Quante volte abbiamo cercato di trattenere a stento grosse lacrime, diventando paonazzi, quando cadendo dalla bicicletta nel cortile dell'asilo qualcuno ci incalzava dicendoci "Ma dai non fare la femminuccia".
Questa frase, profondamente sessista, ha dentro di sé il presupposto che certi atteggiamenti, certe emozioni, certi giochi siano appannaggio delle bambine, appunto. Come se provare emozioni non fosse una pratica di tutti gli esseri umani ma dipendesse dal nostro sesso.
Convincere un bambino o una bambina che in una certa circostanza non può piangere come vorrebbe, perché altrimenti sarebbe ridicolo agli occhi degli altri, visto che si utilizza il termine "femminuccia" in senso dispregiativo, vuol dire crescerlo con la convinzione che le emozioni non soano naturali, anzi sono una colpa e in quanto tali, devono dunque essere represse.
Sei proprio un maschiaccio!
La stessa frase è indirizzata al contrario soprattutto alle bimbe: "Sei proprio un maschiaccio", quando si pensa che i loro comportamenti non siano abbastanza femminili appunto.
Questo perché può capitare che noi adulti abbiamo interiorizzato il pregiudizio trasmesso da anni di racconti, favole e pubblicità, magari anche dai nostri genitori, secondo il quale una bimba è quella principessa indifesa dei cartoni animati, in attesa del suo principe azzurro, che l'apprezzerà solo se si comporterà "da signorina".
Nulla di più sbagliato, considerando che il temperamento di ognuno di noi ha poco a che fare con il sesso, e una bimba che si rotola nel fango, usa un linguaggio non raffinatissimo, preferisce giocare con i suoi amici maschi, non può e non deve essere definita "maschiaccio".
Innanzitutto perché gli uomini non sono tutti uguali e dunque non si può creare una categoria a loro nome e in secondo luogo perché quella bimba sta solamente esprimendo sé stessa, nel modo che le viene più naturale, e che forse ha imparato proprio da noi.
I bimbi intrappolati nel machismo
I bimbi, davanti a questi rimproveri, vedono messa in dubbio la loro interiorità, non sanno come comportarsi e imparano che ci sono comportamenti da maschio e comportamenti da femmina.
Finiscono così incastrati in quella trappola dalla quale cerchiamo tutti ogni giorno di liberarci, una società maschilista che obbliga gli uomini, fin da bambini, a mostrarsi forti, imperturbabili, peggio a non dover mai chiedere aiuto. E le ragazze, all'opposto, al ruolo di deboli compagne da salvare.
Combattiamo però tutti per un mondo che sia diverso da così, dove non esistano più giochi da maschi o da femmine, colori maschili o femminili, dove tutti si sentano semplicemente liberi di essere lo stessi e dobbiamo farlo partendo dai nostri bambini.
Cosa possiamo dire allora?
Se i nostri figli piangono spesso, possiamo chiedere il motivo del loro malessere, quando lo manifestano, oppure rispondere alle loro domande se ci dovessero interrogare sul perché loro si emozionano con più facilità rispetto ad altri bimbi. Possiamo parlare loro della sensibilità, che è una dote meravigliosa, avendo cura di non ridicolizzare mai ciò che stanno provando.
Allo stesso modo, se nostra figlia o nostro figlio ha degli atteggiamenti che definiremmo rozzi, possiamo rimproverarli perché non riteniamo ciò che stanno facendo sia corretto, spiegando che a ogni contesto corrisponde anche una particolare etichetta, o che in generale devono essere educati e usare parole che abbiano a cuore il rispetto degli altri.
Ma questo a prescindere dal fatto che siano maschi o femmine, perché semplicemente siano liberi di essere chi desiderano essere e insegnino questa importante lezione anche ai loro compagni di classe, e un giorno chissà magari anche ai loro bambini.