Rimanere a casa nelle settimane di congedo non incide sulla sudata pensione di mamme e papà. I genitori lavoratori hanno diritto all’accredito pieno dei contributi per i giorni di maternità, di paternità e di congedo parentale. Lo ha chiarito l’Inps con il messaggio n. 1215 del 2023, sottolineando che, in seguito alle nuove indicazioni del Ministero del Lavoro, cambia il criterio con cui vengono calcolati i contributi riconosciuti ai genitori dipendenti nei periodi in cui sono a casa da lavoro per accudire i figli.
Che cosa significa? In sostanza, chi usufruisce dei congedi di maternità, di paternità e parentali (sia quelli obbligatori, sia quelli facoltativi) continuerà a versare i contributi e a maturare la pensione in quel periodo di astensione lavorativa come se stesse regolarmente svolgendo la propria professione in ufficio. Mamme e papà a casa dopo la nascita del figlio hanno diritto alla contribuzione figurativa nei giorni o mesi di assenza e, quindi, all’accredito pieno dei contributi, validi per il diritto e per la misura della pensione. Fino ad oggi, invece, nei periodi di congedo di maternità e paternità ai veniva applicato il meccanismo della contrazione dei contributi, cioè il riconoscimento dell’accredito di contributi inferiore.
La disciplina sull’accredito dei contributi per i lavoratori dipendenti – regolamentata dal decreto legge n. 463/1983 e convertito dalla legge n. 638/1983 – prevede un criterio proporzionale in funzione del minimale (nel 2022 pari a 53,95 euro al giorno). Se la retribuzione è più bassa di quel minimale, subentra la contrazione, cioè, appunto, il riconoscimento dell’accredito di un numero di settimane di contributi inferiore a quelle lavorate. La contrazione non viene applicata nel caso di operai agricoli, apprendisti, addetti ai servizi domestici e familiari, nei periodi di servizio militare, e, dal 2023, anche nel caso di mamme lavoratrici e papà lavoratori in congedo dal lavoro per prendersi cura dei figli.
«In coerenza con il valore riconosciuto a livello costituzionale alla maternità e con il sistema rafforzato di tutela approntato dal legislatore per garantire alla maternità e alla paternità idonea protezione – spiega l’Inps, alla luce delle nuove indicazioni del Ministero del Lavoro – non possono trovare applicazione altre disposizioni che limitino o riducano l'accredito figurativo».
Per esempio, indipendentemente dalla retribuzione percepita, una mamma durante la maternità obbligatoria avrà diritto a cinque mesi di contribuzione figurativa, il che le consentirà di aumentare i contributi e di andare in pensione in anticipo. La novità vale per il congedo di maternità (inclusi i casi specifici in cui venga fruito dal padre), per il congedo di paternità (dall’estate 2022 esteso a 10 giorni) e per il congedo parentale. In più, il cambio di rotta non prevede limiti temporali: vale pure per gli anni precedenti all’entrata in vigore del Testo unico di maternità e paternità (2001).