Nel parto in acqua parte del travaglio ed, eventualmente, la nascita avvengono in una vasca d’acqua calda o in una piscina. È una modalità di parto accessibile alle mamme incinte con un decorso fisiologico della gravidanza, tra le 37 e le 41 settimane di gestazione, mentre è da evitare nel caso di gravidanze a rischio o complicate. Anche se il parto in acqua è stato e continua ad essere oggetto di critiche e scetticismi, secondo i suoi promotori nascere sott’acqua avrebbe dei benefici sulla salute e sul benessere psicofisico sia della mamma che del neonato. Aiuterebbe, infatti, le mamme a rilassarsi e il bebè a calmarsi, ridurrebbe i tempi di travaglio e renderebbe l’esperienza del parto meno dolorosa. A sviluppare la pratica di immergere i neonati nell’acqua calda per aiutarli a venire alla luce fu l’ostetrico francese Frédérick Leboyer nel 1960, con lo scopo di attenuare nel piccolo l’eventuale trauma psicologico della venuta al mondo.
Che cos’è il parto in acqua e chi può farlo
Il parto in acqua è una pratica relativamente recente in Occidente, che consiste nel vivere l’esperienza del travaglio e della nascita nell’acqua, all’interno di una vasca o di una piscina con acqua calda. Una modalità di parto realizzabile a casa con il supporto di un’ostetrica oppure negli ospedali attrezzati.
Il parto in acqua funziona per fasi, come quello fuori: il travaglio, la nascita e l’espulsione della placenta. La mamma si spoglia ed entra nella vasca quando vuole. Una volta immersa, è in grado di muoversi, di alzarsi, di uscire dall’acqua e di rientrare, di rimanere accovacciata o di stendersi:
- Il primo stadio va da quando iniziano le contrazioni fino a quando la cervice è completamente dilatata
- Nel secondo step la cervice è completamente aperta e la mamma inizia a spingere fino alla nascita del figlio
- Per finire, avviene l'espulsione della placenta, che, dopo qualche contrazione meno dolorosa, si stacca dalla parete uterina
In ciascuna delle fasi, la nascita è monitorata passo a passo da un team di ostetrici o/e ginecologi, che controllano i vari parametri della mamma e del piccolo per accertarsi che il parto stia procedendo senza intoppi.
Se vivere la prima parte del travaglio in acqua è un’esperienza ritenuta valida e sicura dalla comunità scientifica, non vale lo stesso per la nascita. L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e l’American Academy of Pediatrics (AAP), infatti, consigliano alle mamme di uscire dall’acqua quando la cervice è ormai dilatata e di proseguire il parto sulla terraferma. Nello specifico, secondo l’American Academy of Pediatrics (AAP) l’immersione in acqua durante la prima fase del travaglio è possibile per le donne sane con gravidanze non a rischio tra le 37 e le 41 settimane di gestazione, mentre è assolutamente da evitare in caso di gravidanze problematiche. L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) aggiunge che l’immersione in acqua durante la prima fase del travaglio è associata a un travaglio più breve e a un uso ridotto dell’analgesia epidurale. Le indicazioni cambiano in relazione alla seconda fase, quella dell'espulsione del neonato: l’American Academy of Pediatrics (AAP) sottolinea che non esistono, allo stato attuale, dati sufficienti sui benefici e sui rischi del parto in acqua per trarre conclusioni sulla pratica durante la seconda fase del travaglio. Di conseguenza, le mamme, conclusa la prima fase del travaglio, dovrebbero uscire dalla vasca e portare a termine il parto fuori dall’acqua, sulla terraferma. È della stessa idea l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG).
Al di là delle raccomandazioni delle organizzazioni professionali, il parto in acqua è una pratica ormai diffusa e tante strutture adeguatamente attrezzate lo permettono sia in Italia che all’estero.
Quali sono i rischi che potrebbero verificarsi partorendo e assistendo alla nascita del piccolo dentro l’acqua? Le preoccupazioni riguardano le potenziali complicazione gravi del neonato alla nascita, come infezioni o aspirazione di acqua. Le infezioni potrebbero essere causate anche dalla scarsa igiene della vasca o dall’acqua proveniente da una fonte contaminata. Pertanto, come sottolinea l’ACOG, le strutture che offrono il servizio sono tenute a stabilire dei protocolli rigorosi per la manutenzione e la pulizia delle vasche.
Come deve essere la vasca
Il parto in acqua – che sia in casa, in un centro nascite o in ospedale – deve avvenire in un ambiente riscaldato, appartato, protetto e confortevole. L’acqua nella vasca o nella piscina deve essere calda, ma non deve superare i 37,5°C. L’ostetrico/a ne controllerà regolarmente la temperatura per verificare che non si stia surriscaldando.
Il parto in acqua, infatti, è stato concepito proprio per rilassare la mamma e rendere meno traumatica la venuta al mondo del neonato. I benefici di un bagno caldo sono noti a chiunque, e sono ricercati anche nell’esperienza del parto.
Come abbiamo anticipato, è essenziale l’igiene e la pulizia della vasca. L’ACOG raccomanda alle strutture attrezzate per il parto in acqua di predisporre protocolli rigorosi per la manutenzione e la pulizia delle vasche e per le procedure di controllo delle infezioni. Tra le potenziali cause di infezione del piccolo che viene al mondo in uno specchio d’acqua, figurano infatti una disinfezione inadeguata della piscina, un’acqua di immersione eccessivamente riscaldata e l’utilizzo di acqua proveniente da una fonte contaminata.
Pro e contro del parto in acqua
È la mamma che decide, insieme all’eventuale partner e dopo una consultazione con l’ostetrico/a o il medico, se optare per il parto in acqua o per il parto tradizionale. La scelta potrebbe non essere facile quando si è allettate all’idea di un parto meno doloroso per noi e meno traumatico per il piccolo e, contemporaneamente, spaventate dai potenziali rischi. Vediamo quali sono i vantaggi e gli svantaggi del parto in acqua, consapevoli che è un’opzione ammessa esclusivamente per mamme sane con una gravidanza non a rischio.
Vantaggi del parto in acqua
- Donerebbe alla mamma una sensazione generale di rilassamento e di sollievo dal dolore
- Aiuterebbe la gestante a mantenere il controllo durante il travaglio. La mamma, infatti, potrebbe muoversi e riposizionarsi più facilmente durante il travaglio, il che porta le contrazioni a progredire più agevolmente
- Diminuirebbe la probabilità di ricorrere all’episiotomia e all’analgesia farmacologica, poiché l’acqua calda della vasca favorirebbe il rilassamento, innescherebbe il rilascio di più endorfine (inibitori naturali del dolore) e migliorerebbe il flusso sanguigno ai muscoli uterini, i quali aiutano la gestante a gestire i dolori del travaglio
- Ammorbidirebbe i tessuti e ridurrebbe le lacerazioni perineali
- Ridurrebbe la durata del travaglio
- Aiuterebbe a prevenire l’ipotermia del neonato (se ben gestito)
Ricordiamo, comunque, che sebbene siano stati condotti vari studi sui potenziali benefici del parto in acqua, la comunità scientifica è cauta nel promuoverlo come parto sicuro. L’ACOG e l’AAP e l’American College of Nurse-Midwives (ACNM) concordano nel ritenere che occorrano ulteriori ricerche, soprattutto per quanto riguarda i presunti benefici per il bambino.
Partorire in acqua a casa è un’opzione consentita, anche se implica dei costi che riguardano l’attrezzatura (come il noleggio della piscina per il parto e del telo copri-vasca monouso) e il servizio ostetrico.
Svantaggi del parto in acqua
- Il piccolo potrebbe contrarre un’infezione a causa della scarsa igiene della vasca. I neonati, infatti, potrebbero essere esposti ai batteri se aprono gli occhi o la bocca sott’acqua, anche se finora non esistono prove di un aumento di infezioni per i nati con il parto in acqua
- Il piccolo potrebbe ingoiare acqua
- Potrebbe aumentare la temperatura corporea della mamma e del piccolo
Cosa indossare per il parto in acqua
Per il parto in acqua vige assoluta libertà negli indumenti. In genere, le mamme indossano la parte superiore del costume, cioè il reggiseno del bikini. Oppure rimangono del tutto nude per sentirsi completamente libere nei movimenti. Ovviamente, è da evitare il costume intero, che ostacolerebbe il travaglio e il parto.
Nella valigia del parto, nel caso si scelga di mettere al mondo il figlio immersi nell’acqua, non potranno mancare un accappatoio e delle infradito, oltre all’occorrente richiesto per un qualsiasi parto tradizionale.
Dove partorire
Esistono diversi ospedali e strutture private che offrono alle gestanti il servizio del parto in acqua, specialmente nel Nord Italia. La scelta di dare alla luce il piccolo in acqua non comporta un costo superiore. Di solito si può esprimere tale preferenza quando si arriva direttamente in ospedale per il travaglio, tuttavia è raccomandabile prendere la decisione in anticipo per contattare la struttura, richiedere informazioni e organizzarsi. Se supportate da un’ostetrica adeguatamente formata, è possibile fare il parto in acqua anche a casa propria.