno ai nostri figli? Macchinina per lui, Barbie per lei, o rompiamo gli schemi?
«Se il bambino o la bambina è piccolo, di circa 12 mesi o meno, e ancora non sappiamo cosa lo affascini, andiamo sul classico e optiamo per un giocattolo tradizionale. Poi, intorno ai 2 anni in genere inizia a sperimentare il gioco simbolico e di ruolo, manifestando delle preferenze in termini di gioco, che i genitori possono assecondare».
Un'ottima soluzione per facilitarci nella scelta è lasciare piena libertà al bambino. Organizziamo un pomeriggio genitore-figlio al centro commerciale o nel negozio di giocattoli dietro l'angolo: sarà lui (o lei) a strabuzzare gli occhi e ad entusiasmarsi di fronte all'oggetto del desiderio.
«Consiglio sempre ai genitori di accompagnare il bimbo in un negozio di giocattoli lasciandolo sperimentare giochi diversi, anche quelli considerati anticonvenzionali per il sesso d’appartenenza, così da capire da cosa è attratto. Magari rimarremo stupiti se il bimbo è colpito dal kit delle pulizie o dal bambolotto, o se la bimba è attratta dai supereroi o da quei giochi che tendenzialmente sono associati ai maschietti, come i lego o le costruzioni, che in realtà sono giochi universali» spiega la dott.ssa Baggetta.
«Nessun gioco ha un genere – continua Baggetta – anche se, a causa di vecchi stereotipi, le costruzioni e i giocattoli di ingegneria e matematica sono associati al sesso maschile mentre a quello femminile i giocattoli legali alla cura della casa, dei bambini, alla cucina».
Il nido: un ambiente in cui crescere e sperimentare
La parola chiave è: sperimentare. Uno degli ambienti più appropriati per lasciare i cuccioli d'uomo liberi di giocare, divertirsi, crescere, scoprire, esprimersi è l'asilo nido.
«In questo ci aiuta il nido, che lascia sperimentare i bambini col gioco – spiega Baggetta – Magari l’educatrice spiega ai genitori che al figlio piace giocare con le bambole e i genitori tendono a preoccuparsene, ingiustificatamente. L’istinto materno e paterno nasce fin da quando siamo piccolissimi e usare il bambolotto è un modo per esprimerlo».
Giocattoli e identità sessuale
Se i maschietti crescessero in ambienti privi di stimoli esterni, continuerebbero a chiedere a Babbo Natale la pista di macchinine sfreccianti di ultima generazione? E le femminucce, rimarrebbero incantate davanti all'ultimo film delle principesse? La verità sta nel mezzo. Quel che è certo – perché non ha trovato evidenze scientifiche – è che non esistono correlazioni fra il giocattolo prescelto dal bambino e la futura identità sessuale o di genere.
«Abbandoniamo gli stereotipi di genere sul gioco: il giocattolo è uno strumento di svago che aiuta il bambino ad acquisire un’abilità, non un indicatore dell'identità sessuale».
Non esistono giochi da maschio e da femmina in termini assoluti, bensì giochi tendenzialmente apprezzati da un sesso più che dall’altro. Ma nella scelta ludica incide in larga parte quello che accade fra le mura domestiche: il piccolo di casa imita i genitori.
«Se in casa un genitore è appassionato di musica, magari il bambino è propenso a essere attratto da strumenti musicali, anziché da macchinine. Allo stesso modo, se il maschietto vede la mamma truccarsi in bagno, potrebbe divertirsi a mascherarsi e a giocare con i trucchi. Non ci dice nulla sulla sua identità futura o sulla sua sessualità… Sta semplicemente imitando la mamma».
«Il modo di giocare ha a che fare anche con quello che il bambino vede. Sicuramente ci sono giochi tendenzialmente più attrattivi per il bambino e giochi più attrattivi per la bambina, ma di base il piccolo risente pure della cultura, di quello vede e vive in famiglia» chiarisce la psicologa.
Pregiudizi della società e novità del mercato
Più che paura di quello che il figlio è, i genitori tendono a temere il giudizio meschino della società. Spaventa e imbarazza mamme, papà e nonni che la femminuccia, invitata al compleanno dell'amichetta, scelga il camion dei pompieri anziché il camper della Barbie. Sono sentimenti che risentono di pregiudizi e stereotipi da accantonare nel dimenticatoio.
«Alcuni genitori hanno paura del giudizio altrui, ma è importante che capiscano che il gioco è un gioco. La bambina in quel momento può essere Wonder Woman come Iron Man oppure una pilota di macchine, o chiunque voglia. Così come il maschietto vedendo la mamma portare il fratellino in fascia potrebbe volerla imitare con un bambolotto: rallegriamocene, significa che si sta prendendo cura del fratello e che probabilmente avrà uno spiccato istinto paterno in futuro».
Gli stereotipi legati al mondo del gioco hanno attecchito in profondità nella nostra società, ma negli ultimi anni, forse, qualcosa sta cambiando in direzione dell'inclusività.
«Oggi la cucina comincia ad essere un po’ più un passepartour in voga sia per femminucce che per maschietti. Anche la disposizione dei giocattoli nei negozi si sta pian piano adeguando: i carrellini della spesa, come i kit per le pulizie, iniziano a essere di colore neutro e disposti a metà della corsia dei giocattoli. Sulle immagini delle confezioni compaiono bambini e bambine che cucinano… Un tempo era impensabile» commenta l'esperta.
Cucine, strumenti per le pulizie domestiche, registri di cassa non sono più, fortunatamente, una prerogativa delle quote rosa.
«Qualcuno ha anche azzardato a mettere in vendita il kit del meccanico per entrambi i generi. Dopotutto – conclude – da donna, perché non posso essere affascinata dal montare e smontare? Oggi chi non monta un mobile?».