Ha partorito in un capannone abbandonato a Quarto Oggiaro, nella periferia di Milano, prima di chiamare il 118. Una volta arrivata al Pronto Soccorso dell'Ospedale Buzzi, ha affidato la neonata alle cure di medici e infermieri e se ne è andata, insieme al padre della piccola. È accaduto stamattina nel capoluogo lombardo, a tre giorni di distanza dal caso di Enea, lasciato nel giorno di Pasqua nella Culla per la Vita del Policlinico Mangiagalli di Milano. I genitori, entrambi italiani, non hanno scelto un nome per la piccola.
L'arrivo all'Ospedale Buzzi di Milano
La neonata, al momento ancora senza nome, è arrivata con la madre intorno alle 11:30 di questa mattina all’Ospedale Buzzi di Milano a bordo di un’ambulanza, chiamata dai genitori dopo il parto, avvenuto circa un’ora prima in un capannone abbandonato nel quartiere di Quarto Oggiaro. La mamma, di origine italiana, ha rilasciato le sue generalità all’ospedale e ai carabinieri, esprimendo la volontà di rimanere anonima e di non riconoscere la neonata, un diritto sancito dalla legge. Dopodiché, ha abbandonato la struttura con il padre della piccola.
Il primario di Pediatria al Buzzi, Gian Vincenzo Zuccotti, ha dichiarato al Corriere della Sera che la piccola, che peserebbe circa 3kg, «è sana ed è nata a termine». Ora, sarà il personale sanitario a prendersi cura della nuova nata, mentre i genitori hanno dieci giorni di tempo per tornare sui loro passi e riconoscere la bimba. Poi, il Tribunale per i Minorenni ne dichiarerà lo stato di adottabilità, individuando una coppia idonea per l’adozione.
Il precedente: la vicenda di Enea
È il secondo caso di un neonato lasciato in ospedale in tre giorni a Milano, tuttavia non staremmo assistendo a un incremento straordinario del fenomeno. «Succede raramente che un neonato non venga riconosciuto dai genitori, forse un paio di casi all’anno – ha risposto al Corriere della Sera il dott. Zuccotti – per ora siamo in questo range». Domenica, nel giorno di Pasqua, un altro neonato, di nome Enea, era stato lasciato nella Culla per la Vita della clinica Mangiagalli di Milano, a qualche chilometro dall’ospedale Buzzi. La vicenda aveva scatenato un polverone mediatico, specialmente in seguito alle dichiarazioni rilasciate da Ezio Greggio che, in un video pubblicato in rete, aveva lanciato un appello alla madre «vera» invitandola a ricongiungersi con il figlio.